Coronavirus
Golpe Arancione
Per
quale ragione golpe arancione? Perché è il colore usato, più soft rispetto al rosso, dal Governo populista di Conte nel Dpcm di ieri, per indicare sulla carta un’Italia murata
in casa e consegnata, ancora viva, alle
autorità mediche e di polizia. Che, ovviamente, non possono non usare strumenti di contenimento
e repressione sociale, inevitabilmente rozzi, come in tutte le dinamiche sociali, soprattutto quanto più ci si avvicina al grado zero della socialità (come nel caso di guerre, rivoluzioni, epidemie). Spesso molti - il che fa sorridere amaramente il
sociologo - non distinguono tra la
raffinatezza del pensiero umano e la
natura rudimentale, addirittura rozza delle azioni sociali. Non esiste né mai esisterà una rispondenza
tra teoria e pratica: in ogni percorso sociale c’è sempre il pericolo del soldato con la baionetta
innestata davanti al forno del pane. Quindi prima di pigiare sul pedale del
panico sociale si dovrebbe sempre riflettere.
Inoltre,
la rivolta in atto delle prigioni conferma una volta di più, che la libertà è apprezzata solo da coloro che l’hanno
perduta (al momento non importa come). Per contro, la passività degli
italiani, per ora a piede libero, ma agli arresti domiciliari, fa veramente
paura.
Ma
angoscia ancora di più, chiunque ami la
libertà, e preferisca morire da filosofo piuttosto che da servo, il rapidissimo processo di involuzione
politica, che non ha precedenti nella storia della Repubblica: in pochi giorni
sono state varate, senza alcun voto del Parlamento, misure gravemente lesive della libertà. Non accadeva dalle "leggi fascistissime" del 1925-1926. E cosa ancora più avvilente nel silenzio totale di liberali e
libertari. Il silenzio dei Radicali italiani al riguardo è una pietra tombale su una tradizione di
pensiero e lotte politiche che questa mattina sembra sparita nel nulla.
Molti penseranno che sono un pazzo, un
incosciente, un egoista che non si preoccupa della salute dei cittadini... Due
osservazioni
La
prima. Non ritengo, come ho scritto più
volte, che si sia di fronte a una
epidemia, anzi pandemia, così pericolosa da richiedere misure politiche di una
tale gravità, dannosissime, tra l’altro, per l’economia, già gravemente
compromessa da due governi populisti, l’uno
peggiore dell’altro, segnati entrambi da gravissime pulsioni autoritarie (per inciso la
destra avrebbe imposto misure ancora più dure). E di conseguenza mi oppongo. Anche perché,
come ho accennato, nello sventurato caso, preferisco morire da filosofo, non da servo. Attenzione, non nego come il Don Ferrante manzoniano l’ esistenza dell’epidemia, temo
invece le conseguenze politiche e sociali per la nostra libertà di decisioni prese sull'onda dell'emotività.
La
seconda, non sono un complottista: non credo alle fantasiose ricostruzioni in
circolazione sulle origini “occulte” del Coronavirus, che qui non riassumo, ma che
ritengo prive di qualsiasi fondamento
cognitivo e realistico. Quindi i complottisti sono avvisati. Stiano alla larga dal sottoscritto.
Da sociologo ho invece evidenziato i pericoli di un’epidemia psichica da panico collettivo, la cui crescente diffusione, come regolarmente avvenuto, ha comportato un giro di vite politico, reso ancora più grave dalle imprudenze di un governo populista, totalmente impolitico. Ben rappresentato dalla figura di Giuseppe Conte, un anonimo professore universitario, incapace di andare oltre il paternalismo prefettizio e il positivismo giuridico.
Da sociologo ho invece evidenziato i pericoli di un’epidemia psichica da panico collettivo, la cui crescente diffusione, come regolarmente avvenuto, ha comportato un giro di vite politico, reso ancora più grave dalle imprudenze di un governo populista, totalmente impolitico. Ben rappresentato dalla figura di Giuseppe Conte, un anonimo professore universitario, incapace di andare oltre il paternalismo prefettizio e il positivismo giuridico.
L’ora è buia.
Carlo Gambescia