Ieri con un caro amico spagnolo si ragionava di Vox e Fratelli d’Italia. Proponendo alcuni raffronti.
In realtà, Vox e Fratelli d’Italia non rivendicano mai esplicitamente il franchismo e il fascismo. La tecnica è più o meno la stessa, silenzio e rimozione dal discorso pubblico.
Con una differenza fondamentale però. Santiago Abascal viene dal Partido Popular , Giorgia Meloni, rivendica la popria identità missina, cioè di un partito dalle radici fasciste. Le famigerate “radici che non gelano”.
Il Partido Popular spagnolo è nato dalla riunificazione delle destre legatarie disposte ad accettare (semplifichiamo) i principi del liberalismo, dell’alternanza, del pluralismo (Aznar) e quelli di un realismo politico, grato per certi aspetti dell’opera di Franco, ma con lo sguardo decisamente rivolto verso il futuro ( Fraga Iribarne). Il Partido Popular spagnolo, oggi è un partito europeo nel senso pieno del termine, liberal-democratico, europeista, filo-occidentale, favorevole all' economia di mercato.
Vox in qualche misura ne è la costola destra, molto a destra, ma esterna diciamo. Un partito, parliamo di Vox, che purtroppo, questo sì, al momento, sembra desiderare di spostarsi ancora più a destra. Di qui la sua crescente simpatia per Fratelli d’Italia.
Il che a nostro avviso è un errore. Come nel gioco dell’oca, il rischio è quello di tornare indietro alla casella iniziale da cui sono partiti Fraga e Aznar (semplifichiamo). Si chiama anche involuzione politica.
In realtà Giorgia Meloni rinvia, per simpatie ideologiche, a Blas Piñar, che respinse la “transizione” alla democrazia, e fondò un partito di nostalgici, neofranchista, dallo scarso successo, Fuerza Nueva, scomparso nel 1982. Partito che aderì all’Eurodestra voluta all’epoca dal leader neofascista Giorgio Almirante. Alleanza che che includeva lepenisti e ammiratori greci dei colonnelli.
Dicevamo Blas Piñar. In reltà alle spalle (ideologiche) di Giorgia Meloni, che, praticamente, ha cancellato l’esperienza di Alleanza Nazionale (non ne parla mai), c’è Almirante, un Blas Piñar, più abile, pragmatico e fortunato. Il Movimento Sociale Italiano si consolidò come presenza stabile all’estrema destra del Parlamento fino al suo scioglimento nel 1995. Quando, dalle sue ceneri, nacque Alleanza Nazionale, guidata da Gianfranco Fini. Partito ufficialmente durato fino al 2009, confluito nel Popolo della Libertà di Berlusconi, per poi uscirne e dissolversi di fatto nel 2015. Dopo di che venne il turno (2012), come sembra fortunatissimo, di Fratelli d’Italia, tornato fedele all’identità missina. Che vede Giorgia Meloni al suo comando dal 2014.
In realtà è come se oggi, ideologicamnete parlando, governassero i nipotini politici di Almirante, un Blas Piñar consolidatosi.
Almirante rivendicava il neofascismo in modo più sobrio, Piñar meno: il suo rapporto con l’eredità ideologica di Franco (un dittatore che a differenza di Mussolini tenne fuori la Spagna dalla Guerra mondiale e ne favorì la modernizzazione) era più fitto.
Certo Vox, al momento, è su un piano inclinato, il rischio “ritorno alla casella di partenza” è reale. Ma tra Santiago Abascal e Giorgia Meloni, è quest’ultima ad essere a più destra, nel senso delle radici fascista. Quindi è l’Italia a rischiare di più.
Oggi la Spagna, fortunatamente, ha la sua Alleanza Nazionale: il Partido Popular. Un partito che però ha dimostrato, a differenza di Alleanza nazionale, di aver completato il processo di liberal-democratizzazione. Una forza politica, piaccia o meno, totalmemte affidabile sul piano costituzionale ed europeo.
Cosa che invece, come detto, non è accaduta in Italia: Fini, personaggio politico mediocre, è andato a fondo. Di conseguenza Almirante e Blas Piñar parlano attraverso Giorgia Meloni. Diciamo pure che nella leader di Fratelli d’ Italia la traccia almirantiana è più visibile: il famigerato manganello e doppio petto. Probabilmente Giorgia Meloni nulla sa di Piñar (eventualmente può chiedere al dottor Magliaro…). Ma la natura antiliberale di Fratelli d’Italia è la stessa di Fuerza Nueva.
Non ci si faccia trarre in inganno dal pragmatismo meloniano e dal suo studiato atteggiamento da “mamma che lavora”. Se proprio la si deve definire mamma, il pensiero dovrebbe andare – politicamente parlando, per carità, nulla di personale – a “Mamma Ebe”.
Per ora, in qualche misura la Spagna con Vox, è messa meglio dell’Italia. Sempre che Santiago Abascal non regredisca del tutto, per sposare politicamente, “spagnolizzandola” la causa di Giorgia Meloni.
Anche perché la situazione italiana, così come si è sviluppata negli ultimi cinquant’anni, rimane molto differente da quella spagnola. Si pensi a uomini politici di destra (solo per fare alcuni nomi) del calibro di Adolfo Suárez, già franchista (per alcuni però molto tiepido), ma intelligente artefice, con il re Juan Carlos, della transizione alla democrazia liberale; Manuel Fraga Iribarne, il pirotecnico e coltissimo fondatore del Partido Popular; José María Aznar, il grande modernizzatore liberale della destra spagnola.
Invece l’Italia chi ha avuto? Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini: un imprenditore populista e bon vivant, e un uomo politico di mezza tacca. Un totale disastro.
Un fallimento che però spiega il ritorno al potere del neofascismo missino.
Gente che nulla ha imparato, nulla ha dimenticato.
Carlo Gambescia
Sarà che quest'epoca di transizione tarda a concludersi, sarà che le attuali formazioni politiche hanno dovuto fare i conti con il populismo, a me sembra che tutti questi approdi ideologici, iniziati trent'anni fa, siano tuttora molto fluidi.
RispondiEliminaBuona domenica
Anche questo è vero. Grazie del commento e buona domenica anche a lei.
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