mercoledì 31 luglio 2013



La scomparsa di Valter Binaghi






Ho saputo solo questa mattina della scomparsa di Valter.  Mi aveva parlato dei suoi problemi di salute, ma non credevo...
Scrittore penetrante,  lettore insaziabile,  ma anche uomo complicato, pieno di spigoli, tuttavia  sempre sincero. E - immagino -  magnifico docente.  Non  ci siamo mai conosciuti di persona.  Per giunta,  le  ultime e-mail  scambiate, per farla breve, sono  state  di "rottura",  più "ideologica"  -  credo -  che  di natura personale. In  altri termini:   etica dei mezzi (la mia) contro  etica dei grandi valori (la sua).   
Forse,  come dire, tra le righe,  gli invidiavo  - io freddo chirurgo sociale ( o presunto tale)  -   la  volontà di credere e lottare per un  mondo migliore.  Evidentemente,   da cattolico  "istituzionale", sotto sotto,  ammiravo  -  come capita nelle segrete  amicizie  scolastiche tra (spocchiosi) secchioni  e (turbolenti) ultimi  della classe -   il suo cristianesimo  "movimentista"  e  profetico.     
A dirla tutta però,  ho sempre  immaginato Valter  come un moderno  Paolo  passato attraverso le fiamme della controcultura anni Settanta:  un pensiero, il suo, simile a  lava incandescente,  da ammirare a distanza, perché  capace,  da vicino,  di travolgere tutto e tutti.  Ora però, Valter, è  troppo in alto,  troppo lontano...  Perciò va ammirato e basta.
Un abbraccio commosso alla signora Roberta e ai cari figlioli, Alice e Francesco.               

Carlo Gambescia