Coronavirus
L’Italia che litiga
Se non fosse per la pandemia psichica, alimentata dalle misure delGoverno
populista, che
rischia di fare ben più danni del Coronavirus, ci sarebbe da ridere. Per
quale ragione? Perché l’Italia si azzuffa sulle regole, invece di
preoccuparsi, come da giorni
andiamo ripetendo, del diffondersi sempre più pervasivo di una specie di
leggenda metropolitana, quella dell’epidemia, a colpi di Gazzetta Ufficiale.
Si discute dell'inessenziale. E ciò è quanto meno tragicomico.
Un giorno sarà interessante studiare, la “prima epidemia al tempo del populismo”. Chi scrive non capisce nulla di virologia ma i dati nudi e crudi ( non i tassi frutto di algoritmi) su sessanta milioni di abitanti, fanno semplicemente ridere. Eppure il Governo populista va avanti come un treno o quasi.
Quasi,
perché non tutti sono soddisfatti delle misure prese. Come dicevamo si litiga.
Ma sulle regole.
La
destra vorrebbe misure ancora più dure. La sinistra, in particolare il Pd, al
governo con Conte, tace, quindi acconsentendo alle sue disordinate follie. Da “avvocato
del Popolo”.
Regioni
e Comuni nel resto dell’Italia, in preda al timor panico impongono divieti a chi proviene dalle Regioni
del Nord. E viceversa. Due giorni fa alla stazione di Milano alcune migliaia di persone, aggredite della pandemia psichica, hanno assaltato i
treni diretti al Sud per non finire nella ragnatela dell’annunciato Dpcm . All’arrivo,
ma sembra anche durante il viaggio (lunghissimo), sono stati, accolti dalle forze di polizia,
pare in Campania e Puglia.
Un
altro gruppo - come dire? - di dottori Stranamore della medicina ha proposto di salvare i giovani e lasciar
morire vecchi. Il che rientra perfettamente nella logica utilitaristica del
welfare state, che ipocritamente si finge attento, e in modo disinteressato, al bene di tutti cittadini… Il punto è che il welfare, di suo e da
sempre, promette due medici per italiano, cosa assolutamente
impossibile. Di conseguenza dinanzi alle
inevitabili aspettative crescenti (massime in questo momento), quando si deve scegliere, visto che le risorse sociali non possono non essere scarse, si ragiona in chiave di minor
male. E come? Burocraticamente, sulla base del criterio utilitaristico, l’unico
possibile nella pratica sociale che deve andare per le spicce. Quale? Quello dell’aspettativa di vita. "Requisito" misurabile, quantificabile e che, ovviamente, per l’anziano è ridotta… Di
qui, polemiche a non finire tra Welfare laico e Welfare religioso. Che però. come si è visto, sembra aver girato le spalle ai fedeli vietando le messe. Lo Stato Sociale Cattolico dell’Anima non funziona meglio di
quello Laico. Il lettore prenda appunto: lo stato, profano o sacro che sia, non è mai la soluzione. Anzi è il problema.
Ultima ora, anche i carcerati protestano...
Come
in una specie di gigantesco talk show populista, si litiga sulle regole, dando per scontato, pur non essendo affatto
così, che l’Italia sia prigioniera della nuova peste del 2020. E così si parla di mascherine e altre
questioni organizzative, dando la
stura alle proteste dei vari gruppi pressione, perdendo di vista le grandi questioni delle libertà e dell’agire razionale. Che di regola
sono nel cuore di pochi eletti, figurarsi quando impazza la pandemia psichica… Controprova? Chiunque in queste ore dichiari di voler continuare a vivere in modo normale viene giudicato - e da tutti i contendenti - un nemico del popolo privo di senso civico...
Possiamo
dire una cosa liberale? Ma non sarebbe stato meglio Laissez faire, Laissez passer anche questa “epidemia” come le altre?
Carlo Gambescia