Grillo e la democrazia diretta
Come parlare a vanvera
Sui
risultati della banalizzazione della politica introdotta in Italia da Beppe Grillo, Roma ne sa qualcosa. Un Sindaco a Cinque
Stelle incapace, un giunta ancora meno. Mentre per il Governo nazionale parlano i
fatti. Disastrosi.
La
cosiddetta scossa grillina alla politica italiana si è risolta nella caduta verticale del Pil. L’Italia regge ancora perché gode
di una proficua rete fiduciaria di scambi economici, politici e culturali internazionali. Se
dovesse disgregarsi l’Unione Europea e gli Stati Uniti dovessero continuare a
marciare per la propria strada, come sta
avvenendo, , sarebbe la fine. Si riaffaccerebbero subito i vecchi demoni autarchici del nazionalismo in un mondo dove
non conteremmo assolutamente nulla.
Il
populismo non funziona. Una volta al
governo, sia nella versione
sinistra che destra, porta alla
paralisi. A Roma come altrove. E dove ci
sono i mezzi economici, come negli Stati Uniti di Trump (altro "Grande Semplificatore"), si pone l’economia al servizio di
prossime venture guerre nazionalistiche prive totalmente di senso.
Eppure Grillo, come nell’ articolo di ieri (" Il Re dei Ratti"),
continua a inneggiare alla democrazia
diretta digitale. Parla di un
fantomatico megapanel di mille
persone, estratte a sorte da un campione rappresentativo della società italiana. Persone che dopo breve discussione
dovrebbero votare le leggi (*). Il tutto, ovviamente, in tempo reale: di ora in ora, di giorno di giorno, in
omaggio a una democrazia finalmente senza
partiti, ma nelle solide mani (si fa per dire) di una democrazia da mega-assemblea condominiale.
Grillo
non inventa niente, il sistema del tirare a sorte e delle deliberazioni
popolari fu sperimentato nella città-stato greca del V secolo e nel
comune italiano del Basso medioevo. E come gli storici sanno i risultati non furono buoni: nell’ipotesi migliore città-stato e comuni si
trasformarono in signorie di un uomo e nella peggiore in dure tirannie, proprio a causa
dell’incapacità manifesta dei cittadini di governarsi da soli. La ferocia delle
lotte intestine in Grecia e nei comuni
italiani del Due-Trecento è memorabile. Altro che templi di libertà.
Altra
cosa che la storia mostra, è che sia nella città stato sia nel comune
medievale, il potere alla fin fine veniva comunque gestito da pochi. E per ragioni legate alle competenze. I comandanti militari non venivano tirati a sorte. Ci si rivolgeva a capi collaudati. Il che, come per certi aspetti, prova l'esperienza storica, introduceva un fattore di tipo militaristico nella politica, come
provano le figure di Temistocle e Alcibiade (un democratico e un aristocratico) e dei tanti condottieri divenuti signori, come quelle
dei Gonzaga e dei
Montefeltro. Nonché sia detto per inciso, e facendo un passo storico indietro, come il "democraticissimo" Pericle che in tema di navi e "cannoni" per così dire, non scherzava.
Beppe Grillo che cosa ne sa?
Parla a vanvera. E non capisce che la democrazia rappresentativa è un
magnifico e delicato esperimento liberale
in corso neppure due secoli: un unicum storico, per parlare difficile. Certo, la democrazia liberale, può essere integrata e migliorata, sempre prudentemente, con l’adozione di tecniche come
quelle dei micropanel consultivi (tesi
già avanzata dal politologo Robert Dahl una ventina di anni fa: nulla di nuovo sotto il
sole). Giammai puntando, come evoca
Grillo, sulla deriva digital-plebiscitaria
del macropanel deliberativo di mille persone.
Un serpentone digitale - come insegna Roberto Michels - che finirebbe inevitabilmente, seppure a rotazione, nelle mani di una specie di élite che però non avrebbe le qualità dell' élite perché frutto del caso. Ne nascerebbe un’ignoranza diffusa capace solo di condurre prima al caos e poi all’ascesa di tiranni e signori.
Un serpentone digitale - come insegna Roberto Michels - che finirebbe inevitabilmente, seppure a rotazione, nelle mani di una specie di élite che però non avrebbe le qualità dell' élite perché frutto del caso. Ne nascerebbe un’ignoranza diffusa capace solo di condurre prima al caos e poi all’ascesa di tiranni e signori.
Quest’uomo,
Grillo, finge o crede veramente in quel che dice? Nelle sue parole a vanvera? Propendiamo per la prima ipotesi. Finge. Anche
perché tutti sappiamo come funziona la
democrazia digitale nel Movimento Cinque Stelle…
Carlo Gambescia