Coronavirus,
un appello per la libertà
Segnali preoccupanti per la nostra libertà. Ne comunico ai lettori uno
piccolo, ma credo significativo: ieri sera
sulla mia Pagina Fb ho postato sotto un commento molto duro nei
riguardi delle ultime misure prese dal
Governo populista presieduto da Giuseppe Conte , un grafico della Protezione civile dal quale mi auguravo si potesse evincere ( tipo, "Il
re è nudo") la ridotta consistenza, come numero di casi, della
cosiddetta “pandemia Covid-19 (foto a destra). Ripeto, grafico della
Protezione Civile, non tratto da un sito
complottista.
Bene,
anzi male, questa mattina ho trovato il
link interno cancellato, unitamente all’impossibilità tecnica di accedere al sito della Protezione Civile se non iscrivendomi… Ieri sera, tanto per la cronaca, vi ero arrivato, pubblicamente, attraverso un link sul sito Ansa. Esagero? Giudichi il lettore.
Sia chiaro: non
voglio assolutamente atteggiarmi a perseguitato politico. Riferisco semplicemente un microfatto, perché nel contesto generale di quel che sta accadendo in Italia, anche i piccoli segnali acquistano un significato inquietante per l’esercizio, non della “mia”
libertà, ma per la libertà di “tutti”.
Non
amo particolarmente la biopolitica, perché
quel suo ridurre la politica, o meglio il politico, al potere di vita e di morte sugli uomini è
deterministico. Semplificando, quella che segue è la tesi di Foucault, Agamben Esposito, Preve: “Se ubbidirai cittadino, la tua vita sarà salva". Per inciso Foucault e Preve, sono mancati. Ma Esposito e Agamben sono vivi e vegeti. Ma tacciono. E proprio in questi giorni così difficili...
La politica invece è un fenomeno complesso dalle numerose variabili, che non possono non essere tenute in considerazione. Le stesse osservazioni possono essere estese alla dicotomia amico-nemico, che avrebbe un senso, come la tesi biopolitica, ma solo se contestualizzata alla gravità crescente degli eventi storici. Insomma le scienze sociali impongono un approccio cognitivo scalare.
La politica invece è un fenomeno complesso dalle numerose variabili, che non possono non essere tenute in considerazione. Le stesse osservazioni possono essere estese alla dicotomia amico-nemico, che avrebbe un senso, come la tesi biopolitica, ma solo se contestualizzata alla gravità crescente degli eventi storici. Insomma le scienze sociali impongono un approccio cognitivo scalare.
Detto
questo, non posso però non notare come
il Governo Conte, chiamandosi fuori da
ogni logica del discorso pubblico liberale, stia pesantemente facendo uso del potere di vita e di morte come minaccioso
spauracchio per imporre misure liberticide.
Ovviamente,
come andiamo spiegando da settimane, e dalla scorsa anche su “Linea” (*) siamo
davanti a una visione isterica, populista-catastrofista, della politica, e per
ricaduta, della “realtà epidemia”. Un visione, questa sì malata, che
ha avviato un processo di costruzione di una “realtà altra”, però funzionale all’assunzione di
misure politicamente devastanti che - per
qualche migliaio di positivi e malati, un pugno di morti e quote crescenti di guariti - rischiano di privarci tutti
della libertà, e chissà fino quando (perché questa è la logica "diluita" delle emergenze), a cominciare da quella più elementare di movimento e
circolazione.
Inutile
indagare, sulle convenienze personali di questo o quello, il punto è che si è
avviato un processo che in
nome del potere di vita o di morte ha assunto forza propria, e a causa di esso si va conculcando, giorno dopo giorno, la libertà.
Giuseppe Conte ( e non è un assoluzione), a questo punto è prigioniero di stesso,
in fondo mente anche a se stesso,
perché non può tornare indietro dal momento che sociologicamente parlando perderebbe la faccia (primum mobile del
concetto di deferenza alla base di ogni gerarchia sociale), e perciò deve continuare “come se”.
Magari accampando giustificazioni organizzative, tipo,
“gli ospedali rischiano di non farcela", oppure "già siamo sul punto, eccetera". Vero e proprio terrorismo psicologico che esula da qualsiasi
giudizio sulla pericolosità o
meno dell’epidemia. O peggio ancora si tenta di scaricare vigliaccamente la responsabilità delle misure liberticide sulle spalle di cittadini "irresponsabili", perché rifiutano di barricarsi in casa...
Si dà, insomma, la pericolosità come per scontata e si va avanti come carri armati.
Si dà, insomma, la pericolosità come per scontata e si va avanti come carri armati.
Purtroppo, si è determinato un pericoloso garbuglio di ambizioni personali, catastrofismo populista, forza propria racchiusa in ogni fenomeno sociale. Un imbroglio di uomini, cose ed eventi, che ogni uomo libero deve imporsi di districare. E al quale prima ancora, deve opporsi.
Dove sono le forze liberali della nostra società? Penso ai Radicali, ai Libertari di varia
provenienza, a destra come a sinistra, Dove sono? Qui si rischia veramente grosso.
Carlo Gambescia
(*) Si veda in particolare il numero in uscita
domani lunedì 9 marzo, scaricabile gratuitamente qui: http://linea.altervista.org/blog/?doing_wp_cron=1583565130.1624948978424072265625 . Al momento è
scaricabile, sempre gratis, il numero 1 ( 2 marzo).