La scomparsa di
Valter Binaghi
Ho saputo solo questa mattina della
scomparsa di Valter. Mi aveva parlato dei suoi problemi di
salute, ma non credevo...
Scrittore penetrante, lettore
insaziabile, ma anche uomo complicato, pieno di spigoli,
tuttavia sempre sincero. E - immagino - magnifico docente.
Non ci siamo mai conosciuti di persona. Per giunta,
le ultime e-mail scambiate, per farla breve, sono
state di "rottura", più "ideologica"
- credo - che di natura personale. In altri
termini: etica dei mezzi (la mia) contro etica dei
grandi valori (la sua).
Forse, come dire, tra le
righe, gli invidiavo - io freddo chirurgo sociale ( o presunto
tale) - la volontà di credere e lottare per un
mondo migliore. Evidentemente, da cattolico
"istituzionale", sotto sotto, ammiravo - come
capita nelle segrete amicizie scolastiche
tra (spocchiosi) secchioni e (turbolenti) ultimi
della classe - il suo cristianesimo
"movimentista" e profetico.
A dirla tutta però, ho sempre
immaginato Valter come un moderno Paolo passato
attraverso le fiamme della controcultura anni Settanta: un pensiero, il
suo, simile a lava incandescente, da ammirare a
distanza, perché capace, da vicino, di travolgere
tutto e tutti. Ora però, Valter, è troppo in alto,
troppo lontano... Perciò va ammirato e basta.
Un abbraccio commosso alla
signora Roberta e ai cari figlioli, Alice e Francesco.
Carlo Gambescia
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