Intervista
"impossibile" al filosofo Augusto Del Noce sulla rinuncia
di Papa Ratzinger
Maestro come sta?
Che domande,
Illustre Dottore, come vuole che vada in Paradiso? Non
potrebbe andar meglio. I luoghi rimembrano la “mia” campagna di Savigliano,
dove lo spirito si acquietava. Ora, ho tanto
tempo libero per meditare… C’è una bellissima nuvoletta, proprio laggiù,
dove trascorro le ore più belle. Ore, ma di quali ore parlo! Qui viviamo
immersi nell’Eterno! Ed è un grande dono, mi creda. Ma a cosa debbo l’onore?
Non ha saputo?
Che cosa?
Della rinuncia di
Papa Benedetto XVI.
Di che parla? Qui la Terra è lontana. Di regola,
si vive nella contemplazione di Dio e, noi filosofi, anche in
quella della Verità...
Ma non c'è identità ?
Certo, in Dio, fede ragione si fondono. Grazie, per l'appunto, alla pace di questi luoghi.
Ma non c'è identità ?
Certo, in Dio, fede ragione si fondono. Grazie, per l'appunto, alla pace di questi luoghi.
Magnifico!
Immagino, che interessantissime conversazioni
intratterrà con i suoi pensatori preferiti: Cartesio,
Malebranche, Vico, Rosmini…
No, contrariamente a
quanto si crede, in Paradiso si è invisibili gli uni agli
altri. Le anime beate si sfiorano senza mai vedersi.
Solo Dio può vederle, sia singolarmente, sia tutte insieme. A proposito,
Illustre Dottore, come ha ottenuto i permessi?
Conoscenze… Quindi,
per tornare in argomento, Maestro, lei non sa nulla di quel che avviene
sulla Terra?
Si. E non mi
dispiace. Da vivo bastava una telefonata o l’apprendimento di una notizia dai
giornali per precipitare in uno stato di prostrazione. Per non
parlare di un mancato approccio personale o di un difetto di intesa…Giovanni
Paolo II è il Papa in carica, cui
spesso va il mio pensiero e che, in vita, non ho mai potuto incontrare
privatamente, malgrado i miei tentativi. E me ne rammarico.
Maestro, Papa Wojtyla
è mancato nel 2005!
Quanto mi dispiace. Non sapevo... Quassù la vita contemplativa scorre solitaria nell'amore di Dio.
Il nome Ratzinger le dice nulla?
Quanto mi dispiace. Non sapevo... Quassù la vita contemplativa scorre solitaria nell'amore di Dio.
Il nome Ratzinger le dice nulla?
Perbacco! Lo ricordo
per la sua tenacia. E poi che mente di prim’ordine! Guardi Illustre Dottore: se
Giovanni Paolo II, e sia detto con la più elevata ammirazione, qualche volta
poteva apparire oscillante tra una volontà di intransigenza e un’apertura a cui
la realtà di fatto lo costringeva, il Cardinale Joseph Aloisius Ratzinger aveva
la tempra del restauratore della fede. Il vero avversario di qualsiasi
riduzione modernista della religione cristiana a funzione vitalizzante
nell’opera di umanizzazione del mondo… Un combattente. Che carattere!
Ora, Maestro,
sono dispiaciuto io... Perché devo darle un gran brutta notizia.
Giusto, riferiva
della rinunzia di Giovanni Paolo II... No. Ha
pronunciato un altro nome... Santi numi, parli, per piacere,
una buona volta! Mi sembra di essere ritornato sulla Terra. E i miei fragili
nervi cominciano a farsi sentire.
Per farla
breve: scomparso Wojtyla, assumendo il nome di Benedetto XVI…
Chi è stato eletto?
Il Cardinal Ratzinger...
Ed è lui che ha rinunziato?
Sì.
E perché?
Ha dichiarato di non
avere più forze sufficienti. Ergo…
Forze fisiche?
Spirituali?
Per ora, non si è
capito bene.
Non ho parole. Di
fatto, il Papa è sceso dalla Croce…
Alcuni lo hanno
scritto.
Santi numi! Pietro la Prima Pietra della
Chiesa, non era forse più debole di Ratzinger, fisicamente e
moralmente? Cosa avrebbe dovuto fare Pietro? Soffocare il
cristianesimo nella culla? E che dire di un Pio VI imprigionato
dalle truppe francesi ? E capace di resistere sino alla
morte? E per giunta in esilio? E nonostante le continue
prepotenze frutto del volgare ateismo politico dei
suoi carcerieri? A meno che...
A meno che....
Non si tratti di un scelta prudenziale oppure ierocratica. E vi sarebbe una bella differenza...
Quale?
La prudenziale è una scelta protettiva nei riguardi di una Chiesa già abbondantemente divisa, per evitare una complicata vacatio nel caso di una lunga malattia del Papa; la ierocratica per porre al servizio di Dio, tutta la forza di un nuovo Papa, capace di incarnare
E allora?
In realtà, e
dispiace dirlo. Scorgo, o quantomeno credo di scorgere, nella
scelta di Ratzinger un sostrato etico. Che però, ritengo debba
essere ricondotto sul piano di un’etica chiusa non solo al soprannaturale ma a
qualsivoglia finalità metafisica.
La prego, cerchi di misurare le parole, perché poi sulla Terra ci leggeranno.
Da quassù, tutto
diventa relativo e piccolo piccolo. Che parlino pure i terrestri...
Diceva Maestro?
Vedo all’opera il
pericoloso principio, così apprezzato da larga parte dei moderni, non tutti
ovviamente, della “realizzazione di sé”, al quale, ad esempio, Celestino V,
protagonista di altro grande rifiuto, era totalmente estraneo. La sua fu
scelta, in certa misura, esemplare, di povertà. Se vuole, né teocratica, né
ierocratica, né prudenziale, né individualistica. Una scelta che dalla
Chiesa si volgeva verso il mondo. Qui, invece, come credo di capire, si tratta
del processo inverso, di un cambiamento di traiettoria: è il mondo che si
rivolge, compenetrandola, verso la
Chiesa. E l’inglobante filosofico del processo è, per
l’appunto, la realizzazione di sé…
Si può spiegare
meglio?
Siamo dinanzi al
pervertimento di una nozione morale fondamentale: quella di libertà. Nella fase
profana dell’epoca della secolarizzazione il riconoscimento della libertà
dell’altro, purché egli si conformi al “sii te stesso” si presenta come
correlativo al disconoscimento dell’ordine universale. Un ordine, che per il
cristiano, non può che essere quello divino, da cui deve atttingere,
vivificandosi, un'umanità, altrimenti dolente… Mentre, secondo
l’etica della città secolare, e perciò priva di qualsiasi finalità
metafisica o soprannaturale, se si vuole essere se stessi si deve rinunciare a
Dio.
E allora? Come
collegare questo fenomeno alla rinuncia di Benedetto XVI?
Stia molto attento.
Sono morto nel 1989. Ora, i personaggi che sino a qualche decennio prima, non
erano accettati nel mondo borghese all’antica, a poco a poco hanno guadagnato
terreno.
E quali sono?
Lo speculatore, la
cortigiana, l’omosessuale e il prete che fa sua la formula della realizzazione
dell’uomo…
Pertanto Ratzinger,
abdicando, avrebbe fatto sua questa formula…
Esatto, rinunziando
ad essere Papa, e prescindendo dalle sue buone o cattive ragioni, Ratzinger ha
realizzato se stesso come uomo, secondo quell’ etica profana del sé che
vent’anni orsono era in pieno sviluppo. E che in seguito, evidentemente,
ha contagiato la Chiesa
e perfino il Santo Padre. Diciamo che dal punto di vista filosofico, Papa Ratzinger,
rinunziando, ha riconfermato, conducendola alle estreme conseguenze, quella
particolare struttura significativa del cartesianesimo, rappresentata dalla
dissociazione di vita spirituale da politica e storia. Vita spirituale,
s’intende, poi intesa da una certa linea di pensiero moderno come
pura realizzazione di se stessi. Uno sfacelo.
Maestro mi perdoni
la caduta di stile, ma desidero capire. Secondo il suo ragionamento: il Papa
deve morire sulla Croce e non ai giardinetti come un pensionato qualunque.
Ciò che dice è
irriguardoso ma esatto. E di certo la rinunzia di
Ratzinger deve essere stata apprezzata dai celebranti della
superideologia dell’umanesimo laico… O sbaglio?
Verissimo. I
superlaici sono stati i primi a chiedere silenzio e rispetto per la “dolorosa
scelta di un Papa malato, vulnerabile come tutti gli uomini”.
Rallegrandosi
in cuor loro per l' atto di debolezza
del Papa, finalmente uomo tra gli uomini. E quindi "se
stesso". Purtroppo, il Santo Padre così facendo, ha ceduto
filosoficamente al nuovo totalitarismo: quello dell’essere se stessi a
qualunque costo. Anche contro Dio. Il che per un uomo di Fede e di
Chiesa, come credevo fosse Ratzinger, è un errore imperdonabile.. Un atto
nichilista che avrà - spero ancora di sbagliarmi -
conseguenze nefaste. Che terribili nuove,
Illustre Dottore, ha condotto con sé dalla Terra.
Maestro mi accorgo
che è molto provato… Forse è meglio che…
Sì, vada, vada pure.
La strada è lunga. Solo un’ultima cosa. Il nichilismo di oggi non è più il
nichilismo tragico di un Nietzsche o, in parte, di un
Dostoevskij, è nichilismo, per così dire
“accettato”, per certi aspetti gaio... Dal momento che
è capace di presentare anche le scelte più
tragiche come semplici e naturali perché giudicate in
sintonia con l' umana debolezza, si badi, non nei
riguardi di Dio, ma della struttura antropologica dell'uomo;
debolezza, che quindi non è frutto
del Peccato Originale e che, nonostante ciò, viene eletta a
valore dirimente ed essenziale. Verso la quale si deve essere
comprensivi e tolleranti perché "gli uomini sono fatti
così". Cosicché, la natura dell'uomo corrotta dal
Peccato, viene apprezzata ed elevata
a valore. La celebrazione di chi erra, anche come errante
- nel senso di colui che procede senza una meta precisa -
è un triste segno dei tempi. In fondo provo pietà per l’errore
di un Papa, probabilmente nichilista gaio senza neppure saperlo.
Pregherò per lui.
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