Elezioni suppletive Roma
Da Pasolini a Gualtieri e ritorno
Molti
forse non sanno o ricordano, ma
domenica, qui a Roma, si vota, per una suppletiva. Tra i sette candidati a deputato per il collegio
Roma 1, non ce n'è uno politicamente decente.
La
destra riunita presenta un tributarista già parlamentare di An e
assessore con Alemanno. Il Pd candida il miracolatissimo Gualtieri, postcomunista, Ministro dell’Economia e prossimo deputato ( i sondaggi lo danno
vincente con il quaranta per cento), tanto per non farsi mancare nulla. Seguono una nullità di Cinque Stelle radiocomandata dalla
piattaforma Rousseau, un panda
comunista, un paneuropeista (chi scrive è semplicemente europeista), un
tradizionalista cattolico e una svitata
politica di estrema sinistra.
Candidati non votabili.
Tutti.
Dicevamo
di Gualtieri quasi sicuro vincitore della sfida. Insomma, probabilmente, il più votato dalla sinistra di Roma centro. Già qui sentiamo aleggiare la solita accusa delle élite che hanno voltato le spalle al popolo, eccetera, eccetera. In realtà, bisogna prima
intendersi sul significato della parola popolo.
Il
popolo oggi non è più quello del Quarto Stato, di Pellizza da Volpedo, non è più
quello del proletario militarizzato delle
sezioni comuniste anni Cinquanta, e neppure quello nerboruto delle fabbriche dell’Autunno caldo o quello prepotente della università occupate, già bocciato da Pasolini in quel di Valle Giulia…
Il
popolo oggi vuole solo più stato e al tempo stesso pagare meno tasse. Vuole
farsi i cazzi propri (pardon), tenendosi però ben stretta l’uscita di sicurezza welfarista. Si
chiama individualismo protetto. E il
partito dei Zingaretti e dei Gualtieri questo promette. Pertanto altro che
élite che tradiscono il popolo… Qui
popolo e élite vanno totalmente d’accordo: il Partito democratico, così com’ è dopo la serrata del Maggior Consiglio contro Renzi (che in parte si è serrato da solo e che alle suppletive non si è presentato per non prendere schiaffi...), grilleggia o meglio populisteggia ma con juicio. Tradotto: popolo + élite =
spesa a pubblica a gogò. E vissero tutti felici e contenti.
Pasolini, all’epoca assai critico verso
la deriva consumista e riformista del
Pci, un’ anima bella aristocratica ma di estrazione borghese, oggi voterebbe Gualtieri, il candidato
welfarista, che mette d’accordo élite e popolo ?
Non dimentichiamo che Pasolini fece i soldi, i soldi veri, con film che
incontrarono il favore, come si diceva allora,
del pubblico più largo, perché pruriginosi come Il "Decameron" e "Le mille e una notte". Con "Salò" addirittura anticipò il sadomaso... In
particolare la prima pellicola diede il via
a un grosso filone boccaccesco di film scollacciati che fecero cassetta: una sorta, allora, di welfare del sesso a prezzi popolari.
Il senso di Pasolini per il denaro e il welfare? E pure per Gualtieri? Chissà.
Il senso di Pasolini per il denaro e il welfare? E pure per Gualtieri? Chissà.
Carlo Gambescia