La cosa, a dire il vero, fa sorridere. La destra di Fratelli d’Italia – parente stretta di quella missina che fino all’ultimo ha bollato Pasolini come un degenerato – ora pretende di annoverarlo tra le proprie fila ideologiche.
Si è persino tenuto un convegno al Senato dove, presentando un libro del giornalista Gianfranco Palazzolo, di Radio Radicale (Il Parlamento contro Pasolini. Ostilità in forma di prosa verso PPP, Nuova Palomar), si è sostenuto apertamente che oggi Pasolini sarebbe uno dei loro (*).
Ed è qui che si scivola nel grottesco: si è arrivati persino a rivendicare, con enfasi, i meriti di un “fine intellettuale” come Teodoro Bontempo, detto “Er Pecora”, per aver riscoperto Pasolini in un convegno-dibattito organizzato nella sezione missina di Acca Larenzia… nel lontano 1988 (**).
Per inciso, esiste, tra i tanti volumi pubblicati su di lui, almeno un libro recente e originale su Pasolini: Pier Paolo Pasolini, il cinema, l’amore e Roma, di Patrizio Avella e Gordiano Lupi (Edizioni Il Foglio). Lo si legga, non è un ordine, però… Chiuso inciso.
Ora, tornando a noi, è vero: una certa simpatia della destra missina verso Pasolini c’è stata: si pensi a figure come Niccolai, o a giornalisti di valore come Accame e Baldoni. Ma di cosa si trattava in realtà?
Di una fascinazione per l’aspetto antisistemico del personaggio: nemico della partitocrazia, del capitalismo, nostalgico di un’Italia rurale, povera ma onesta.
Diciamola tutta: il Pasolini che piaceva era quello piccolo-borghese, capace di intercettare i sentimenti dei piccoli borghesi disillusi, soprattutto tra i giovani simpatizzanti del Movimento Sociale, insofferenti verso il doppiopetto di Almirante.
In sostanza, si apprezzava il suo odio contro il sistema, sorvolando però sul fatto che, per Pasolini, anche i missini facevano parte di quel sistema, visti come “Guardia Bianca” del capitale e della Democrazia Cristiana. Lo testimoniano chiaramente film come Salò e, seppure incompiuto, un romanzo come Petrolio.
Perciò parlare di appropriazione indebita è forse riduttivo. Sono cose che accadono, non tanto per mancanza di cultura, quanto per quella peculiare capacità del fascismo storico – e post-storico – di captare “spiriti della vigilia” un po’ ovunque, come si usava dire con toni altisonanti.
Prendiamo, ad esempio, Alfredo Oriani, scrittore oggi del tutto dimenticato, morto nel 1909. Il fascismo ne oscurò il lato libertario-romantico, valorizzandone solo la carica antiliberale e distorcendone il patriottismo in chiave nazionalista e imperialista. Mussolini arrivò a imporre la pubblicazione della sua Opera Omnia, con tagli e censure evidenti (***).
Insomma, la cultura erede del fascismo – oggi incarnata da Fratelli d’Italia – non è nuova a simili operazioni. Pasolini come Oriani? Perché no. Chissà se anche Giorgia Meloni, come fece il duce, patrocinerà un bel dì la pubblicazione delle opere complete di Pasolini…
Concludendo, cosa non secondaria: male ha fatto Palazzolo a prestarsi a questa pagliacciata. Con gente come Fratelli d’Italia, maestra nell’arte della mistificazione, non si dovrebbe mai abbassare la guardia.
Carlo Gambescia
(**). La perla è di quell’aquila di Federico Mollicone, qui: https://www.secoloditalia.it/2025/07/pasolini-mollicone-finalmente-il-parlamento-ricuce-una-ferita-dopo-la-cacciata-dal-pci/?utm_source=content&utm_medium=related&utm_campaign=bottom .
(***) Sul punto si veda il solido studio, mai invecchiato, di Massimo Baioni, Il fascismo e Alfredo Oriani. Il Mito del precursore, Angelo Longo Editore, Ravenna 1988.

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