Coronavirus e finti "tecnici"
L’economia à la carte del professor Monti
Quando
si leggono certe interviste, sorge spontanea una domanda (almeno nell’individuo
sapiens): le regole dell’ economia valgono sempre
oppure no? Per il professor Monti
non sembra sia così.
Si
legga l’intervista apparsa su “Avvenire” qualche giorno fa (*). Cosa risponde il
padre dell’austerità?
«Il punto è: vogliamo che le banche decidano sempre e
comunque in linea con quanto i mercati si aspettano da loro? La mia risposta è
no: agendo così un banchiere centrale si rende popolare, viene considerato un
mago […]. Le dico ancora: vogliamo che sempre e comunque “coprano” o mascherino
il più possibile, tenendo bassissimi i tassi e ingente la liquidità, i danni
recati da governi che spesso, per non essere impopolari, lasciano correre il
disavanzo pubblico anche negli anni buoni e non affrontano le riforme che
renderebbero le loro economie più produttive e più eque ? La mia risposta è no.
Rispondere sì vorrebbe dire auspicare il trapianto, oggi in Europa, di un
modello simile a quello vigente in Italia prima del 'divorzio' che nel 1981
liberò la Banca
d’Italia dall’obbligo di assicurare sempre l’assorbimento dei titoli di Stato.
Quando la banca centrale rivolgeva alla politica e alle parti sociali solenni
ammonimenti; ma poi, quando questi non venivano osservati, e cioè quasi sempre,
chinava il capo e li finanziava a pie’ di lista» (*).
Si rifletta su
questo punto: “In linea con i mercati”. Non è esatto, il linea con welfaristi e politici corrotti, che vogliono mettere le mani sul denaro per usarlo
a fini di consenso politico, o se si preferisce voto di scambio. Di qui, il ricatto ai banchieri centrali. Del quale
Monti però sembra avvedersi ( “agendo
così un banchiere centrale si rende popolare”).
Monti, tuttavia, da fine economista, come lo si definisce, sembra
ignorare che, per la teoria economica, il mercato scorge nel denaro, in quanto tale, un
bene come un altro, con un suo prezzo, che sfugge a qualsiasi forma di regolamentazione, perfino delle Banche Centrali, perché il denaro ubbidisce solo alla legge della domanda e dell’offerta. La funzione delle
Banche Centrali non può che essere notarile. Non attivistica, in un senso come
nell’altro (restrittivo o propulsivo). Monti confonde (o fa finta di),
il mercato delle regole economiche con il
mercato drogato e malato di politica, la peggiore, quella che compra i
voti con la spesa pubblica.
A questo proposito, oggi sul “Corriere della Sera” il “professore”, spezza un lancia in favore degli Eurobond,
ossia dell’emissione di titoli pubblici
europei per finanziare quella stessa
politica del denaro facile, criticata
nell’intervista al quotidiano”Avvenire”.
Non è sempre denaro facile? Come per le manovre sui tassi? No, perché secondo Monti l’emissione dei titoli pubblici europei ( ma anche
italiani: su "Avvenire" si accenna a possibili
“bond salute” italiani) sarebbe per una buona causa…
Anche i titoli pubblici in qualche misura sono
denaro che si presta allo stato, che poi ne fa l’uso che vuole, a prescindere
dal titolo formale del prestito. Denaro, che secondo Monti, lo Stato dovrebbe però usare con parsimonia o per scopi nobili.
La buona causa in economia è quella rappresentata
dalla legge della domanda e dell’offerta. Tutto quello che si discosta da essa è politica che giustifica
cause nobili o meno nobili, ma che con l’economia non ha nulla a che vedere.
Il che spiega la facilità con la quale il professor Monti, come una specie di redivivo Leopoldo Fregoli, possa prima indossare gli abiti del teorico del bilancio in pareggio e poi
quello dello sponsor della spesa pubblica prossima ventura.
Altro che demonizzato grigiocrate... Monti non è un economista, né un tecnico, ragiona e si
comporta da politico, per alcuni con simpatie a sinistra. In realtà, le sue tesi welfariste sui titoli potrebbero non dispiacere neppure a destra, dal
momento che in Italia, destra e sinistra fanno da sempre del loro meglio per ignorare le leggi di
mercato.
Insomma, l’economia à la carte piace a tutti i partiti. E gli "economisti" si adeguano...
Carlo Gambescia