venerdì 1 febbraio 2013



Questa settimana  si sciala:  "doppio Pompei".  Buona lettura a tutti. (C.G.)


 Soap Italia
di Carlo Pompei



Come in una soap, di quelle avvincenti, la settimana si è aperta e chiusa in maniera movimentata con tre questioni: lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena, l'avventata dichiarazione di Berlusconi nel Giorno della Memoria e, ultima non ultima, la chiusura (definitiva?) del caso Ustica.
Partiamo da quest'ultimo per poi vedere come si intrecciano via via.
La notizia non è la conferma dell'esistenza di un missile che ha abbattuto il Dc9 I-TIGI dell'Itavia, ma è piuttosto il fatto che finalmente uno Stato latitante si sia pronunciato contro se stesso su una vergogna ultra trentennale. D'altronde, morto Mitterrand, morto Cossiga, morto Gheddafi, che motivo c'era di continuare a raccontare stupidaggini? Come dite? Giscard D'Estaing? Fondazione Tebe, ma ne parleremo un'altra volta.
A proposito di stupidaggini: su e di Berlusconi se ne possono dire tante, tranne che riesca a tenersi se sente il bisogno di fare una battuta. Di questo e soltanto di questo bisogna parlare in merito alla sua infelice uscita sull'operato mussoliniano.
In parte corretta, ma dalle tempistiche assolutamente sbagliate, la citazione ha risvegliato dal torpore un inferocito Napolitano che ha parlato, con esagerato sdegno, di "derive neonaziste" e ha favorito il compimento del miracolo di San Bersano: tutta la sinistra compatta pro Palestina si è liquefatta e per un giorno è divenuta pro Israele.
Lo hanno accusato di volersi accaparrare i voti dell'estrema destra, pochi, difficili e ribelli, contro i tanti e compatti della comunità ebraica. Chi è il furbo strumentalizzatore?
Non si tratta di una questione di fosforo, non serve a nulla mangiare pesce o prendere qualche pasticca colorata: la memoria, quella memoria, o ce l'hai o non ce l'hai. I più malvagi hanno parlato di demenza senile, ma noi non lo riteniamo così malmesso. Parliamo sempre di Berlusconi, ovviamente.
Anzi, il caso Monte dei Paschi di Siena lo ha galvanizzato, avendo posto in cattiva luce il Partito Democratico in una campagna elettorale che sembra sempre più improntata al "lui è peggio di me".
In relazione alle banche e ai loro "proprietari" possiamo dire che nessuno ha il senso degli affari sviluppato come i commercianti ed è di dominio pubblico che molti di essi, specialmente in determinati settori merceologici, siano di religione ebraica.
Abbiamo chiesto a un venditore di mutande corazzate una semplice lezione di "economia mercantile". Ascoltiamolo: "Occorre acquistare benissimo per vendere bene, cioè con un margine di guadagno tale che consenta di rimanere concorrenziali, ma che, all'occorrenza, permetta di deprezzare il prodotto e non rimetterci mai tempo, mercanzia e soldi". Non ci sembrano le condizioni MPS.
In merito ci ha poi precisato che tutto questo funziona in un mercato che non abbia posizioni di "rendita forzata". Ad una richiesta di chiarimento ci ha risposto sottovoce, fregandosi le mani come un noto giornalista "a domicilio" e guardando a destra e a sinistra (anche metaforicamente): "Bancheee..."
Napolitano e Comintern permettendo, vorremmo ricordare che la crisi del 1929 nel nostro Paese non produsse grandi disagi poiché venne tamponata da una struttura statale solida con la costituzione dell'IRI - possibile anche grazie ad un basso indebitamento con l'estero - ma in Germania fu la goccia che fece traboccare il boccale di birra (o di bile) di un caporale austriaco. Ad ognuno il proprio new deal. Non ci sembra che la cancelliera Merkel ne sia imbarazzata, anzi.
Tirando le somme possiamo affermare che in Italia vengono tenute in fresco, o in caldo che dir si voglia, alcune notizie per oscurarne o stemperarne altre. Ustica e Shoah sono servite a dar l'impressione di una presenza di Stato in un momento di assoluta genuflessione di quest'ultimo ai potentati economici, prendendo non due, ma tre piccioni con una fava (sempre la stessa).
Nonostante tutto ciò, Berlusconi ne esce incredibilmente ancora bene… Fine della soap? No, per uno come lui, se va tutto a puttane, non è poi così male...

Carlo Pompei


Carlo Pompei, classe 1966, “Romano de Roma”. Appena nato, non sapendo ancora né leggere, né scrivere, cominciò improvvisamente a disegnare. Oggi, si divide tra grafica, impaginazione, scrittura, illustrazione, informatica, insegnamento ed… ebanisteria “entry level”.

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