Questa
settimana si sciala: "doppio Pompei". Buona
lettura a tutti. (C.G.)
Soap Italia
di Carlo Pompei
Come in una soap, di
quelle avvincenti, la settimana si è aperta e chiusa in maniera movimentata con
tre questioni: lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena, l'avventata
dichiarazione di Berlusconi nel Giorno della Memoria e, ultima non ultima, la
chiusura (definitiva?) del caso Ustica.
Partiamo da
quest'ultimo per poi vedere come si intrecciano via via.
La notizia non è la
conferma dell'esistenza di un missile che ha abbattuto il Dc9 I-TIGI
dell'Itavia, ma è piuttosto il fatto che finalmente uno Stato latitante si sia
pronunciato contro se stesso su una vergogna ultra trentennale. D'altronde,
morto Mitterrand, morto Cossiga, morto Gheddafi, che motivo c'era di continuare
a raccontare stupidaggini? Come dite? Giscard D'Estaing? Fondazione Tebe, ma ne
parleremo un'altra volta.
A proposito di
stupidaggini: su e di Berlusconi se ne possono dire tante, tranne che riesca a
tenersi se sente il bisogno di fare una battuta. Di questo e soltanto di questo
bisogna parlare in merito alla sua infelice uscita sull'operato mussoliniano.
In parte corretta,
ma dalle tempistiche assolutamente sbagliate, la citazione ha risvegliato dal
torpore un inferocito Napolitano che ha parlato, con esagerato sdegno, di
"derive neonaziste" e ha favorito il compimento del miracolo di San
Bersano: tutta la sinistra compatta pro Palestina si è liquefatta e per un
giorno è divenuta pro Israele.
Lo hanno accusato di
volersi accaparrare i voti dell'estrema destra, pochi, difficili e ribelli,
contro i tanti e compatti della comunità ebraica. Chi è il furbo
strumentalizzatore?
Non si tratta di una
questione di fosforo, non serve a nulla mangiare pesce o prendere qualche
pasticca colorata: la memoria, quella memoria, o ce l'hai o non ce l'hai. I più
malvagi hanno parlato di demenza senile, ma noi non lo riteniamo così malmesso.
Parliamo sempre di Berlusconi, ovviamente.
Anzi, il caso Monte
dei Paschi di Siena lo ha galvanizzato, avendo posto in cattiva luce il Partito
Democratico in una campagna elettorale che sembra sempre più improntata al
"lui è peggio di me".
In relazione alle
banche e ai loro "proprietari" possiamo dire che nessuno ha il senso
degli affari sviluppato come i commercianti ed è di dominio pubblico che molti
di essi, specialmente in determinati settori merceologici, siano di religione
ebraica.
Abbiamo chiesto a un
venditore di mutande corazzate una semplice lezione di "economia mercantile".
Ascoltiamolo: "Occorre acquistare benissimo per vendere bene, cioè con un
margine di guadagno tale che consenta di rimanere concorrenziali, ma che,
all'occorrenza, permetta di deprezzare il prodotto e non rimetterci mai tempo,
mercanzia e soldi". Non ci sembrano le condizioni MPS.
In merito ci ha poi
precisato che tutto questo funziona in un mercato che non abbia posizioni di
"rendita forzata". Ad una richiesta di chiarimento ci ha risposto
sottovoce, fregandosi le mani come un noto giornalista "a domicilio"
e guardando a destra e a sinistra (anche metaforicamente):
"Bancheee..."
Napolitano e
Comintern permettendo, vorremmo ricordare che la crisi del 1929 nel nostro
Paese non produsse grandi disagi poiché venne tamponata da una struttura
statale solida con la costituzione dell'IRI - possibile anche grazie ad un
basso indebitamento con l'estero - ma in Germania fu la goccia che fece
traboccare il boccale di birra (o di bile) di un caporale austriaco. Ad ognuno
il proprio new deal. Non ci sembra che la cancelliera Merkel ne sia
imbarazzata, anzi.
Tirando le somme
possiamo affermare che in Italia vengono tenute in fresco, o in caldo che dir
si voglia, alcune notizie per oscurarne o stemperarne altre. Ustica e Shoah
sono servite a dar l'impressione di una presenza di Stato in un momento di
assoluta genuflessione di quest'ultimo ai potentati economici, prendendo non
due, ma tre piccioni con una fava (sempre la stessa).
Nonostante tutto
ciò, Berlusconi ne esce incredibilmente ancora bene… Fine della soap? No, per
uno come lui, se va tutto a puttane, non è poi così male...
Carlo Pompei
Carlo Pompei, classe
1966, “Romano de Roma”. Appena nato, non sapendo ancora né leggere, né
scrivere, cominciò improvvisamente a disegnare. Oggi, si divide tra grafica,
impaginazione, scrittura, illustrazione, informatica, insegnamento ed…
ebanisteria “entry level”.
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