Non è nuovo “Time” a dedicare copertine ai Presidenti del Consiglio italiani: Silvio Berlusconi nel 2011 (“L’uomo dietro l’economia più pericolosa al mondo”), Mario Monti nel 2012 (“Può quest’uomo salvare l’Europa?”) e Matteo Salvini nel 2018 (“Il nuovo volto dell’Europa”).
Questa volta, però, il volto di Giorgia Meloni non appare sulla sola edizione europea, ma sulla copertina mondiale. Un’onorificenza mediatica che, in precedenza, era stata concessa solo a Mussolini nell’agosto del 1923, quando era al governo da meno di un anno, dopo quello che i fascisti chiamavano “rivoluzione” e che fu invece un vero colpo di stato. Brutto precedente.
L’intervista – firmata da Massimo Calabresi, capo dell’ufficio di Washington – s’intitola “Dove Giorgia Meloni sta conducendo l’Europa” e risale al 4 luglio, frutto di un colloquio avvenuto a Palazzo Chigi (*).
Nonostante il rilancio entusiasta dell’intervista in Italia, soprattutto negli ambienti di destra – in particolare FdI – come prova della notorietà internazionale della Meloni, i toni sono sì rispettosi, ma molto cauti, diremmo addirittura guardinghi.
Il succo potrebbe essere questo: Meloni si presenta come moderata e competente, ma il suo passato, i simboli che la circondano e le sue scelte politiche evocano le ombre più oscure della storia europea. Non è un’autocrate oggi, ma potrebbe contribuire a creare le condizioni per qualcosa di molto pericoloso.
L’intervista va letta. Anche perché, grazie all’abilità di Calabresi, emergono dettagli rivelatori della natura autentica di Giorgia Meloni. Basti la descrizione della sua postura: “braccia conserte e gambe incrociate”. Un atteggiamento difensivo e spocchioso, che i suoi sostenitori nobilitano come “stile diretto”.
Giorgia Meloni è fascista dentro, ideologicamente. Per rendersene conto, basta leggere il suo Io sono Giorgia, pubblicato nel 2021, quando era ancora alla soglia del potere. Ma già pronta a conquistarlo. Il libro contiene affermazioni reazionarie, a cui – cosa ancor più preoccupante – sembra credere sinceramente (***). Insomma, una nemica della liberal-democrazia.
Oggi si propone come mediatrice. Ma anche Mussolini, almeno inizialmente, mediò, posizionandosi al centro, tra le diverse anime del fascismo. Civettò persino con i liberali. Salvo poi consolidare e tenere stretto il potere fino all’ultimo. Per strapparglielo, fu necessaria la fucilazione.
Da Giorgia Meloni non verrà nulla di buono. Al di là delle dichiarazioni pro-Ucraina, pro-Occidente, eccetera, è pronta – alla prima occasione – a togliersi la maschera e mostrare il suo vero volto.
A proposito del suo libro, va ricordato che meno di un mese fa è uscito anche negli Stati Uniti, prefato dal figlio di Trump e pubblicato da Skyhorse, una casa editrice nata nel 2006. Non affiliata formalmente a nessun partito, certo, ma ben nota per le sue simpatie verso ambienti conservatori, anti-woke, persino reazionari e complottisti: un’eco familiare alla destra populista globale, se non apertamente criptofascista (***). Nessuna grande casa editrice, dunque. Nulla che certifichi una vera “legittimazione culturale” oltreoceano.
C’è da chiedersi, allora, se dietro l’operazione editoriale non ci sia stato anche un piccolo investimento personale. Magari un ordine di copie generoso, di quelli che aiutano a salire in classifica. Robetta in famiglia, per dirla alla buona.
Varrebbe forse la pena che qualche giornalista d’inchiesta desse un’occhiata ai bilanci della Fondazione Alleanza Nazionale. Un ente ricco, strategico, e saldamente sotto il controllo di Giorgia Meloni.
Naturalmente, quella economica è solo un’ipotesi. Per carità.
Ciò nonostante, come diceva uno che se ne intendeva… a pensar male si fa peccato. Però…
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://time.com/7304882/giorgia-meloni-interview/ .
(***) Si veda l’ acuta analisi che ne fa la politologa Sofia Ventura: https://www.huffingtonpost.it/blog/2021/05/21/news/sicuri_di_aver_letto_bene_il_libro_di_giorgia_meloni_-5106953/ .


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