Siamo d’accordo con Piero Sansonetti (che per inciso, adotta anche lui il termine petenisti, così siamo in due…), l’appello antifascista funziona ancora.
Però, perché funzioni, serve una salda forza di centro, centro-sinistra, come nel caso del partito di Macron, che in Italia non esiste. Il Partito Democratico della Schlein, con il suo populismo è lontano anni luce dal rigoroso riformismo di Ensemble pour la République.
Per capirsi: perché funzionino le desistenze, nel quadro di un sistema uninominale a doppio turno, serve un’unità di fondo – ecco l’aspetto culturale dell’appello antifascista – che in Italia non c’è. Certo siano bravi a creare slogan. Insegniamo ai francesi quel che non sapevamo il giorno prima e continueremo a non sapere il giorno dopo…
Il problema italiano è l’estremismo politico che rovina ogni cosa, e che fa sì che la destra, a cominciare da Fratelli d’Italia, dipinga l’antifascismo come un ferrovecchio usato dalla sinistra per discriminare la destra.
Ci dispiace per Sansonetti ma la lezione francese non può essere estesa all’Italia, perché non ci sono le condizioni. I sistemi elettorali, pur importanti eccetera, come dicevamo ieri, non sono un toccasana. Prima viene la “mentalità politica”, diciamo così, poi le metodologie elettorali. Sansonetti corre invece subito alle conclusioni.
Ripetiamo. La Schlein non è Macron e Conte è più populista di Mélenchon. Inoltre i leader riformisti che potrebbero avvicinarsi ideologicamente (e sottolineiamo potrebbero) al partito di Macron, pensiamo a Calenda e soprattutto Renzi, difficilmente accetterebbero di far parte di un “Fronte popolare” che riproduce lo schema (fagocitante) Cina-Hong Kong.
Ma non è questo il punto: in Italia, al momento (ma sono più di
trent’anni), manca una forza di centro, consistente, che condivida,
ricambiata, con una sinistra riformista (non populista), i valori
antifascisti. Un centro capace di tenere a bada la destra, sottoponendola a periodici esami del sangue.
L’antifascismo, che è sacrosanto, perché da noi di fascisti in giro ce ne sono tanti (addirittura al governo), è usato invece come una risorsa politica, che invece di unire divide. Cioè, a sinistra si lo è usato, tipo mazza da baseball per distruggere, personaggi discutibili politicamente (pensiamo a Berlusconi e Craxi), ma che di sicuro non erano fascisti. Anche con Andreotti hanno tentato. E ora che i fascisti sono al potere, l’antifascismo, reso così poco credibile, non unisce. E “quelli”, i fascisti veri, vincono.
Forse l’errore più grande di Berlusconi resta quello di avere distrutto il centro dello schieramento: il suo famigerato centro-destra era più destra che centro. Così come la sinistra, quasi di riflesso, piano piano si è spostata sempre più a sinistra.
I famosi professori, Monti e Draghi, restano un esempio classico di generali privi di truppe, ritrovatisi al comando, perché destra e sinistra così impegnate a odiarsi, difettavano di personale politico all’altezza, scelto sulla base, del "basta che respirino". Diciamole queste cose. Se i voti degli studenti sono cattivi non è colpa degli insegnanti che complottano contro gli studenti, ma di questi ultimi che non studiano.
Perciò per tornare a Sansonetti, l’antifascismo può funzionare, ma ci si deve credere. E per credervi deve essere una cosa seria. E in Italia, al di là dei fuochi d’artificio retorici e della mazza da baseball, l'antifascismo non è più visto da un pezzo come un cosa seria (non parliamo solo dei fascisti, ora abilissimi nel fare lo gnorri, ma anche degli antifascisti dalla memoria selettiva ). E, cosa più importante, non esiste una forza politica moderata, riformista e antifascista al tempo stesso.
Concludendo, e visto che si giocano gli Europei di calcio, Francia 2 Italia 0. Con buona pace di Spalletti. Pardon Sansonetti.
Carlo Gambescia
Eppure anche in Italia lo si è fatto: cosa sono stati l'Ulivo e l'Unione di Prodi se non un tentativo (riuscito il primo, fallimentare il secondo) di desistenza in funzione antiberlusconiana, dove il centro era rappresentato dalla Margherita? L'operazione elaborata teoricamente dal buon Arturo Parisi ebbe, mi sembra, un discreto successo, rovinato nel secondo caso dall'incontro di legittime ambizioni politiche centriste (l'UDR di Cossiga, Buttiglione, Mastella) e dalemiane. Ne ha parlato in un'intervista al Corriere di domenica l'ultimo segretario socialista Boselli. Saluti
RispondiEliminaGrazie del commento. Sì giusta osservazione. Diciamo che Prodi era un altro generale senza truppe. Quindi, potere contrattuale zero ( odiatissimo da Cossiga , nel 2008 lo mise in crisi Mastella, e prima ancora D'Alema e Rifondazione). Poi - e mi creda non è un gioco di parole - erano governi di sinistra-centro, in particolare l'Ulivo ... Ultima cosa, a proposito della Margherita e dell'Unione, tra Rutelli e Macron c'era e c'è un abisso. Comunque sia, come dice lei hanno "tentato". Ma con rapporti di forza a sfavore del centro. Di qui le imboscate eccetera. Piccolo cabotaggio.
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