martedì 25 giugno 2024

"Marina, Marina, Marina..."

 

 


Prima liquidiamo l’ignorante. Nel senso di chiunque ignori le basi della storia moderna. Oltre quelle della scienza politica (poi diremo). Parliamo del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Che uno storico del calibro di Armando Saitta, nei tempestosi anni Settanta, dopo una risposta del genere, avrebbe cacciato dall’aula. Ricordiamo un esame. Avevamo accompagnato in macchina un amico assistente in ritardo. Saitta dette giustamente il benservito a uno studente che aveva scambiato Pietro Verri, illuminista lombardo, morto alla fine del Settecento, per la precisione nel 1797, con Giuseppe Prina, odiato ministro napoleonico linciato dalla folla nel 1814.

Figurarsi che fine avrebbe fatto con Saitta Sangiuliano, che in pratica ha dichiarato che Colombo e Galilei passeggiavano insieme. O magari si scrivevano… Un ministro così ignorante (della storia moderna) dovrebbe dimettersi o essere dimesso subito.

Sangiuliano non è nuovo a queste cose: quando non era ancora ministro, uscì la sua prefazione a una pessima edizione di un capolavoro della scienza politica: La sociologia del partito politico nella democrazia moderna di Roberto Michels. Puro analfabetismo politologico, molto rozzo, all’insegna del Michels-è-di-destra-e-può-tornarci-utile-contro-la-sinistra. Michels ridotto a lottizzato Rai. Una vergogna (*).

E su Sangiuliano è tutto.

Ci ha deluso invece Marina Valensise (cognome illustre a destra, il padre, Raffaele, avvocato, fu per lunghi anni forbito parlamentare missino), oggi ottima firma delle pagine culturali del “Messaggero” ( e prima ancora del “Foglio”). Per quale ragione? Semplicissimo. Ha tradotto, studiato, collaborato, tra gli altri, con François Furet, il grande storico francese. Insomma donna dal serio passato accademico, prestigiosi incarichi istituzionali, con uso di mondo quindi, scrittrice colta e preparata. L’esatto contrario di Sangiuliano, analfabeta politologico, ora anche storiografico.

Dicevamo della delusione.

Sulla partecipazione italiana alla Buchmesse 2024 la destra non ha gradito una lettera di quaranta intellettuali italiani in cui si parla di spazi di libertà limitati in Italia, eccetera, eccetera (**). Del tema esclusioni, già ci siamo occupati (***). Nella polemica che ne è seguita, e che è ancora in corso, sono intervenuti alcuni intellettuali, diciamo non di sinistra, tra i quali Marina Valensise. Come per la monaca di Monza: la sventurata rispose. E cosa ha detto?

« “Anch’io – racconta all’AdnKronos la Valensise – ho ricevuto questa lettera e non l’ho sottoscritta. Penso che quando uno rappresenta l’Italia rappresenta il Paese e non il governo italiano. Andare quindi in una manifestazione internazionale con un animo ostile alle istituzioni non mi sembra che sia una scelta giusta”, osserva la Valensise che riflette: “Noi non ci muoviamo in un ambito locale, territoriale o comunale dove possiamo far valere le fazioni degli uni sugli altri, ma ci muoviamo in un ambito internazionale. Non rappresentiamo il governo, siamo rappresentanti della cultura e della Nazione italiana”. “Insomma – dice la Valensise – l’idea di porsi in una situazione di antagonismo con le istituzioni non mi sembra buona. Io per questo non mi sono associata”» (****).

Qual è il succo? Che uno scrittore prima di essere scrittore deve essere italiano.

Per parlare difficile: tipica logica olistica, molto pericolosa, perché vi prevale il tutto sulla parte. Con risvolti concreti: nessun antagonismo, eccetera, eccetera, con rischi involutivi fino al famigerato "credere, obbedire, combattere". Detto altrimenti: “la cultura” e la “Nazione italiana”, per usare le parole della Valensise, devono sempre prevalere sulle idee del singolo individuo, in questo caso l’individuo-scrittore. 

Una enormità che – diciamo per l’Italia – ci riporta agli anni bui del Ventennio, quando era Palazzo Venezia a dirigere la musica. Insomma non un  innocuo vintage, tipo le vanzinate al sapore di sale.

Crediamo non sia un problema di distinzione tra Governo da un lato e Nazione dall’altra. E nel senso inteso dalla Valensise. Cioè il governo può essere di destra, ma come italiano non sono di destra né di sinistra, quindi  devo  obbedire al canto della terra…

No, non può essere così. E allora? Lo scrittore è sempre un apolide (dentro, nell’anima) oltre che apota (come diceva Prezzolini), quindi, non ci sono governo, istituzioni, paese, nazione, terra che tengano. Ubi bene, ibi patria. Punto.

Insomma, se per Sangiuliano, si può parlare di richiamo dell’ignoranza storica (e politologica), per Marina Valensise invece non riusciamo a trovare una spiegazione plausibile. Richiamo della foresta “nera”, diciamo? Come è possibile, così colta e di mondo?

Come concludere? Non siamo, prima di essere scrittori, tutti italiani? E allora cantiamo: “Marina, Marina, Marina, O mia bella mora/ No non mi lasciare/ Non mi devi rovinare/ Oh, no, no, no, no, no…

Carlo Gambescia

(*) Qui: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2022/09/un-michels-da-incubo.html .
(**) Qui: https://www.illibraio.it/news/editoria/italia-buchmesse-lettera-scrittori-1456705/ .
(***) Qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2024/05/buchmesse-2024-e-gacobinismo-culturale.html .
(****) Qui: https://www.adnkronos.com/cultura/buchmesse-valensise-si-rappresenta-litalia-e-non-governo-in-carica_6781sxkRX51RupqvIYDzIN .

 

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