Coronavirus, mass media e politica
Da Homo Sapiens a Homo Sapiens
Il
mondo è globale però gli uomini sono locali… A questo pensavamo osservando il diverso comportamento della
politica e dei mass media sulla vicenda del Coronavirus….
Globale e locale in che
senso? Globale, intanto, per il fatto
che esistono organizzazioni internazionali come l’Onu e l’Oms, in
particolare, che rispondono, a una logica politica, quindi di tipo prudenziale.
Applicano, il principio di precauzione, che discende da quello di
responsabilità. Siamo davanti a medici-politici. Per capirsi, il
ragionamento istituzionale è questo:
“C’è un’epidemia in atto, non è grave,
ma nell’incertezza di prevederne le conseguenze, agiamo come se ci si trovasse dinanzi a un fenomeno dalle potenziali conseguenze catastrofiche, senza però darlo troppo a
vedere”. Ovviamente, nel caso
dell’Oms, ogni paese poi risponderà, sempre politicamente, pur
ufficialmente uniformandosi, in chiave locale,
secondo le proprie tradizioni culturali e organizzative. Comunque
sia - ecco il punto - esiste una logica prudenziale ( “del come se”) che è quella delle istituzioni
politiche.
E
i mass media, come istituzioni, invece a
che tipo di logica rispondono? Alla logica
del successo, che non è sicuramente di
tipo prudenziale. I media trattato
la “notizia-epidemia” come qualsiasi altra notizia, in base a un
serie di indici socio-economici, da quelli di ascolto a quelli pubblicitari,
indici che però dettano l’agenda mediatica, fino a scalarne la vetta. Quel che
in pratica sta avvenendo con la “notizia-epidemia”, ormai al centro, sul piano
mondiale, di ogni notiziario e programma.
Se l’atteggiamento prudenziale si regge sul
“come se”, quello del successo, si fonda sul “come è”, quale corollario della
legge di Thomas (se gli uomini giudicano una situazione reale le sue conseguenze saranno reali). Per capirsi, il
ragionamento è il seguente: “C’è un’epidemia in atto, è sicuramente grave, e per questo motivo i politici la
nascondono, noi dobbiamo sbugiardarli”.
Naturalmente,
come nel caso dell’istituzione Oms, ogni paese, sotto l’aspetto mediatico,
risponderà localmente, secondo le proprie tradizioni culturali e organizzative.
Ad esempio, dove i mass media, sono controllati dallo stato, la logica
prudenziale, ovviamente corretta localmente, prevarrà su quella del successo. E
viceversa, dove il controllo è privato, come nelle società aperte. Naturalmente
su questo impasto mondiale di logica prudenziale e del successo, pesano le
tradizioni nazionali, che rinviano al tasso di sfiducia o meno, dei
cittadini nei riguardi delle istituzioni,
politiche e mediatiche, oggi piuttosto basso a causa delle propaganda
populista, molto attiva nelle società aperte,
Pertanto,
come si può facilmente capire, il mix tra logica prudenziale e logica del
successo, con relative correzioni nazionali,
si basa su una contraddizione di fondo, dalle conseguenze imprevedibili. Ogni atto prudenziale, in qualche misura
virtuale, delle istituzioni
politiche (dall'Oms ai governi nazionali) è inevitabilmente interpretato dalle istituzioni mediatiche (transnazionali e nazionali) come un atto reale. Il che però provoca la progressiva distorsione della percezione
collettiva della realtà. Che a sua volta, in particolare nelle società aperte come la nostra, va a incidere sulle
decisioni delle istituzioni politiche, che senza neppure rendersene conto,
cominciano a ragionare in termini di logica del successo, massmediatica, quindi
non più prudenziale o politica. Con conseguenze che possono essere disastrose
per la libertà dei cittadini e per gli scambi economici e culturali. Soprattutto quando la distorsione della percezione
degli eventi rischia di assurgere a livelli
patologici.
Esistono
rimedi? No. Se non quello estremo del ferreo controllo delle istituzioni politiche sulle istituzioni mediatiche. Impossibile da attuarsi nella società aperta. E neppure auspicabile.
Dicevamo
all’inizio che il mondo è globale e l’uomo locale. In realtà, l’uomo più che
globale o locale è antico, antichissimo.
Nel
senso che le sue reazioni basiche sono le stesse da quando è apparso l’Homo Sapiens. Al capire l' uomo preferisce il credere
(non tutti gli uomini ovviamente, altrimenti il progresso scientifico e
sociale non avrebbe spiegazione, progresso che tuttavia da che mondo è mondo è sempre stato opera di persone geniali o comunque di minoranze creative). Diciamo
che sul piano dei comportamenti sociali,
del comportamento medio o collettivo, se ci passa l’espressione,
l’uomo è un "credulone". Il che ha fatto
la fortuna per migliaia di anni dei
politici, “non prudenziali” come oggi dei mass media.
Si
pensi a quel che accade nell’ universo social, dove non c’è praticamente alcun filtro… Come si
comporta il cosiddetto Homo Sapiens?
Carlo Gambescia