Cambio della guardia a “Repubblica” e “Stampa”…
Anche i direttori dei giornali italiani
sono scelti da Putin?
In
prima battuta, il cambio della guardia tra Giannini e Molinari, due direttori
che appartengono a giornali dello stesso gruppo editoriale (semplificando: alla famiglia Agnelli-Elkann con quella De Benedetti ormai in posizione minoritaria *),
potrebbe essere visto come un slittamento su posizioni centriste di “Repubblica” (ora diretta da Molinari), al quale risponde lo spostamento più a sinistra della “Stampa” (ora diretta da
Giannini).
In
realtà, si tratta di sfumature, forse di
cambiamento di toni, anche perché la
chiassosa e pittoresca destra salviniana resta comunque invisa a “Repubblica” e “Stampa”. Con la Meloni , che probabilmente sarà trattata meglio da
Molinari. Forse avremo su “Repubblica”
più interviste alla ruspante Giorgia, in versione "destra caviale". Vedremo.
In
realtà, al di là delle questioni “politichesi”, il fatto che sconcerta e di cui
oggi si parla poco, anzi si tace
proprio, è un altro.
Molinari
viene rimosso dalla carica in quattro e quattr’otto, dopo aver trascorso una
vita alla “Stampa,” come inviato e corrispondente
da New York, nonché direttore negli ultimi quattro anni.
Perché?
In
realtà, Molinari ha subito pesanti attacchi da parte russa, addirittura
con minacce fisiche (“chi si scava la fossa, ci cade dentro**) per
aver pubblicato un articolo di Jacopo Iacoboni, all’inizio di aprile. E, cosa evidentemente più grave ancora, per averlo giustamente difeso. Nell’articolo
di Iacoboni si avanzavano dubbi sull’utilità
e genuinità etica, per così dire, dell’aiuto
russo all’Italia, aiuto in medici militari in occasione dell’epidemia di
Coronavirus.
Molinari,
che ha sempre difeso giustamente l’Occidente quale comunità di libertà e grande esempio di
società aperta, è un caso da manuale: il
classico giornalista atlantista e filo-israeliano - magari ce ne fossero di più - malvisto ovviamente da Putin e fedeli cani
da guardia.
Attenzione
però: poiché si tratta, di uno scambio alla pari di direttori, tra testate ugualmente
importanti, i russi non possono gradire... E
probabilmente, alla prima occasione, Molinari sarà attaccato di nuovo.
Il
fatto deve far riflettere su certe debolezze costitutive, diremmo caratteriali, della grande editoria italiana, che tra
l’altro si considera furba, illudendosi di poter accontentare i russi, gente che non
si tira indietro davanti a nulla, con un semplice “giro di valzer”.
Sono
veramente mezzucci degni di un mondo editoriale meschino.
Al
posto di Molinari non avremmo accettato il nuovo incarico: meglio dimettersi e
denunciare subito l’imbroglio politico. Anche perché i russi torneranno all’attacco
fin quando non saranno riusciti a
mettere sul podio un direttore “amico”.
E Molinari che farà? Dovrà subire o dimettersi o “essere dimesso”.
L’
“irresistibile” ascesa di Marcello Foa alla Presidenza Rai è lì a documentare la prepotenza dei russi… Eppure.
Carlo Gambescia
P.S. Il coevo spostamento di Mattia Feltri alla direzione di HuffPost merita trattazione a parte quale tratto più che altro di tipo fumogeno... Ferme restando - cosa ovvia - le sue buone capacità professionali..