sabato 20 febbraio 2016

La scomparsa di Umberto Eco
In morte di una star...



La fama internazionale di Umberto Eco, scomparso ieri, è un dato inconfutabile.  Negli Stati Uniti era  più noto di Vico.  Ma era apprezzato ovunque: in Francia, Spagna, Gran Bretagna.  Adorato dai tedeschi. Tradotto ovunque, anche in Sudamerica, Cina, Giappone, India.  E non solo il romanziere, anche il semiologo.
Insomma, una star…  E qui, finalmente, veniamo al sodo: una star con tutti i pregi e difetti dello star system letterario internazionale. 
Ovviamente, si poteva ( e si può) gioire, gonfiando il  petto, del successo italiano: certo, fama per l’Italia che però Eco regolarmente denigrava, nonché   soldi per lui,  soldi per gli editori.  E regolare celebrazione di tutto ciò che scrivesse,  come capita ai registi italiani quando vincono un Oscar.  Il meccanismo è lo stesso: vale per Benigni come per  Eco.
Sul romanziere non ci pronunciamo. Prolisso o profondo? La parola ai posteri, quando gli Oscar saranno dimenticati.
Sull’ intellettuale pubblico due cosette vanno ricordate.
Quando c’era da contrastare il comunismo sovietico (e internazionale) che usava i carri armati, Eco difese il  terrorismo rosso. Interno. Chiedere agli eredi del commissario Calabresi e alle vittime del brigatismo.
Contro Berlusconi e variopinti alleati  scatenò, indossando il cipiglio del professore,  il mitema dell' Ur-Fascismo. Una barzelletta semiologica. Bastò invece - la storia insegna -  un plotone scelto di magistrati ed escort.
Negli ultimi anni Eco  aveva diradato gli interventi pubblici, a parte qualche sussulto da bizzoso professore in pensione che rimprovera la badante Italia.  Diciamo, semplificando,  che da Marx era passato a Monti.  Quando si dice la  coerenza.
A proposito, ultimamente, non gli piaceva Renzi.

Carlo Gambescia 

                 

4 commenti:

  1. Ho letto i suoi romanzi (pretenziosi e pesanti), i suoi saggi (pesanti e spesso banali quando faceva il sociologo dilettante) tanto per farmi del male. Ho perso tempo prezioso, recuperato con ben altri autori, meno incensati ma più profondi. In ordine sparso: Quadrelli, Gianfranceschi, Del Noce, Buscaroli, Fumaroli, Maffessoli, Citati, Corti, etc.. Eco ha rappresentato il riduzionismo, il nominalismo, l'illuminismo pasticcione di una Italia imbevuta di ideologia marxista, di psicanalisi cialtrona, di mode culturali. Un tuttologo superficialotto e trombonesco. Uno che se la tirava e che denigrò perfino Benedetto XVI° dandogli del filosofo scarso. Insomma, caro Carlo, oltre a recitare un 'Eterno riposo' per la sua anima, non ho ricordi positivi di Eco né stima. Ora in Italia si scriveranno pagine sublimi, incensatorie, lecchine per l'Umberto nazionale, tipico fenomeno mediatico quello di onorare gli araldi del pensiero unico, antitradizionale, progressista, svilente della grande cultura italica.

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  2. Caro Carlo, non d'accordo, d'accordississimo...e aggiungo, ma forse e per fortuna la cosa non ti tocca più di tanto, il fastidio a vedere i nostri intellettuali di destra fare a gara per dire che conoscevano la star e che amabilmente discutevano con lei...Io mi immagino invece Buscaroli che dal paradiso lo prende a calci nel sedere per l'eternità! Massimo Maraviglia

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