Coronavirus e dibattito pubblico
Le quattro correnti di pensiero: anticapitalisti-
nazionalisti, sinistra radicale, riformisti di governo, populisti del #celafaremo
In italia (ma anche altrove), nel discorso pubblico sul Coronavirus si possono distinguere quattro posizioni o
correnti di pensiero. Non farò nomi specifici. Lascio ai lettori il piacere dei
riscontri.
Gli anticapitalisti-nazionalisti. Sono coloro
che in pratica vogliono il due a zero a tavolino sul 1945. La tesi è semplice,
mascherata da discorsi cervellotici da bar sport, segnati da un realismo
politico criminogeno, tipo dottor stranamore venati di neofascismo, all'insegna del vincere e vinceremo... Roba vecchia. La strada politica indicata, ovviamente, è quella del tanto peggio tanto meglio. Ogni
provvedimento del Governo viene criticato su basi autarchiche e illiberali. L’atteggiamento, in sintesi è quello di chi
non vede l’ora di ballare sulle macerie.
La sinistra radicale. Sono coloro che
sognano, finalmente, di poter sradicare il capitalismo dalla faccia della
terra. E che, in questi giorni, “salivano” appena
sentono parlare di aggravamento della crisi economica italiana e mondiale. La tesi
è: il capitalismo ha sbagliato tutto, "dopo", dovremo ricominciare, dal
socialismo. Ogni provvedimento del Governo è criticato in nome (a parole) del solidarismo e dell’assistenzialismo, per poi evocare (di
fatto) la lotta di classe: il gioco, anche qui, è quello del tanto peggio meglio. Della passeggiata tra
le rovine.
I riformisti di governo. Sono coloro che criticano i
provvedimenti del premier Conte dal punto di vista della funzionalismo. La
tesi è semplice: bisogna migliorare
l’efficienza, allocare meglio le risorse, il capitalismo ha bisogno di riforme e
correzioni sociali altrimenti, e da tempo, non ci saremmo trovati a questo punto. Ogni
provvedimento del Governo è criticato in
base a criteri organizzativi o addirittura tecnocratici, del tipo si può fare meglio oppure si può fare così… Non amano le passeggiate e tanto meno le
rovine.
I populisti del #celafaremo. Sono coloro che appoggiano il governo come il
governo dell’uomo giusto al posto giusto e soprattutto invitano gli italiani ad
assecondare le decisioni governative di
qualsiasi tipo, anche le più dure,
perché sono prese per il bene dell’Italia.
Ogni provvedimento del Governo è incensato, come pure le regole che detta, nascondendosi dietro il
paravento dell’emergenza. Non vogliono sentir parlare né di passeggiate né di
rovine.
Tutte
e quattro le correnti, non si
interrogano più sulla pericolosità reale o meno del Coronavirus, né si avvedono ( o fanno finta di) della pericolosa deriva illiberale. Insomma, del rischio di perdere le nostre delle libertà
politiche ed economiche. Un pericolo che diventa sempre più concreto man mano che
vengono prese decisioni di volta in volta più restrittive. Siamo dinanzi a un processo sociale, un vero gioco al massacro, che una volta avviato (persino a colpetti inavvertiti...) diventa inarrestabile. Quindi un governo prudente, non dovrebbe mai mettersi nelle condizioni di scatenare l'inferno sociale. Non dovrebbe...
Del
resto anticapitalisti-nazionalisti, sinistra
radicale, riformisti di governo,
populisti del #celafaremo, sono
tutti profondamente antiliberali. Mai, come in questa crisi, sta pesando
la scarsa o posticcia cultura liberale italiana: della seria e ragionata difesa della libertà. In
giro leggo cose raccapriccianti scritte
da liberali di destra e di sinistra. A
dire il vero anche altrove, dove le tradizioni liberali sembravano più solide, le cose non vanno meglio. Capisco che non è facile, in certi momenti, e per le più disparati ragioni, tenere
alta la bandiera del liberalismo politico, archico, però che delusione…
In
effetti, non esistono stili politici o strategie di lungo respiro (le azioni sociali hanno esiti imprevedibili): le tesi che sostengono il contrario sono pure "romanticherie politiche"... Esiste però un differente approccio politico, vecchio come il mondo, affinatosi
però negli ultimi secoli) alle questioni
reali: c’è chi parte dall’individuo, chi dalla società. E attualmente tutti i
governi dell’Occidente libero, sembrano essere, volenti o nolenti, dalla parte della società, se si vuole della
collettività. Sicché sono prese decisioni tese a ridurre la libertà dei
singoli in nome del bene collettivo.
Pertanto
il dibattito pubblico ora verte su un
punto solo: su come difendere la società dall’ “emergenza”. Chiunque osi
schierarsi dalla parte dell’individuo e della ragione, mettendo in
dubbio la gravità della situazione, viene additato come un nemico del popolo.
E
il popolo che fa? Gli italiani in particolare? Per ora ubbidiscono ( o
quasi) a ciò che impongono i populisti del #celafaremo, prestando
magari attenzione, perché chiusi in casa, anche alle tesi dei riformisti di governo,
intorno alle quali ruotano le tesi ufficiali (populiste e riformiste,
semplificando) rilanciate in quantità industriali dai mass media. Per adesso anticapitalisti-nazionalisti e radicali
di sinistra non hanno un gran seguito, anche sui Social dove sono largamente minoritari: in pratica si rivolgono alle solite nicchie
delle “frange lunatiche” . Per fare una battuta: "scemo più scemo"...
Inoltre esiste un altro pericolo autentico. Per ora in linea di ipotesi. Quale? Che, man mano che
la percezione della realtà sposterà il suo baricentro verso la "normalità" o come temo verso l' "anormalità", il consenso, soprattutto in quest’ultimo
caso, possa spostarsi in favore degli antisistemici, per così dire. Che non cercano altro per saldare i conti con una storia, giudicata, anche in chiave cospirativa, ingrata e fitta di tradimenti. Insomma, va tenuta d'occhio la dinamica a spirale autoritarismo-ribellismo.
In
realtà, e lo ripeto da mesi, la
percezione del pericolo Coronavirus, a mio avviso largamente enfatizzato da una cultura del welfare del
piagnisteo (che abbraccia le quattro le correnti ricordate) sta spingendo l’Italia verso una dura riduzione
della libertà individuale segnata da un feroce accentramento dei poteri: ecco il dato
sociologico, pesante. E questa non è solo un'ipotesi, come provano gli studi di Sorokin in materia. E' realtà, pura realtà, come si evince dalla pioggia di decreti che sta polverizzando la libertà dei cittadini.
Il resto - la chiacchiere sul "dopo" secondo i desiderata ideologici - rimanda alle fumisterie degli arruffapopoli. Pavento una crisi economica, prossima ventura, provocata da misure che i veri liberali e riformisti di governo, avrebbero dovuto, e da tempo, criticare duramente. E invece, in un modo o nell’altro, ci si getta nelle braccia del costoso e stupido welfarismo del piagnisteo, che deresponsabilizza le persone, tramutandole in bambini bisognosi d’aiuto. Il welfare è il proseguimento dell'infantilismo a vita con altri mezzi.
Il resto - la chiacchiere sul "dopo" secondo i desiderata ideologici - rimanda alle fumisterie degli arruffapopoli. Pavento una crisi economica, prossima ventura, provocata da misure che i veri liberali e riformisti di governo, avrebbero dovuto, e da tempo, criticare duramente. E invece, in un modo o nell’altro, ci si getta nelle braccia del costoso e stupido welfarismo del piagnisteo, che deresponsabilizza le persone, tramutandole in bambini bisognosi d’aiuto. Il welfare è il proseguimento dell'infantilismo a vita con altri mezzi.
Vorrei
concludere, con due parole su “Linea (che potete scaricare
gratuitamente qui: linea.altervista.org/blog/ ). Questa testata storica della
destra radicale, sembra oggi tentare di raccogliere le migliori intelligenze, inerpicandosi per vie nuove, ragionate e ragionevoli, in chiave di totale pluralismo delle opinioni: prospettiva autenticamente liberale, che non è sintesi delle quattro tendenze qui
delineate, ma che guarda a qualcosa
di autenticamente differente. Liberalismo e popolarismo (non populismo), con una attenzione all'idea di patria non in chiave sovranista-nazionalista. Chissà...
Io come liberale mi sento a casa. Leggete “Linea”.
Carlo Gambescia