Il post
di Bernard Dumont, tradizionalista colto e
intelligente, pone un problema fondamentale: quello del
potere all'interno della Chiesa. Può sopravvivere alle varie fazioni
- presenti del resto in ogni istituzione sociale - un Papa
"inadatto" a governare? Sembra proprio di no. E soprattutto se di
debole carattere. Inoltre - e non è una critica - la Tradizione , cui Dumont
si riferisce tra le righe, è sicuramente importante per
molti cattolici. Ma la sua pura e
semplice riproposizione dottrinaria, senza "l'uomo
giusto", ossia un nuovo Papa, "politico" deciso a
fare uso del suo potere, non rischia di
creare altre divisioni? Allora, la vera
domanda è: esiste oggi, all'interno delle più alte gerarchie
cattoliche una figura simile?
(C.G.)
Benedetto
XVI: un Magistero amletico
di Bernard Dumont
A causa della sua
“ingovernabilità”, la Chiesa
ricorda l'Impero Ottomano dell'Ottocento. Insomma, il Vaticano può
essere definito il “grande malato” del XXI secolo. Per quale motivo
ingovernabile? In certa misura, per le numerose questioni accumulatesi in
cinquant’anni, ma soprattutto perché sembra mancare, al suo interno, la volontà
di governare.
Nelle patetiche
dimissioni di Benedetto XVI si fondono i due aspetti. Sotto questo profilo le
motivazioni ufficiali vanno prese alla lettera. L’incapacità di superare il
disordine può essere attribuita a un carattere inadatto per una carica così
importante (ma gli apostoli, e Pietro per primo, non erano nella stessa
condizione di debolezza?). E, a maggior ragione, alla continuità del sistema di
pensiero- che a parole si rifiuta - inaugurato da Giovanni XXIII e mantenuto
dai successori sotto il pretesto di essere "pastorale".
Il potere sovrano appartiene al Pontefice, ma a patto che abbia la
volontà di farne uso.
L’ultima moda
teologica consiste nel parlare di “stili” (Christoph Theobald, Gilles Routhier,
Lieven Boeve, eccetera). Ora, lo “stile” vaticano è quello di non prendere
decisioni chiare e nette per evitare di dispiacere alla cultura dominante. Il
rifiuto di decidere (nelle questione riguardanti fede e disciplina),
paradossalmente, è compatibile con l’autoritarismo. Si rilegga la “Respuesta al
Cardenal Ratzinger” (1985) di Juan Luis Segundo, teologo della liberazione.
Il teologo
uruguaiano accettava di sottomettersi nelle materie chiaramente presentate dal
pontefice come verità di fede, però non accettava di vedersi imporre opinioni
come se fossero articoli di fede. Ma anche
l'arcivescovo Müller, al presente Prefetto della
Congregazione per la
Dottrina e della Fede, insiste su argomenti dello
stesso tipo, quando pretende di dogmatizzare l'interpretazione del
concilio, definendola "riforma nella
continuità", nonché di condannare come "eretici"
chiunque non accetti tale interpretazione.
Pertanto, queste
dimissioni, quali che siano le cause immediate (dietrologiche,
umanistiche, eccetera) e il giudizio che si possa dare sulle possibili
conseguenze (apocalittiche, democratico- riformiste, eccetera), provano lo
scacco in cui è incorso un Magistero, segnato da un’ incertezza degna di
Amleto.
Da questo punto di
vista le dimissioni si possono considerare provvidenziali. Alla ragione
teologica resta il compito di trarne le giuste conseguenze. (trad. di
C.G. e B.D.)
Bernard Dumont
Bernard
Dumont è redattore capo della rivista trimestrale “Catholica” (http://www.catholica.presse.fr/ ). Ha introdotto in Francia il
pensiero di Augusto Del Noce. In Italia ha curato il libro-intervista a Thomas
Molnar, Dove va la
tradizione cattolica? (Edizioni Settimo
Sigillo - http://www.libreriaeuropa.it/scheda.asp?id=4429&ricpag=1 ) .
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