domenica 8 marzo 2020

Coronavirus,
un appello per la  libertà

Segnali preoccupanti per la nostra libertà. Ne comunico ai lettori uno piccolo, ma  credo significativo:  ieri sera sulla mia Pagina Fb  ho postato sotto un commento  molto duro  nei riguardi delle ultime misure  prese dal Governo populista presieduto da Giuseppe Conte , un grafico della Protezione  civile dal quale mi auguravo si potesse  evincere ( tipo, "Il re è nudo") la ridotta consistenza, come numero di casi, della cosiddetta “pandemia Covid-19 (foto a destra).  Ripeto, grafico della Protezione Civile,  non tratto  da un sito complottista.
Bene, anzi male,  questa mattina ho trovato il link interno cancellato,  unitamente  all’impossibilità tecnica di accedere al sito della Protezione  Civile  se non iscrivendomi…  Ieri  sera, tanto per la cronaca,  vi  ero arrivato, pubblicamente,   attraverso un link  sul  sito Ansa.  Esagero?  Giudichi il lettore.
Sia chiaro: non voglio assolutamente atteggiarmi a perseguitato politico.   Riferisco semplicemente un  microfatto,  perché nel contesto generale di quel che sta accadendo in Italia, anche i piccoli segnali  acquistano un significato inquietante per l’esercizio, non della “mia” libertà, ma per la libertà di “tutti”.
Non amo particolarmente la biopolitica, perché  quel suo ridurre la politica, o meglio il politico, al  potere di vita e di morte sugli uomini  è  deterministico. Semplificando, quella che segue  è  la tesi di Foucault, Agamben Esposito, Preve:  “Se ubbidirai cittadino, la tua vita sarà salva". Per inciso Foucault e Preve, sono mancati.  Ma Esposito e Agamben  sono vivi e vegeti.  Ma tacciono. E proprio in questi giorni così difficili...
La politica invece  è  un  fenomeno  complesso dalle numerose variabili, che non possono non  essere tenute in considerazione. Le stesse osservazioni possono essere estese alla dicotomia amico-nemico, che avrebbe un senso, come la  tesi biopolitica,  ma solo se contestualizzata alla gravità crescente degli eventi storici.  Insomma le scienze sociali impongono un approccio cognitivo scalare. 
Detto questo,  non posso però non notare come il Governo Conte, chiamandosi  fuori da ogni logica del discorso pubblico liberale, stia pesantemente  facendo uso del  potere di vita e di morte come minaccioso spauracchio per imporre misure liberticide.
Ovviamente, come andiamo spiegando da settimane, e dalla scorsa anche su “Linea” (*) siamo davanti a una visione isterica, populista-catastrofista,  della politica, e per ricaduta, della “realtà epidemia”. Un visione, questa sì malata,  che  ha  avviato un processo  di costruzione di una  “realtà altra”, però funzionale all’assunzione di misure politicamente devastanti  che -   per qualche migliaio di positivi e  malati, un pugno di morti e quote crescenti di guariti -  rischiano di privarci tutti della libertà, e chissà fino quando (perché questa è la logica "diluita" delle emergenze),  a cominciare da quella più elementare di movimento e circolazione. 

Inutile indagare, sulle convenienze personali di questo o quello, il punto è che si è avviato  un processo  che  in nome del potere di vita o di morte  ha assunto forza propria,  e  a causa di esso  si va  conculcando, giorno dopo giorno, la libertà. 
Giuseppe  Conte ( e non è un assoluzione),  a questo punto è prigioniero di stesso, in fondo mente anche a se stesso,  perché  non può tornare indietro dal  momento che sociologicamente parlando  perderebbe la faccia (primum mobile del concetto di deferenza alla base di ogni gerarchia sociale), e perciò deve continuare  “come se”.  Magari accampando giustificazioni organizzative,  tipo,  “gli ospedali rischiano di  non farcela", oppure "già siamo sul punto, eccetera".  Vero e proprio terrorismo psicologico   che esula  da qualsiasi  giudizio  sulla pericolosità o meno dell’epidemia. O peggio ancora si tenta di scaricare vigliaccamente  la responsabilità delle misure liberticide sulle spalle di cittadini "irresponsabili",  perché rifiutano  di barricarsi in casa...
Si dà, insomma,  la pericolosità come per scontata e si va avanti  come  carri armati.   
Purtroppo, si è determinato un pericoloso garbuglio di ambizioni personali, catastrofismo populista, forza propria racchiusa in ogni fenomeno sociale.  Un imbroglio di uomini, cose  ed eventi,  che ogni uomo libero deve imporsi di districare. E al quale prima ancora, deve  opporsi. 
Dove sono le forze liberali della nostra società? Penso ai Radicali, ai Libertari di varia provenienza, a destra come a sinistra,  Dove sono?  Qui si rischia veramente grosso. 

Carlo Gambescia

(*)  Si veda in particolare il numero in uscita domani lunedì 9 marzo, scaricabile gratuitamente qui: http://linea.altervista.org/blog/?doing_wp_cron=1583565130.1624948978424072265625  . Al momento è scaricabile, sempre gratis,   il  numero 1  ( 2 marzo).