martedì 31 dicembre 2019

Cronache di ordinario razzismo di fine anno
Il futuro ha un cuore antico. Anzi arcaico…

Ultimo giorno del 2019. I  giornali diffondono  previsioni non solo per il prossimo anno ma addirittura per il decennio successivo. Si  indicano trend, si formulano micro e macromodelli, con una presunzione che spaventa.
In realtà, non c’è alcuna necessità di andare così lontano, né di impostare equazioni e funzioni, basta prendere un taxi e possedere alcune informazioni di base.  
Innanzitutto, che le opinioni dei tassisti, e non solo durante le elezioni,  sono  un specie di termometro sociale. Si tratta di   cosa sulla quale c’è accordo  addirittura  tra i sondaggisti, perché il tassista rappresenta l’uomo medio, il sapere collettivo ordinario, eccetera, eccetera.
Vengo al punto. Ieri ho preso un taxi.  Al volante c’era  un uomo di quarant’anni, fisicamente ben piantato, ordinato nel vestire, dai modi garbati, silenzioso quanto che basta. A un certo punto, davanti al semaforo in attesa del verde, scorgiamo, mentre attraversano,  due donne africane, giovani, dai sederi prominenti.  Il tassista, girandosi,  testuale, mi dice: “Dotto', non so  come 'a  pensi lei, io non so' razzista, però, ogni vorta che devo scarrozza'  pe' Roma  ste’ culone,  dopo so' costretto a lava' la macchina  perché puzzano troppo… Io non so’ razzista, ma queste  nun se lavano”.
Imbarazzatissimo - io -   non rispondo e  cambio discorso. Fortunatamente, la corsa dura ancora  pochi minuti. Pago,  saluto e scendo. Il tassista  ricambia cordialmente, felice, credo, di non dover lavare  i sedili…

Ora,  il punto sociologico non è solo quel che ha detto il tassista, ma la naturalezza con cui si è espresso .  Come dire? Il suo razzismo ordinario, addirittura banale.
Evidentemente, si tratta della  sua normalità: dice cose che nessuno gli contesta, quindi condivise, frutto di  un sapere tacito e diffuso, dove si dà per scontato, come per  qualsiasi altro luogo comune, che "il nero puzzi". E non perché abbia una secrezione ascellare differente ( e la stessa cosa vale anche per i “bianchi” e le altre  etnie),  effetto  di  fattori metabolici e ambientali, ma perché “non si lava”.
Ora, se anni di scuola dell'obbligo,  televisione, cinema,  internet, supermercati, ristoranti etnici,  turismo di massa,  non hanno influito minimamente su questo luogo comune razzista, sarà difficile che ciò  possa avvenire in futuro.
Anche perché, se al dato soggettivo della corsa in taxi, si affianca il dato  statistico oggettivo,   che  prova  che due italiani su tre  sopravvalutano numericamente la presenza di immigrati,   e che un italiano su due è contro l'accoglienza in particolare degli  africani,  la prognosi sociologica,  almeno per ora,  appare infausta.  
Perciò si possono pure fare tutte le previsioni possibili, ma l’uomo “bianco”  sembra non aver perduto i suoi  vieti  pregiudizi.  Il futuro sembra avere un cuore antico. Anzi arcaico.
Dimenticavo, buon 2020 a tutti...


Carlo Gambescia