Il liberalismo e i suoi nemici
Alesina e Giavazzi, il Gatto e la Volpe
Per
capire quanto sia presuntuosa la sinistra, crediamo basti leggere l’editoriale virologico sul “Corriere” di Alesina e Giavazzi (*),
dove in pratica, si pone l’alternativa
tra populismo virale e sinistra civilizzata, o presunta tale. Trump - in compagnia di Xi e Putin - viene
trattato come una specie di responsabile uno e trino del Coronavirus. Oltre che di una pericolosa involuzione autoritaria
del mondo intero verso un populismo che inevitabilmente si trasformerà in
qualcosa di molto somigliante al fascismo. Rischio, secondo i due editorialisti
che rischia di travolgere anche l’Europa se non troverà un
accordo sulle necessità di un sostegno creditizio e finanziario prolungato ai paesi membri più toccati dall’epidemia di Coronavirus, quindi
Italia, Spagna, Francia.
Ora
che Trump sia un personaggio poco raccomandabile è verissimo, come è altrettanto
vero che gli europei sono profondamente divisi, nonché minacciati da pesanti intrusioni politiche
russe e cinesi.
Il quadro politico tracciato da Alesina e Giavazzi si può anche condividere. Ciò che
invece non si può accettare è l’assegno in bianco che l’elettore dovrebbe firmare a una sinistra
che ai tempi dell’Unione Sovietica prendeva letteralmente a calci il liberalismo, opponendosi all’unificazione
europea. E che dopo il crollo, facendo
finta di nulla, si è autopromossa a campione dell’ europeismo, portando però
dentro l’Europa un pesante welfarismo post-comunista. Un mix di
statalismo e monetarismo standard che non è liberismo né liberalismo: un approccio che crede
di poter far ciò che vuole della moneta. Il che spiega l’ appoggio sostanziale all’ unificazione monetaria, evento
fondamentale, ma che andava accompagnato da una parlamentarizzazione delle
istituzioni europee (dare quindi più potere a un parlamento composto di partiti europei, punto di partenza di un governo europeo espressione della dialettica liberale maggioranza-opposizione). Insomma, un
progetto politico per il quale occorreva e occorre una visione concretamente
liberale, progetto che la sinistra, fino a quando è esistita l’Unione
Sovietica, non ha mai facilitato: forse
qualche volta a parole, giammai nei fatti. E neppure dopo.
Ora, Alesina e Giavazzi, due presuntuosi dalla memoria corta, si permettono di fare la lezioncina agli
italiani, agli europei e ai veri liberali,
in un Paese, l'Italia, dove tra l'altro la sinistra governa, e malissimo, con i
populisti. E come? Chiedendo cambiali in
bianco agli elettori in nome dell’antipopulismo
e dell’antifascismo. Un atto di fede in onore di chi fino al giorno prima sputava sulla liberal-democrazia.
Non
è la prima volta, che Alesina e Giavazzi, giocano con le parole. Giavazzi, qualche anno fa sosteneva, addirittura in modo entusiastico, la natura di sinistra del liberismo. Un prestigiatore... Certo che può diventare di sinistra: basta reinventare il liberismo (se non tutto il liberalismo) a colpi di
patrimoniale e politica dei redditi. Una specie di lamalfismo, ma trent’anni dopo. Con la scusa di creare, via Stato, la concorrenza perfetta si uccidono libertà di mercato e diritti di proprietà. In realtà, si tratta, più semplicemente, di liberalismo macro-archico, dove lo stato inderogabilmente decide
chi sia liberale chi no…
Il
punto è che Alesina e Giavazzi al fondo,
sono liberal-socialisti. Credono di
poter comandare all’economia e affidare allo stato il compito di redistribuire
il reddito prodotto da un mercato in libertà condizionata. Altro
che liberisti e liberali. Il che spiega
le loro politiche economiche del bastone e della carota: un misto di incentivi, tassazione progressiva e balletto
dei tassi di interesse. I prodotti più
puri del giavazzismo-alesinismo sono due
personalità come Monti e Draghi, sicuramente competenti, ma né liberali né liberisti,
semplici funzionari bancari dell’ideologia
welfarista dello stop and go del
credito. Di un'economia della domanda contrabbandata come economia dell'offerta. Una truffa ideologica di due signori che si ritengono furbissimi. Per la serie il Gatto e la Volpe...
Su
queste basi, dello stop and go, sarà molto difficile battere
il populismo del go and go.
Carlo Gambescia