Riflessioni
La solitudine del liberale europeista
Quando ci capita di difendere l’idea europea la mente va subito, e
tristemente, a certo establishment europeo, soprattutto nella versione italiana. Si pensi a un Sassoli che non riceve Guaidò, perseguitato da Maduro, per esporsi, per carità
giustamente, per lo studente egiziano, finito nella rete della
polizia del generale Abdel Fattah al-Sisi.
Per
quale ragione? Semplificando, perché il
Venezuela è di sinistra, l’Egitto di destra. Sassoli, che da giovane giornalista del “Popolo” democristiano si schierò contro De Felice nella
campagna storiografica della sinistra contro lo storico liberale, sembra essere rimasto
fedele alle origini. Che tristezza.
E
di Gualtieri, ne vogliamo parlare? Storico
di professione, per alcuni mediocre. Di economia non capisce nulla. Però, come
parlamentare europeo era ben incistato dentro
il blocco socialdemocratico, conosceva gente, faceva cose. Sicché, nel
Conte Bis, è finito all’Economia, dove come certi avvocati non va in aula ma porta tanti buoni clienti allo studio. Che
tristezza.
Insomma, Sassoli e
Gualtieri, due classici esempi di quella rete di connivenze
politiche a sinistra nel mirino
dei sovranisti. Che a loro volta però sono soltanto capaci di battere i piedi come tanti bambini capricciosi.
Che
resta allora di liberale nell’idea europea? Perché il punto è questo. A destra
i sovranisti spingono per cambiare tutto
- come ieri Salvini - a sinistra gli eredi del catto-comunismo, prigionieri dei loro riflessi condizionati, non vogliono invece cambiare nulla.
Il
discorso si è insabbiato intorno al senso delle istituzioni. La sinistra difende
l’esistente, senza guardare al futuro, la
destra invece vuole tornare indietro. In
realtà, quali sono i nervi di uno stato, storicamente parlando? Finanze e forze armate, o detto altrimenti economia e guerra.
Sulle finanze europee, non c’è accordo tra destra e sinistra. Sulla
guerra, invece sì. Sovranisti e cattocomunisti non sono forse pacifisti a oltranza? Si dividono infatti solo sull’accoglienza. Di
conseguenza, immigrati a parte, l’assenza di un politica estera comune, quella
che decide le ragioni delle pace e della guerra, è purtroppo gradita a destra e sinistra.
Si
lascino pure da parte le favole sovraniste sulla mitica Europa delle Nazioni, dal momento
che l’unica possibilità - logica - è
rappresentata dall’Europa come è dopo un processo di unificazione durato più
di sessant’anni. Una dinamica del contratto che ha prodotto, per vie di pace importanti istituzioni politiche ed economiche. Su questo la
sinistra ha ragione. Ciò che però che va evitato, come dicevano, è la discussione sul
senso delle istituzioni. Ci spieghiamo meglio.
Il
problema purtroppo è rappresentato dal fatto che le stesse forze che sono pro o
contro l’ unificazione, sono divise su quel che invece dovrebbero condividere
(buone finanze) e unite su tutto il
resto (il nullismo pacifista). La
sinistra, ripetiamo è schiacciata sul presente, la destra sul passato. Invece
che alla logica - ciò che l'Unione
europea può essere in futuro per implicazioni storico-processuali - si guarda al senso passato (nazionalista) o presente (welfarista) delle sue istituzioni. Insomma, l'esatto contrario di una logica storica della libertà...
Sicché,
chiunque sia liberale, liberale realista, archico insomma, si ritrova preso nel
mezzo, si sente solo: non ama la presbite destra sovranista, ma neppure la
miope sinistra catto-comunista. Ama invece l’Europa e le sue istituzioni che
affondano le radici nella logica storica - attenzione, non senso - della tradizione liberale, l’unica vera grande
rivoluzione dei tempi moderni. Un’ Europa, logica anche nei comportamenti, che può tornare grande, solo puntando razionalmente, dunque logicamente, su buone finanze, il che significa bilanci in
regola e tagli alle tasse, per attirare capitali da tutto il mondo, nonché su
una politica estera, né di destra né di sinistra, ma europea, comune. Ovviamente prudente, che però non
abbia timore di usare la forza quando serve.
L’
Europa vuole tornare grande? Allora, dovrà guardare alla logica e non al senso dell'unificazione.
Certo,
con Sassoli, Gualtieri e Salvini, la
vediamo dura…
Carlo Gambescia