martedì 24 marzo 2020

Coronavirus e dibattito pubblico
Le quattro correnti di pensiero: anticapitalisti- nazionalisti, sinistra radicale, riformisti  di governo, populisti del #celafaremo



In italia (ma anche altrove),  nel  discorso pubblico sul Coronavirus   si possono distinguere quattro posizioni o correnti di pensiero. Non farò nomi specifici. Lascio ai lettori il piacere dei riscontri.
Gli anticapitalisti-nazionalisti.  Sono coloro che in pratica vogliono il due a zero a tavolino sul 1945. La tesi è semplice, mascherata da discorsi cervellotici da bar sport, segnati da un realismo politico criminogeno, tipo dottor stranamore venati  di neofascismo, all'insegna del  vincere e vinceremo...  Roba vecchia.  La strada politica indicata, ovviamente, è quella del  tanto peggio tanto meglio. Ogni provvedimento del Governo viene criticato su basi autarchiche e illiberali.  L’atteggiamento, in sintesi è quello di chi non vede l’ora  di  ballare sulle macerie. 
La sinistra radicale. Sono coloro che  sognano,  finalmente, di poter  sradicare il capitalismo dalla faccia della terra.  E che, in questi giorni,  “salivano”   appena sentono parlare di aggravamento della crisi economica italiana e mondiale. La tesi è: il capitalismo ha sbagliato tutto, "dopo", dovremo ricominciare, dal socialismo.  Ogni provvedimento del Governo è criticato in nome (a parole) del solidarismo e  dell’assistenzialismo, per poi evocare (di fatto)  la lotta di classe: il  gioco, anche qui, è quello  del tanto peggio meglio. Della passeggiata tra le rovine.
I riformisti  di governo. Sono coloro che criticano i provvedimenti del premier  Conte  dal punto di vista della funzionalismo. La tesi è semplice:  bisogna migliorare l’efficienza, allocare meglio le risorse, il capitalismo ha bisogno di riforme e correzioni sociali altrimenti, e da tempo,  non ci saremmo trovati a questo punto. Ogni provvedimento del Governo è criticato  in base a criteri organizzativi  o  addirittura tecnocratici, del tipo si può  fare meglio oppure si può fare  così… Non amano le passeggiate e tanto meno le rovine.

I populisti del #celafaremo. Sono coloro che appoggiano il governo come il governo dell’uomo giusto al posto giusto e soprattutto invitano gli italiani ad assecondare  le decisioni governative di qualsiasi tipo, anche le più dure,  perché sono prese per il bene   dell’Italia.  Ogni provvedimento del Governo è incensato, come pure  le regole che detta, nascondendosi dietro il paravento dell’emergenza. Non vogliono sentir parlare né di passeggiate né di rovine.
Tutte e quattro le correnti,  non si interrogano più sulla pericolosità reale o meno del Coronavirus, né si avvedono ( o fanno finta di)   della pericolosa deriva   illiberale. Insomma,  del rischio  di perdere le nostre delle libertà politiche ed economiche.  Un pericolo che diventa sempre più concreto man mano che vengono prese decisioni di volta in volta  più restrittive.  Siamo dinanzi a un processo sociale, un vero gioco al massacro,  che una volta avviato (persino  a colpetti inavvertiti...) diventa inarrestabile.  Quindi  un governo prudente, non dovrebbe mai mettersi nelle condizioni di scatenare l'inferno sociale. Non dovrebbe... 
Del resto anticapitalisti-nazionalistisinistra radicale, riformisti di governo, populisti del #celafaremo, sono tutti profondamente antiliberali. Mai, come in questa crisi,  sta pesando  la scarsa o posticcia cultura liberale italiana: della  seria e ragionata difesa della libertà. In giro  leggo cose raccapriccianti scritte da liberali di destra e di sinistra.  A dire il vero anche altrove, dove le tradizioni liberali sembravano più solide,  le cose non vanno meglio. Capisco che non è facile, in certi  momenti,  e per le più disparati ragioni,  tenere alta la bandiera del liberalismo politico, archico, però che delusione…  

In effetti, non esistono stili politici o strategie di lungo respiro  (le azioni sociali hanno esiti  imprevedibili): le tesi che sostengono il contrario sono pure "romanticherie politiche"... Esiste però un differente approccio politico, vecchio come il mondo, affinatosi però negli ultimi secoli)  alle questioni reali: c’è chi parte dall’individuo, chi dalla società. E attualmente tutti i governi dell’Occidente libero, sembrano essere, volenti o nolenti,  dalla parte della società, se si vuole della collettività.  Sicché sono  prese decisioni tese a ridurre la libertà dei singoli in nome del bene collettivo.
Pertanto il dibattito pubblico ora  verte su un punto solo: su come difendere la società dall’ “emergenza”.  Chiunque osi  schierarsi dalla parte dell’individuo e della ragione, mettendo in dubbio la gravità della situazione,  viene additato come un nemico del popolo.
E il popolo che fa? Gli italiani in particolare? Per ora ubbidiscono ( o quasi)  a ciò che impongono i populisti del #celafaremo, prestando magari attenzione, perché chiusi in casa,  anche alle tesi dei riformisti di governo,  intorno alle quali ruotano le tesi ufficiali (populiste e riformiste, semplificando) rilanciate in quantità industriali dai mass media.  Per adesso anticapitalisti-nazionalisti e radicali di sinistra non hanno un gran seguito,  anche sui  Social  dove sono largamente minoritari:   in pratica si rivolgono alle solite nicchie delle “frange lunatiche” . Per fare una battuta: "scemo più scemo"...  

Inoltre  esiste  un altro  pericolo autentico. Per ora in linea di ipotesi. Quale?  Che, man mano che la percezione della realtà  sposterà il suo  baricentro verso la "normalità" o come temo verso l'  "anormalità",  il consenso, soprattutto in quest’ultimo caso,  possa spostarsi in favore  degli antisistemici, per così dire.  Che non cercano altro per saldare  i conti con una storia, giudicata, anche in chiave cospirativa, ingrata e fitta di tradimenti. Insomma, va tenuta d'occhio   la  dinamica a  spirale autoritarismo-ribellismo.
In realtà, e lo ripeto da mesi,  la percezione del pericolo Coronavirus, a mio avviso largamente enfatizzato da una cultura del welfare del piagnisteo (che abbraccia le quattro le correnti ricordate)  sta spingendo l’Italia verso una  dura  riduzione della libertà individuale segnata da un feroce  accentramento dei poteri: ecco il dato sociologico, pesante. E questa non è solo un'ipotesi, come provano gli studi di Sorokin in materia. E' realtà, pura realtà,  come si evince  dalla  pioggia di  decreti che sta polverizzando la libertà dei cittadini.  
Il resto - la chiacchiere sul "dopo"  secondo i desiderata ideologici -  rimanda alle fumisterie degli arruffapopoli. Pavento   una crisi economica, prossima ventura, provocata da misure che i veri  liberali e riformisti di governo, avrebbero dovuto, e da tempo, criticare duramente. E invece, in un modo o nell’altro, ci si getta nelle braccia del costoso e stupido welfarismo del piagnisteo, che deresponsabilizza le persone, tramutandole in bambini bisognosi d’aiuto. Il welfare è il proseguimento dell'infantilismo a vita con altri mezzi.
Vorrei  concludere,  con due parole su “Linea (che potete scaricare  gratuitamente qui: linea.altervista.org/blog/ ). Questa testata storica della destra radicale, sembra oggi tentare di raccogliere le migliori  intelligenze,  inerpicandosi per vie nuove, ragionate e ragionevoli,  in chiave di totale pluralismo delle opinioni:  prospettiva  autenticamente liberale,  che non è sintesi delle quattro tendenze qui delineate,  ma che guarda a  qualcosa  di autenticamente differente. Liberalismo e popolarismo (non populismo), con una attenzione all'idea di patria non in chiave sovranista-nazionalista. Chissà...   
Io come liberale mi sento a casa.  Leggete “Linea”.

Carlo Gambescia