Altro giro, altra banca…
L’allegra
finanza della Banca Popolare di Bari,
come di altre banche salvate dalla politica, dall’ Etruria
alla Carige, passando per Mps e
banche venete, tutte con bilanci da far
paura, rimanda a una questione generale.
Quale? Quella del rapporto tra politica
ed economia. O se si preferisce tra
ricerca del consenso e leggi di
mercato.
In
Italia, in linea pratica, la questione si è sempre risolta con salvataggi,
quindi ricorrendo a interventi politici per evitare, come si dice, crolli a catena. E soprattutto - ecco la verità - cadute politiche per i governanti, da Conte a Mussolini.
Ancora
oggi, si celebra indecorosamente la
politica fascista del credito che iniettò
negli anni Trenta nel circuito bancario italiano, nonostante il basso livello salariale cui erano costretti
gli italiani, fior di denari, per evitare fallimenti bancari di massa.
In
genere, si celebra pure, sempre indecorosamente, il criterio della divisione tra credito
industriale e credito al consumo (semplifichiamo), come grande rimedio per proteggere i consumatori. In
realtà, se una banca ignora le leggi di
mercato, svendendo titoli e crediti, prima o poi fallisce, a prescindere dalle trovate istituzionali.
Il denaro ha un prezzo che deve essere stabilito dalle leggi della domanda e dell’offerta e non dallo stato, che invece quasi sempre risponde alle leggi del consenso elettorale e clientelare. La moneta cattiva scaccia quella buona. Passi per il politico, ma un banchiere dovrebbe saperlo.
Il denaro ha un prezzo che deve essere stabilito dalle leggi della domanda e dell’offerta e non dallo stato, che invece quasi sempre risponde alle leggi del consenso elettorale e clientelare. La moneta cattiva scaccia quella buona. Passi per il politico, ma un banchiere dovrebbe saperlo.
Pertanto, sia chiaro, si interviene, come nel caso
della Banca Popolare di Bari, in barba alle leggi di mercato, facendo pagare i
conti finali a tutti i cittadini. Perché, come altre volte, si contribuisce a tenere in piedi realtà che
economicamente non meritano di vivere.
Il
lettore penserà, ma allora i poveri risparmiatori che hanno investito nella
Popolare? Peggio per loro. Potevano informarsi meglio: la brama di profitti a buon mercato fa
sottovalutare i normali rischi di mercato. Si chiama anche imprevidenza, dal
momento che si dovrebbe capire, e dunque prevedere, che i rischi crescono in parallelo alla redditività dell’investimento. Nessun pasto è gratis. O è gratis solo per i fessi che si credono furbi.
Se poi il banchiere imbroglia c’è il codice penale. Certo, i tribunali sono quel che sono… Perciò l’alea giudiziaria italiana dovrebbe far parte del rischio di investimento. Tradotto: "Sì, l'affare sembra buono, però poi se qualcosa dovesse andare storto, i tempi della giustizia sono lunghi e costosi". E invece, non ci si pensa. Come dire? “Basta ca ce sta ‘o sole, basta ca ce sta ‘o mare…”.
Se poi il banchiere imbroglia c’è il codice penale. Certo, i tribunali sono quel che sono… Perciò l’alea giudiziaria italiana dovrebbe far parte del rischio di investimento. Tradotto: "Sì, l'affare sembra buono, però poi se qualcosa dovesse andare storto, i tempi della giustizia sono lunghi e costosi". E invece, non ci si pensa. Come dire? “Basta ca ce sta ‘o sole, basta ca ce sta ‘o mare…”.
Come
si vede, sono sufficienti pochi ma buoni principi. Invece, anche questa volta lo stato interverrà per salvare banchieri
allegri e risparmiatori imprevidenti. Si
parla addirittura di una Banca del Sud e di nazionalizzazioni : una festa per corrotti,
corruttori e comuni imbecilli.
Qualcuno
si chiederà perché eventualmente non si possano
salvare solo i risparmiatori, punendo i banchieri. Non si
può, per il semplice fatto, che in un
quadro dove la politica demagogicamente detta le regole dell’economia, i
politici hanno bisogno della gratitudine degli uni come degli altri: di soldi e voti, insomma. Compri due paghi uno, tanto il resto lo pagano i cittadini previdenti.
La
politica dovrebbe fare un passo indietro. Purtroppo non può più, perché, soprattutto
in Italia, lo stato è inevitabilmente embricato nell’economia. Sicché
non si può punire una banca senza poi non dover punire tutte le altre.
Di conseguenza si preferisce assolverle tutte e fare bella figura asserendo che
lo si fa per i risparmiatori. Il che è vero, ma solo in parte.
E
così via, altro giro, altra banca… “Basta ca ce sta ‘o sole, basta ca ce sta ‘o mare…”.
Carlo Gambescia
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