mercoledì 15 maggio 2024

La destra e il problema cognitivo

 


La destra, oggi al governo, ha un problema cognitivo. Probabilmente i paroloni non aiutano i lettori a capire. Diciamo allora che con cognitivo si intende tutto ciò che concerne la conoscenza. Cioè i processi di percezione, immaginazione, memoria, schemi e forme di ragionamento, inerenti al comportamento.

Attenzione, nessun “razzismo”: i cervelli a destra, sinistra, centro eccetera, sono identici. Ad essere differenti sono i contenuti che variano culturalmente fino al punto di causare quei problemi ai quali alludiamo.

Problemi, nel senso della formulazione di soluzioni sbagliate che nascono da un’ interpretazione (ecco la cognizione) della realtà che non è in sintonia con la realtà.
 

Si pensi – per capirsi subito – a un contadino medievale, salito su una specie di macchina del tempo storia e ritrovatosi all’improvviso nel XXI secolo. Ne combinerebbe di tutti i colori

Diciamo questo, perché in Rete circolano buone analisi sulle teorie complottiste sposate da non pochi esponenti di Fratelli d’Italia a proposito degli "attacchi" alla famiglia, all’identità italiana, alle tradizioni, eccetera.  Buone analisi che però non vanno fino in fondo alla questione.

Perché la prima cosa che un analista deve chiedersi è come sia possibile che un ministro della Repubblica, ad esempio Lollobrigida, possa parlare di teoria della sostituzione e di difesa dell’etnia italiana (o comunque bianca).

Insomma il vero problema non è che il ministro dica una cosa non vera ( perché non esiste alcuna etnia italiana), ma come sia arrivato a dire certe cose. Già messe in discussione, più di un secolo fa, ai tempi di Lombroso, Niceforo, Sergi, Ferri, Colajanni e altri antropologi positivisti. Quando si polemizzava vanamente sull’esistenza o meno di una inferiorità razziale degli italiani meridionali rispetto ai settentrionali.

Il perché, in prima battuta, rimanda all’auto-isolamento culturale della destra. Che dura da quasi ottant’anni e che  trae alimento dalle radici anti-illuministe dei fascismi. Radici che rimandano alla rivolta contro la ragione capitanata dal romanticismo ottocentesco.

Ovviamente a destra si parla tuttora di emarginazione e discriminazione. Ci si compiange. Ed è probabile che le cose dopo la guerra siano andate così. Ma si è trattato della naturale autodifesa della società aperta contro i suoi nemici (per dirla con Popper). “Crimini” del pensiero, senza vittime, per impedire a un pugno di pericolosi reazionari di impossessarsi nuovamente del potere.

Perciò, ora che la destra, in particolare quella dalle radici fasciste, è tornata al potere, tra l’altro piena di rancore, è inevitabile che le cognizioni reazionarie di un tempo tornino a galla. Perciò – ecco il punto cognitivo importante – la destra si comporta come è sempre stata.

Non capisce. La destra è così. Probabilmente il principale modello culturale che ha alimentato il mondo neofascista nel dopoguerra è quello del “romanticismo fascista”. Un “archetipo” che privilegia l’emotività e l’ immaginazione politica alla ragione e al realismo scientifico.

Si dirà, giustamente, che l’uomo è al tempo stesso ragione e passione. Tuttavia – ecco il problema cognitivo di fondo – per chiunque sia imbevuto di romanticismo fascista gli esseri umani sono un coacervo di emozioni. Di qui, la mitologia sul carattere dei popoli, sulle razze, sul valore della tradizione, del mito, della famiglia, della nazione eccetera, eccetera. Contenuti, che ritroviamo, magari semplificati, nei processi di percezione, immaginazione, memoria, ragionamento che innervano i comportamenti di un Lollobrigida.

Ovviamente si può cambiare. Usare la ragione, nel nostro caso, significa evitare anche il razzismo della ragione.

Però, il punto è un altro. I tantissimi Lollobrigida di Fratelli d’Italia vogliono cambiare? Si rendono conto dell’enormità e dell’ infondatezza di quel che affermano?

Il problema, va oltre le polemiche con la sinistra, perché rinvia all’accettazione della modernità, della ragione, del liberalismo. Insomma dell’orizzonte moderno. Un'accettazione che neppure sembra porsi. Quasi per  riflesso pavloviano.  

Una scelta, si badi bene, che la stessa  sinistra sembra oggi  rimettere in discussione. Si pensi, ad esempio,  alle idee reazionarie difese dalle correnti ecologiste.

Concludendo, come si può intuire, il cerchio cognitivo della destra si chiude su se stesso: la destra dice certe cose, non rendendosi conto di dire certe cose.

Pertanto anche le critiche più che giustificate scivolano addosso ai suoi politici. E per giunta ora la destra ha il potere. E lo usa.

Carlo Gambescia

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