Hegel, Kant e le Foibe
Ripensare il Risorgimento?
Sì, ma come?
Come
ogni anno nell’imminenza della giornata
in memoria delle Foibe sorgono polemiche
e divisioni. Perché? Purtroppo
l’Italia non ha mai fatto veramente i conti con il Risorgimento. Si
dirà: che c’entra il Risorgimento con
quelle stragi? C’entra eccome.
Il
nazionalismo fascista che provocò la reazione
inaudita ed esecrabile dei partigiani comunisti jugoslavi, affonda le radici in una interpretazione antiliberale del
Risorgimento, semplificando hegeliana,
fondata sulla giustificazione dei processi di potenza a opera dello
Stato-Nazione: un vero e proprio quadro operativo
imperniato sulla dialettica tra vincitori e vinti, quale specchio del reale, dove, sociologicamente parlando, la conquista implica sempre la dura sottomissione degli altri popoli.
Questa
interpretazione hegeliana - parliamo di
un dato sociologico non di un astratto
concetto di storia delle idee - ha
motivato, direttamente e indirettamente, larga parte della classe politica risorgimentale, contribuendo a porre in secondo ordine altre interpretazione sociologiche dello stato-nazione: democratico-mazziniane e liberali (humboldtiane, constantiane-guizotiane), facilitando così l'avvento socio-filosofico del fascismo.
Si pensi ad esempio alle posizioni politiche di Gentile e Croce: il primo, profeta dello stato etico, il secondo, quieto filosofo dello stato laico. Entrambi però furono per lo stato come incarnazione di una realtà da cavalcare attualisticamente, scorgendo nel fascismo un superliberalismo, o da subire, in nome dei distinti, in attesa di tempi
migliori, "invigilando se stessi": idealismo armato e quietismo disarmato, conseguenze squisitamente hegeliane...
L’aspetto
curioso della faccenda è che i progressi
sociali dello stato liberale,
indubitabili fino al 1915, furono
invece largamente dipendenti da una
cultura di tipo amministrativo, pratica, empirica con punte dotte di positivismo, nonché di volgare ma sano realismo politico. Cavour e Giolitti in qualche misura incarnarono un liberalismo pragmatico e politico,
che poneva lo stato al servizio del cittadino e non viceversa. Semplificando,
furono due liberali antihegeliani.
Coscientemente o meno.
Ora,
per tornare al Risorgimento e alle Foibe, l' hegelismo sociologico favorì i successivi disastri politici
perpetrati in nome di uno stato-nazione che doveva inevitabilmente espandersi,
opprimendo i propri cittadini e quelli degli altri stati-nazione. Esso facilitò la vittoria del fascismo, giustificò le sue guerre e condusse alla inevitabile reazione di segno contrario rappresentata dalle stragi del Foibe, anch’esse,
via Marx, di ascendenza hegeliana… Quando si dice il caso...
Il nostro forse, come metodo (non come sostanza), rinvia a un quadretto alla Oriani? Sciabolate nel vuoto, come gli si rimproverò a proposito della Lotta politica in Italia.
Può darsi. Ecco però un dato di storia delle idee, molto concreto, che non guasta. I lettori di Garin (tra gli altri) sono perfettamente al corrente della vita grama che Kant e il kantismo condussero in Italia, sociologicamente parlando, almeno fino al 1945. La sua filosofia (come del resto quella di Locke, cui toccò la stessa sorte), una volta tradotta socialmente e politicamente, avrebbe rappresentato un ottimo antidoto (preventivo) all' hegelismo sociologico. E invece...
Può darsi. Ecco però un dato di storia delle idee, molto concreto, che non guasta. I lettori di Garin (tra gli altri) sono perfettamente al corrente della vita grama che Kant e il kantismo condussero in Italia, sociologicamente parlando, almeno fino al 1945. La sua filosofia (come del resto quella di Locke, cui toccò la stessa sorte), una volta tradotta socialmente e politicamente, avrebbe rappresentato un ottimo antidoto (preventivo) all' hegelismo sociologico. E invece...
Pertanto
ripensare il Risorgimento significa fare
i conti con la tradizione sociologica hegeliana e rivalutare il pragmatismo di
Cavour e Giolitti. Va detto infine, cosa
del resto notissima, che Croce, dopo l’avvento del fascismo, rivalutò l’opera dell' "uomo di Dronero". Un sano sussulto di anti-hegelismo che gli fa tuttora onore. Gentile
invece perseverò. Morì da hegeliano come i poveretti delle Foibe. Questi ultimi però loro malgrado...
Carlo Gambescia