Il giusto monito dell’agenzia di rating
Grazie Fitch!
L’economia,
ossia la realtà, si vendica sempre. L’agenzia di rating Fitch ha
declassato l’Italia (da “BBB” a “BBB-”. Tradotto: siamo
a un solo passo dalla trasformazione del nostro debito sovrano in
sovrana spazzatura.
Ovviamente,
la destra nazionalista griderà al complotto plutocratico e demo-eccetera,eccetera. Mentre la sinistra
populista, attualmente a governo, proverà a fare finta di nulla, giocando sull’outlook
stabile (da negativo), sventolando l’importanza
dei finanziamenti pubblici a pioggia, per ora solo sulla carta ( ammesso e non
concesso, che una volta erogati funzionino),
sui quali, si lascia intendere, l’Ue chiuderà un occhio.
Invece
l’Italia dovrebbe far tesoro del declassamento. E capire che è sulla strada
sbagliata. Perché?
Si
legga l’intervista di oggi al “Corriere della Sera”
di Colao. Certo, viene fuori il classico ritrattino del
mediocre burocrate che cerca di non
scontentare chi lo ha nominato.
Una cosa però dice, e interessante: parla di una crisi (probabilmente
per difetto, per non dispiacere a Conte) che
si prolungherà per dodici-diciotto mesi. Un’eternità dal punto di vista
economico.
Se
si continuerà a tenere tutto chiuso, o comunque a giocare con il fuoco
economico della rateizzazione delle riaperture, l’Italia andrà a fondo. Si
rischia la morte, per contagio di
imbecillità statalista, dell’apparato produttivo e commerciale italiano. Al
punto che potrebbero mancare i denari per pagare stipendi e pensioni. Non solo: una crisi prolungata potrebbe ridurre di due terzi i valori
immobiliari italiani: non dimentichiamo che un italiano su due ha una seconda
casa (o comunque un buco al paesello). Beni immobili che si trasformerebbero in
un peso, da svendere sul mercato per sopravvivere, con conseguente crollo dei
valori.
Senza
soldi, senza beni immobili, appesi a un
miserabile welfare della sopravvivenza: questo potrebbe essere il futuro, neppure così
lontano, degli italiani. Se, ovviamente, si continuerà a ragionare in termini di chiusure, blocchi, soprattutto indifferenziati.
Colao, tra l’altro, in un momento di lucidità asserisce che si dovrebbe
procedere invece per “micro-localizzazioni”, neppure regionali, ma comunali, se non
frazionali, nel senso di isolare solo le possibili micro-zone rosse, per
consentire appunto al resto dell’Italia “di ripartire”. Cosa che però, aggiunge, richiederà
tempo. Non sia mai...
In
realtà, l ’Italia, per due terzi o quasi con contagi ridottissimi, dovrebbe,
confidando nel senso di responsabilità dei cittadini, di riaprire tutto e
subito (escluse ovviamente le zone rosse). Si dovrebbe lanciare un segnale forte, di coraggiosa normalità. Accettando
il rischio a viso aperto, condividendolo con i cittadini, Senza buonismi e lamenti.
Può
sembrare una battuta, ciò che stiamo per
dire, ma non è così. L’atteggiamento del governo populista, sembra ritagliato
su quello del grande chirurgo, che una volta terminato l’intervento,
rivolgendosi ai congiunti del paziente in trepida attesa, parla di operazione
perfettamente riuscita ma, purtroppo, di
malato morto. Ragionamento alla Brusaferro.
Ecco,
l’ insistenza del governo populista, sulla necessità di pervenire a un tasso
vicino allo zero di contagiati e deceduti in tutta Italia, rischia invece di uccidere
l’economia italiana. Ciò che da un punto di vista astratto,
epidemiologico, può avere un fondamento
teorico, non lo ha da quello reale. Perché dando credito al rating cervellotico (questo sì) dell’ISS, il
rischio è di far morire di fame un’Italia che si dice guarita…
Ecco
perché il declassamento di Fitch è un
importante richiamo alla realtà. Che però, sospettiamo, sarà ignorato.
Carlo Gambescia