Storie di liberalismo e di amicizia…
Una lettera a Teodoro Klitsche de la Grange
Caro Teodoro,
La tua recensione al libro di Alain de Benoist sul liberalismo mi ha lasciato basito (*). E non solo per il silenzio su alcuni nodi insoluti del pensiero debenoistiano in argomento. Del resto, conosco bene il testo, me ne sono occupato già un anno fa, proprio di questi giorni, quando il volume, peraltro una raccolta di testi già pubblicati separatamente, uscì in lingua originale. Mossi critiche, credo ben argomentate, alle tesi del libro (**). Quindi ho già dato. E a quell'articolo ti rinvio.
Né, a dire il vero, mi ha infastidito il tuo sibillino accenno a recensioni frutto di “usuali deprecazioni, anatemi, esorcismi”, uscite "in Italia da ultimo proprio un anno fa". Piuttosto mi ha incuriosito. A quali recensori ti riferivi? Forse al mio scritto? Strano, siamo amici, e tra amici ci si dice tutto...
Bando ai narcisismi. Dicevo del mio sconcerto. Per che cosa ? Mi ha lasciato basito, in particolare nella seconda parte (quella delle osservazioni generali), il tuo gaio svilimento del liberalismo a ruota di scorta delle politiche di Orbán, autoritarie per alcuni, parafasciste per altre. Comunque sia, illiberali. O meglio "illiberali", visto che tu usi le virgolette.
Al di là delle battute: ma come si può Teodoro? Tra i liberali italiani, citi Orlando… Un liberale che dichiarò - uscita infelicissima - di essere mafioso come tutti i siciliani. E che, a proposito di "limiti al potere pubblico", si accorse dell’ascesa del fascismo solo quando gli tolsero il collegio...
Né, a dire il vero, mi ha infastidito il tuo sibillino accenno a recensioni frutto di “usuali deprecazioni, anatemi, esorcismi”, uscite "in Italia da ultimo proprio un anno fa". Piuttosto mi ha incuriosito. A quali recensori ti riferivi? Forse al mio scritto? Strano, siamo amici, e tra amici ci si dice tutto...
Bando ai narcisismi. Dicevo del mio sconcerto. Per che cosa ? Mi ha lasciato basito, in particolare nella seconda parte (quella delle osservazioni generali), il tuo gaio svilimento del liberalismo a ruota di scorta delle politiche di Orbán, autoritarie per alcuni, parafasciste per altre. Comunque sia, illiberali. O meglio "illiberali", visto che tu usi le virgolette.
Al di là delle battute: ma come si può Teodoro? Tra i liberali italiani, citi Orlando… Un liberale che dichiarò - uscita infelicissima - di essere mafioso come tutti i siciliani. E che, a proposito di "limiti al potere pubblico", si accorse dell’ascesa del fascismo solo quando gli tolsero il collegio...
Inoltre, cosa fondamentale, l’uso che fai degli altri autori che citi, liberali o meno, è
completamente strumentale, perché riduci
il realismo a dottrina criminogena della politica. In questo modo, per estensione, Franco e Salazar, che non sono neppure tra i peggiori, diventano però perfetti statisti liberali… Sul punto ti rinvio al mio Grattacielo
e il formichiere che hai ricevuto.
Purtroppo
la storia come maestra di vita e politica continua ad avere tra le sue fila pochi allievi. E
tu, come già capitato nel Novecento, per profonda antipatia verso la sinistra liberale e le libertà di mercato difendi il sovranismo populista. Proprio come nel 1922
altri liberali, terrorizzati dal comunismo, difesero il fascismo nazionalista e in seguito l' "Impero" e l' "Autarchia".
Ironia della storia: quei liberali temevano Lenin e così si gettarono tra le braccia di Mussolini. Ora, Macron può anche politicamente non piacere, ma non è Lenin, come del resto i Commissari di Bruxelles non sono i Commissari del Popolo di moscovita memoria. Mentre personaggi come Orbán sono veramente inquietanti. E che un liberale, poi della tua cultura, svilisca o rifiuti di capire queste cose, è molto grave.
Non devo salire in cattedra? Sbaglio a giudicare? Ognuno è libero, eccetera, eccetera? Devo farmi i fatti miei? Perfetto: liberalismo à la carte . Però lo si riconosca. Senza offrire, come panacea, la propria versione del vero liberalismo, magari attingendo al pensiero reazionario e dei nemici della società aperta.
Infine, quel che si dice per la storia dai pochi allievi, si potrebbe estendere all’amicizia, ossia che i veri amici sono pochi. Anche perché più si parla (e scrive) franco, meno se ne trovano.
Ironia della storia: quei liberali temevano Lenin e così si gettarono tra le braccia di Mussolini. Ora, Macron può anche politicamente non piacere, ma non è Lenin, come del resto i Commissari di Bruxelles non sono i Commissari del Popolo di moscovita memoria. Mentre personaggi come Orbán sono veramente inquietanti. E che un liberale, poi della tua cultura, svilisca o rifiuti di capire queste cose, è molto grave.
Non devo salire in cattedra? Sbaglio a giudicare? Ognuno è libero, eccetera, eccetera? Devo farmi i fatti miei? Perfetto: liberalismo à la carte . Però lo si riconosca. Senza offrire, come panacea, la propria versione del vero liberalismo, magari attingendo al pensiero reazionario e dei nemici della società aperta.
Infine, quel che si dice per la storia dai pochi allievi, si potrebbe estendere all’amicizia, ossia che i veri amici sono pochi. Anche perché più si parla (e scrive) franco, meno se ne trovano.
Con i miei saluti,
Carlo Gambescia
(*) Qui la recensione di Teodoro Klitsche de la Grange: https://italiaeilmondo.com/2020/03/03/alain-de-benoist-critica-del-liberalismo-a-cura-di-teodoro-klitsche-de-la-grange/ .
(**) Qui la mia recensione: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2019/03/il-nuovo-libro-di-alain-de-benoist-il.html .
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