venerdì 7 febbraio 2020

Veneziani, Sanremo e le tradizioni italiane
Mussolini fu tradito, altrimenti…

Marcello Veneziani oggi si lamenta sulla “Verità” dell’Italia, paese senza tradizioni, che nel vuoto di valori  in cui vive (anzi sopravvive), si accontenta stancamente di sintonizzare il televisore sul Festival di  Sanremo… 
Diciamo subito  che Veneziani  non è che la punta di quell’ iceberg reazionario italiano  che non ha mai voluto fare conti con la modernità e soprattutto con i disastri politici e morali  causati  dal fascismo, dai quali non ci siamo ancora ripresi.  
Quali sarebbero in concreto  le tradizioni italiane, al di là delle fantasticherie  mitopoietiche,  vagheggiate da un Veneziani  a corto di idee?  
Ne suggeriamo alcune. 
Si potrebbe partire dall’idea di  Patria,  distrutta a colpi di nazionalismo proprio  dal fascismo. Oppure dall’idea di Autorità distrutta sempre  dal  fascismo con una overdose  di gerarchi  in orbace.  Le stesse Forze Armate, altro veicolo di una possibile tradizione italiana,  non si sono mai più riprese dai danni della guerra fascista. Mussolini, dopo  l’invasione alleata  della Sicilia, si chiedeva dispiaciuto  perché gli italiani non reagissero  come dopo Caporetto nell’altra guerra…  Evidentemente non  aveva ancora  capito  che si stava combattendo un guerra fascista. Un conflitto in camicia nera  che gli italiani, a differenza  della Prima guerra mondiale, guerra liberale ( o quasi),  non sentivano come proprio.  E della religione, altro  strumento  di una possibile tradizione, ne vogliamo parlare? Il fascismo con i Patti Lateranensi introdusse un  principio di grave  confusione  tra Stato e Chiesa  che allontanava  la Chiesa dalla società per legarla  allo Stato, vellicandone gli istinti clericali.

Patria, Autorità, Forze Armate, Chiesa tutti  valori  istituzionali   importanti dal punto di vista  dell’articolazione di una possibile tradizione italiana.  Valori  sotterrati   - ironia della storia -  proprio dal fascismo  che ne era  stato  il grande promotore a colpi di credere, obbedire, combattere.
La Repubblica   ereditò  una situazione politica e morale pesantissima. Ma al tempo stesso non fece  nulla  per cambiare l’approccio cognitivo.  Certo non era facile.  De Gasperi e un pugno di liberali tentarono. Restano a bella testimonianza della loro opera alcuni articoli della Costituzione. Senza dimenticare la grande ripresa economica e sociale degli anni Cinquanta, frutto di principi liberali.  
Purtroppo la   forma mentis fascista nel senso di una visione  demonizzante dell’avversario (visto come nemico),  continuò  a pervadere i partiti antifascisti, soprattutto di sinistra.  Invertendo solo  i colori della tavolozza politica e investendo   tradizioni, valori e istituzioni, fasciste solo per caso, o comunque per dirla con Croce in chiave parentetica.  
    
Si pensi all’antipatriottismo sistematico di cattolici, socialisti, comunisti. Al mortificante pacifismo cattolico e al feroce antimilitarismo marxista.  All' ingiusta  critica del concetto di autorità da parte della pedagogia politica progressista antifascista e antiliberale al tempo stesso.  E infine al curioso e ambiguo clericalismo, politicamente platonizzante, dei  catto-comunisti.
Cosa risponderebbe Veneziani se venisse interpellato su questo massacro di valori liberali e prefascisti?  Che tra l’altro continua tuttora?  Parliamo degli  stessi valori o "tradizioni"  che permisero  all’Italia di vincere più che dignitosamente la Prima guerra mondiale.  Cosa risponderebbe Veneziani ? Che il Duce fu tradito, altrimenti…  

Carlo Gambescia