In economia, tutto torna. E, probabilmente, anche le
compagnie politicamente scorrette... Infatti, come spiega l’amico Teodoro
Klitsche de la Grange , gratta gratta... e sotto Monti rischiamo di trovare Hjalmar Schacht (nella
foto), il ministro dell’economia di Hitler, poi “dimissionato”, perché
contrario (per ragioni squisitamente economiche...) alla politica di riarmo e
quindi alla definitiva fusione tra banca e moschetto. Ovviamente, Monti ha
davanti a sé non Hitler ma la
Merkel. Che tuttavia potrebbe quanto prima
"dimissionarlo". Schacht, che pensò di pagare i creditori del Reich con le
cambiali MEFO, nel dopoguerra, abilmente riconvertitosi all'economia di
mercato, fondò una banca, mettendoci denari propri. Mentre Monti, chissà che
fine farà... Per ora, "Super Mario", autorizzando la Pubblica Amministrazione
a pagare i creditori con titoli di Stato, non fonda banche, bensì le aiuta…
proprio come il primo Schacht. E con i denari di chi? Degli italiani, of course.
Buona lettura. (C.G.)
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Schacht e Monti, gratta gratta…
di Teodoro Klitsche de la Grange
Non credo che l’amico Carlo Gambescia, sia stato colpito da
improvviso e incontenibile amore verso il governo tecnico, come la maggior
parte della stampa italiana; comunque una delle novità introdotte dal decreto
mi è particolarmente piaciuta (aggiungo subito di non essere innamorato: altre
non mi hanno suscitato lo stesso sentimento).
Questa è la possibilità - evidenziata dalla stampa - di poter pagare i creditori
della P.A. (su richiesta dei medesimi) con titoli di Stato; alla quale vorrei
esternare due apprezzamenti, chiedendo fin d’ora scusa ai lettori per le
castronerie che scriverò dato che, non essendo un economista, navigo “a vista”
(spero meglio del comandante della “Concordia”).
La prima: pagando debiti con titoli e non con moneta si ottengono diversi
benefici, sia per i creditori che per i debitori (le pubbliche
amministrazioni). Il più importante dei quali consegue al male principale della
Repubblica: la presenza di una burocrazia poco efficiente e spesso,
guicciardinianamente, orientata al “particulare” (del burocrate). Per cui la
scarsità del mezzo di pagamento, cioè del denaro stanziato nei bilanci, diventa
la scusa per selezionare tra i creditori quelli più graditi all’Amministrazione
(do you remember lady ASL?), disposti a ringraziare concretamente l’ “ufficiale
pagatore”. Ma non è solo questo (problema a un tempo di par condicio e di
moralità pubblica): gli è che molto spesso la “mora” cioè l’inadempienza del
debitore (e l’inefficienza della giustizia) consente sì di pagare con molto
ritardo, ma a costi maggiorati (interessi sempre, spesso rivalutazione, danni
ulteriori, spese legali). Per cui quello che è un buon affare per il burocrate
si rivela spesso mediocre (o cattivo) per l’amministrazione.
Vero che qualcuno, come l’amico Carlo, mi obietta che a guadagnarci saranno le
Banche, scontando i titoli: sicuramente è così, ma nell’attuale temperie
possono guadagnarci assai di più, aprendo (se loro aggrada) credito a interessi
ben superiori a quelli praticati per lo sconto di titoli, alle imprese in
difficoltà per i ritardi. Per cui l’interesse delle banche, che trovano sempre
nelle istituzioni tutori amorevoli, è salvaguardato da tale sistema, ma – forse
– non incrementato.
La seconda: una manovra del genere vuol dire porre accanto al mezzo di
pagamento primario, cioè la moneta, un altro mezzo di pagamento: il titolo di
Stato. Il che, scusatemi per l’ignoranza economica, significa svincolarsi (in
parte) dall’euro (e dalla supremazia tedesca), non essendo più necessario –
almeno nell’immediato – essere provvisti di molti euro per pagare. E, peraltro
mi pare meno condizionante politicamente avere come creditori tanti italiani
che qualche grosso fondo, o magari il FMI, il quale, se presta quattrini, non
lo fa sicuramente con spirito francescano.
In sostanza mi sembra che questa soluzione abbia diverse analogie con quello
che fece Hijalmar Schacht, Ministro dell’economia di Hitler, il quale
trovandosi negli anni trenta a dover risollevare la Germania dalla grande
depressione e contemporaneamente a finanziare il programma di opere pubbliche
(e di riarmo) tedesco, pensò di pagare i creditori del Reich con le cambiali
MEFO, accettate da tale società, garantite dallo Stato e tratte dai fornitori
del medesimo (per merci o servizi già resi o da rendere in breve al Reich).
Cambiali rinnovabili a lungo termine (cinque anni) e scontabili in ogni momento
presso la
Reichsbank. Scriveva Schacht che le cambiali MEFO erano “per
così dire denaro messo a frutto. Non occorreva tenere la cassa; in essa si
potevano mettere le cambiali MEFO” e che “la concessione di credito sotto forma
di cambiale, invece di conto corrente o in moneta contante. assicurava un
rapporto fra denaro e produzione”. I risultati di queste come di altre misure
di Schacht, furono più che positivi, ma poco se ne discute perché, come si sa,
i nazisti erano brutti, cattivi e “cretini”. Il brutto non c’interessa, il
cattivo lo condividiamo in pieno, ma dissentiamo sul “cretino”. Se lo fossero
stati non avremmo rischiato (come scriveva un liberale ebreo come Raymond Aron)
che vincessero la seconda guerra mondiale. - almeno parzialmente - da queste
misure, come anche da quelle, dopo accantonate, dell’Italia fascista (IRI
docet) e del New Deal di Roosevelt, tutte generate dalla crisi del ’29, occorre
trarre insegnamento su come superare quella attuale.
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Avvocato, giurista, direttore del trimestrale di cultura
politica "Behemoth" ( http://www.behemoth.it/
). Tra i suoi libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il
Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003), L'inferno
dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009).
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