giovedì 10 luglio 2025

Il “caso Bibbiano” e la destra dei cialtroni: quando la politica si nutre di fantasmi

 


“Come nelle favole ci sono gli orchi che mangiano i bambini, qui ci sono quelli che ci mangiano sopra” (*). Così nel 2019 tuonava Giorgia Meloni dal sagrato mediatico del Comune di Bibbiano. Un caso ancora fresco, ancora confuso, ancora da indagare – ma sufficiente per innescare una delle più sgangherate campagne politico-mediatiche degli ultimi anni. E che campagna. Peggio di una fiction mal scritta: bambini strappati ai genitori, affidati per lucro a famiglie compiacenti, psicologi deviati, tribunali ciechi. Il tutto avvolto in una retorica “nera” che gridava allo scandalo sistemico, alla degenerazione morale, al “sistema marcio”.

Ora che i  giudici  hanno portato  a termine un lavoro a dir poco titanico, considerato il castello accusatorio: oltre cento i capi di imputazione per reati come frode processuale, depistaggio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione e peculato d'uso.

E che, come prevedibile, gran parte delle accuse sono evaporate. Sì evaporate. Si legga qui:

A fronte di richieste della Procura fino a 15 anni e per tutti e 14 gli imputati, i giudici del tribunale di Reggio Emilia hanno deciso di condannare solo l'ex responsabile dei Servizi sociali della Unione Val d'Enza, Federica Anghinolfi, a due anni, l'assistente sociale Francesco Monopoli a un anno e otto mesi, entrambi per ipotesi di falso in atto pubblico, e la neuropsichiatra Floriana Murru a cinque mesi, per una rivelazione di segreto. Cade tutto il resto: qualcosa per prescrizione, la maggior parte con assoluzioni" (**)

Ora, dicevamo,  che fare?  Ora che la realtà giudiziaria del “caso Bibbiano” – noto come inchiesta "Angeli e Demoni" – si è rivelata molto meno roboante di quanto prospettato?  

Sì, alcuni operatori dei servizi sociali sono finiti a giudizio per condotte scorrette o discutibili; sì, la procura indagò una trentina di persone. Ma la sentenza di primo grado non ha individuato nessun “sistema degli orrori”. Nessuna setta. Nessun complotto istituzionalizzato. Nessun “mercato dei bambini”.

Eppure, per settimane – e poi per mesi, e poi ancora – la destra, con la Meloni in testa, cavalcò l’onda emotiva come si cavalca una marea tossica. Senza scrupoli, senza prove, senza attendere l’esito delle indagini.

Chi pagherà per il linciaggio? Nessuno. E soprattutto: chi ha beneficiato del linciaggio? Di sicuro non i seguaci della democrazia liberale.

Qui sta il cuore del problema:  Ne beneficia  una politica che si nutre non di fatti ma di suggestioni.  Siamo davanti a una democrazia emotiva,  da squilibrati politici. Si pensi a una leadership che costruisce consenso non sulla realtà ma sulla paura, l’odio, la mitologia del nemico. Ecco la triste realtà.

Bibbiano non fu un caso giudiziario: fu un caso mediatico e politico. Un artificio costruito ad arte dalla destra, strumentalizzando un’inchiesta ancora aperta, spacciata per verità definitiva. Il fine? Alimentare la sfiducia verso le istituzioni, colpire la sinistra (in quel caso il PD locale), e offrire all’elettorato di destra un nuovo romanzo criminale ad alto tasso emotivo:  lo Stato come orco, la sinistra come complice, la destra come paladina dei “bambini rubati”.

Giorgia Meloni, oggi Presidente del Consiglio, all’epoca il leader in ascesa di Fratelli d’Italia, come ogni politicante in cerca di visibilità, non seppe resistere al richiamo delle telecamere. Andò a Bibbiano, come una novella Giovanna d’Arco armata di slogan.

Gridò ai “bimbi torturati” e invocò condanne per “tortura” e “sequestro di persona” – senza uno straccio di sentenza a supporto. Chiese di abolire il Tribunale dei Minori – con lo stesso acume con cui si propone di abolire i Pronto Soccorso dopo una coda lunga. Propose una commissione d’inchiesta parlamentare – non per accertare la verità, ma per sancire una verità già scritta: quella utile alla sua propaganda.

Cialtroneria allo stato puro. Cialtroneria di chi utilizza la sofferenza (presunta o reale) di minori come carburante per la propria carriera. Cialtroneria politica, morale, istituzionale

E oggi ripetiamo? Oggi che molte accuse sono cadute? Oggi che il “sistema degli orrori” si è rivelato più un’aberrazione retorica che una verità giudiziaria? Silenzio. Da Meloni, nessuna rettifica. Nessuna presa di distanza. Nessun “abbiamo sbagliato”. Perché la politica cialtrona non chiede scusa: sventola bandiere, poi le lascia cadere quando non servono più.

Ma la memoria esiste. E ci ricorda che Bibbiano fu un laboratorio di disinformazione emotiva, un esempio paradigmatico di come la destra meloniana – e non solo – sia pronta a tutto pur di costruire nemici e raccattare voti: anche a scatenare una caccia alle streghe su base infondata, a costo di devastare carriere, famiglie, reputazioni.

E qui non si tratta solo di biasimare un comportamento scorretto. Il punto è un altro: l’uso strumentale della giustizia, dell’infanzia, del dolore, per finalità di propaganda, mina alla base la fiducia nella democrazia, semina sfiducia nelle istituzioni, banalizza la sofferenza. È populismo giudiziario al servizio dell’emozione, non della verità. E chi governa con queste logiche non costruisce democrazia liberale: avvelena i pozzi.

Oggi Giorgia Meloni siede a Palazzo Chigi. Eppure, l’immagine della “Meloni a Bibbiano”, con quel cartello minaccioso tra le mani e la retorica melodrammatica da feuilleton, continua a rappresentare il simbolo di un modo scomposto e irresponsabile di fare politica. Un approccio che antepone la messinscena ai fatti, il clamore alla coerenza, la folla all’onestà.

Ripetiamo: pura cialtroneria.


Carlo Gambescia

(*) Le citazioni sono tratte da Internet. Per una verifica delle fonti, basta un semplice copia e incolla del virgolettato.

(**) Qui: https://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/2025/07/09/il-caso-bibbiano-al-processo-angeli-e-demoni-cadono-quasi-tutte-le-accuse_e5647f1e-6a19-4379-afbf-3d5e364510cb.html .

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