Populismo virale
Si
legga l’intervista di Conte al
“Corriere della Sera”, ne viene fuori l’immagine di un avvocato di provincia
che si comporta come un ingenuo allievo
ufficiale di complemento. Crede che la politica sia applicazione delle leggi, e
non importa quanto queste leggi siano distanti dalla realtà, l’importante è applicare norme e regolamenti Ovviamente quanto più una situazione si presenta come seria - attenzione, si “presenta”, nel senso che “appare”… - tanto
più non sono ammesse violazioni.
A
un atteggiamento del genere di
rigido positivismo giuridico, Conte
unisce alcune furbizie da avvocato, come
il gusto del cavillo e del nascondersi dietro espressioni fumose per
impressionare gli assistiti. Lasciamo agli esegeti di Montecitorio le
chiose alle sue strampalate risposte.
Qui interessa la foresta, molto meno
gli alberi, anzi gli alberelli (*) .
Non
è un mistero come un personaggio del genere, che con misure assolutamente improvvide sul
Coronavirus rischia di far precipitare l’Italia nell’isolamento economico internazionale, sia
arrivato al potere e soprattutto lo gestisca dal 2018.
Ovviamente il terremoto populista ha la sua grossa parte di responsabilità nell’aver portato in Parlamento un branco di incapaci, reclute immature, prossimi ufficiali, totalmente impreparate a un uso prudente della politica. Un approccio che, a dire il vero, aveva già ceduto il passo al giustizialismo del “Meglio onesti che capaci” degli anni di Tangentopoli.
Ecco, Conte, probabilmente sarà pure onesto, però è politicamente incapace. E l’incapacità in politica la pagano i cittadini. Perché la verità si vendica sempre dell’isteria, soprattutto quando si scambia un' influenza stagionale per una specie di peste del 2000.
Ecco, Conte, probabilmente sarà pure onesto, però è politicamente incapace. E l’incapacità in politica la pagano i cittadini. Perché la verità si vendica sempre dell’isteria, soprattutto quando si scambia un' influenza stagionale per una specie di peste del 2000.
Però in questi giorni la cosa più grave è rappresentata dal silenzio del Partito Democratico (Renzi compreso), che pensando furbescamente ai propri interessi, tace e lascia fare, ritenendo di poter scaricare “dopo” sulle spalle di Conte, la colpa delle quarantene e delle altre misure cervellotiche. Ma chi tace, acconsente. E il Partito Democratico è altrettanto responsabile del prossimo venturo affossamento economico dell’Italia. Chissà se gli elettori italiani, se ne ricorderanno al momento del voto… Mah… Il populismo soffre anche di smemoratezza.
Il che apre la questione dell’atteggiamento delle destre durante questa crisi, da Salvini a Fratelli d’Italia, passando per Forza Italia. Oggi attaccano Conte, non in nome della libertà e della prudenza, ma perché lo si ritiene troppo morbido. Se Salvini fosse stato al posto di Conte avrebbe chiuso i confini interni ed esterni, introdotto il coprifuoco nazionale e scatenato la caccia ai cinesi. Naturalmente, quando - speriamo presto, soprattutto per l’economia - la bolla d’aria del Coronavirus si sarà sgonfiata, Salvini accuserà Conte di aver usato la mano pesante senza alcun motivo.
Per capire il clima politico che “oggi” si
respira, dal quale “dopo” tutti prenderanno le distanze, da destra a
sinistra, basti pensare che quando i partiti polemizzano, non si mette
in discussione, come invece si dovrebbe la natura liberticida
e antieconomica delle misure prese dal Governo Conte, ma si
spazia, dividendosi sulla necessità di distribuire o
meno mascherine senza far pagare il ticket… Capito?
Populismo virale…
Carlo
Gambescia