Cominciamo
l’anno con una bella tirata d’orecchi, quelli di Marcello Veneziani.
L’intellettuale
di Bisceglie ha ricordato sul “Giornale”
la figura di Mirko Tremaglia, passato a miglior
vita venerdì scorso. Tremila battute, niente di che… Ormai
Veneziani si è specializzato in pezzi alla “Così parlò Bellavista”. Come questo, dove
parla della prematura morte di Marzio Tremaglia e del dolore del padre Mirko,
bergamasco: “Quella morte prematura lo invecchiò di colpo, e per anni visse nel
ricordo di lui, con una teatralità del dolore tipica delle culture siculomediterranee”. Capito il dilemma? Uomini di doccia o uomini di bagno?
Dopo di che, Veneziani-De Crescenzo (però lui non vende come lo scrittore-regista
napoletano…), sottolinea “che la parabola politica ed esistenziale di
Tremaglia è segnata da tre paradossi". Chiunque sbavi per l’antiquariato fascista può leggere
l’articolo qui: http://www.ilgiornale.it/interni/tremaglia_e_paradossi_fascista_duro_e_puro/31-12-2011/articolo-id=564905-page=0-comments=2.
Esiste
però un quarto paradosso. Che riguarda Veneziani. Il quale, nella chiusa, se ne esce così “I saluti romani sono fuori luogo, fuori tempo
e fuori legge ma consentite almeno l’estremo saluto romano per i fascisti
morenti, unito al congedo che lui avrebbe voluto: camerata Mirko Tremaglia presente”.
Perfetto.
Ma, ecco il paradosso, come mai, visto che
anche noi eravamo presenti, ai funerali di Giano Accame, altro “fascista morente”, il buon Veneziani, di cui ricordiamo sempre in quell’occasione il supponente atteggiamento da etnologo in
mezzo a una tribù di sfigati, si guardò bene dal salutare romanamente? Perché salutare romanamente a corrente
alternata?
Ai
lettori l’ardua sentenza.
Carlo Gambescia
P.
S.
Anche noi non salutammo (romanamente), ma come potevamo salutare, non essendo mai stati fascisti né
neo-fascisti ?
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