Coronavirus e assalto ai supermercati
Leggere Malaparte
A scatenare
il peggio negli uomini basta poco. Quale è la paura più grande che attanaglia tutti? Quella
di morire.
Gli
italiani, in particolare, si sono sempre distinti, per la loro abilità, nella lotta per sopravvivere a tutti costi, a danno del vicino, come ben scriveva Malaparte in un famoso libro
La pelle, ambientato nella sordida Italia dell’occupazione alleata del 1943-45, uscita dalla bieca dittatura fascista.
Si
dirà che esageriamo, perché l’istinto di
conservazione è comune a tutti gli
uomini. Ma, nel caso degli italiani, c’è un surplus particolarista, se si vuole
familista, che si manifesta, ripetiamo non tanto nella lotta per non morire, nella quale ci si può aiutare
con gli altri, quanto nella lotta
per la sopravvivenza, che invece, ripetiamo, esclude l’altro. Nella lotta per sopravvivere, a differenza
di quella per non morire, si evidenzia un effetto sociale negativo.
Si
dirà che queste sono fantasie romantiche, intellettualismi da sociologo. In
realtà, quel che è accaduto ieri in
provincia di Milano, ma anche altrove nel Nord, indica che è iniziata la lotta italiana per la
sopravvivenza con un vero e proprio assalto ai supermercati.
Corsi e ricorsi, come si dice. Una
classe politica di
incapaci e cacasotto, molto simile a quella, pavidissima, dell’Otto
Settembre che favorì l' assalto della plebaglia alle caserme militari, è riuscita, cedendo all’allarmismo mediatico, a risvegliare
la bestia che è in ogni italiano.
Chi
ne vuole sapere di più si legga Malaparte.
Carlo Gambescia