Cronache di ordinario razzismo di fine anno
Il futuro ha un cuore antico. Anzi
arcaico…
Ultimo
giorno del 2019. I giornali diffondono previsioni non solo per il prossimo anno ma addirittura
per il decennio successivo. Si indicano
trend, si formulano micro e macromodelli, con una presunzione che spaventa.
In
realtà, non c’è alcuna necessità di andare così lontano, né di impostare
equazioni e funzioni, basta prendere un taxi e possedere alcune informazioni di
base.
Innanzitutto,
che le opinioni dei tassisti, e non solo durante le elezioni, sono un
specie di termometro sociale. Si tratta di cosa
sulla quale c’è accordo addirittura tra i sondaggisti, perché il tassista rappresenta l’uomo medio, il sapere collettivo ordinario, eccetera, eccetera.
Vengo
al punto. Ieri ho preso un taxi. Al volante
c’era un uomo di quarant’anni,
fisicamente ben piantato, ordinato nel vestire, dai modi garbati, silenzioso
quanto che basta. A un certo punto, davanti al semaforo in attesa del verde,
scorgiamo, mentre attraversano, due
donne africane, giovani, dai sederi prominenti. Il tassista,
girandosi, testuale, mi dice: “Dotto',
non so come 'a pensi lei, io non so' razzista, però, ogni vorta che devo scarrozza' pe' Roma ste’ culone, dopo so' costretto a lava' la macchina perché puzzano troppo… Io non so’ razzista, ma queste nun se lavano”.
Imbarazzatissimo
- io - non rispondo e
cambio discorso. Fortunatamente, la corsa dura ancora pochi minuti. Pago, saluto e scendo. Il tassista ricambia cordialmente,
felice, credo, di non dover lavare i sedili…
Ora, il punto sociologico non è solo quel che ha
detto il tassista, ma la naturalezza con cui si è espresso . Come dire? Il suo razzismo ordinario,
addirittura banale.
Evidentemente,
si tratta della sua normalità: dice cose
che nessuno gli contesta, quindi condivise, frutto di un sapere tacito e diffuso, dove si dà per
scontato, come per qualsiasi altro luogo
comune, che "il nero puzzi". E non perché abbia una secrezione ascellare differente (
e la stessa cosa vale anche per i “bianchi” e le altre etnie), effetto
di
fattori metabolici e ambientali, ma perché “non si lava”.
Ora,
se anni di scuola dell'obbligo, televisione, cinema, internet, supermercati, ristoranti etnici, turismo di massa, non hanno
influito minimamente su questo luogo comune razzista, sarà difficile che ciò possa avvenire in futuro.
Anche
perché, se al dato soggettivo della corsa in taxi, si affianca il dato statistico oggettivo, che
prova che due italiani su tre sopravvalutano numericamente la presenza di immigrati, e che un italiano su due è
contro l'accoglienza in particolare degli africani, la prognosi sociologica, almeno per ora, appare infausta.
Perciò
si possono pure fare tutte le previsioni possibili, ma l’uomo “bianco” sembra non aver perduto i suoi vieti pregiudizi. Il futuro sembra avere un cuore antico. Anzi
arcaico.
Dimenticavo, buon 2020 a tutti...
Carlo Gambescia