Sistemi elettorali
L'Italia in un vicolo cieco
L'Italia in un vicolo cieco
In Parlamento invece, proprio in questi giorni, si sta lavorando a una nuova legge elettorale proporzionale. A sua volta, gradita - quando si dice il caso - al Pd zingarettiano e al Movimento Cinque Stelle, al momento non maggioritari (singolarmente) nel Paese. Una formula che sembra non dispiacere neppure ai partiti minori, se sicuri di superare possibili soglie di sbarramento. E quindi certi (o quasi) di poter condizionare le future maggioranze parlamentari.
Diciamo che
In
realtà, non funziona così. Prima però le
carte in tavola. Chi scrive è favorevole al maggioritario, che, in linea teorica, favorisce
la governabilità ma a una condizione: che i partiti siano d’accordo sulle linee di fondo politiche, culturali ed economiche del sistema.
Ci
spieghiamo meglio: se la dialettica si svolge tra conservatori e progressisti,
il maggioritario non implica rischi, se invece, il potere è conteso, - semplifichiamo - tra
partiti con idee antisistemiche (rivoluzionarie o reazionarie) il rischio è quello di favorire l’eversione
politica dell'ordine esistente.
Per contro, il proporzionale, sempre in linea di principio, non favorisce la governabilità, perché quasi sempre implica - con o senza soglie - la frammentazione politica e la conseguente lotta di tutti contro tutti. Di qui il rischio, oltre all' instabilità cronica, di un antiparlamentarismo diffuso con finalità politiche eversive.
Per contro, il proporzionale, sempre in linea di principio, non favorisce la governabilità, perché quasi sempre implica - con o senza soglie - la frammentazione politica e la conseguente lotta di tutti contro tutti. Di qui il rischio, oltre all' instabilità cronica, di un antiparlamentarismo diffuso con finalità politiche eversive.
Perciò
non esiste una metodologia elettorale perfetta: il proporzionalismo ha assicurato stabilità in Italia durante la Guerra Fredda ,
ma non un corretto esercizio del potere. Per contro, il maggioritarismo, degli anni
post-Tangentopoli, non ha
favorito alcuna stabilità, inasprendo il linguaggio della lotta politica e incrementando addirittura il culto pericoloso dell’uomo solo al comando.
Come i lettori possono notare abbiamo totalmente trascurato la questione della cosiddetta rappresentatività dei sistemi elettorali, evocata invece, spesso furbamente, dai partiti secondo le convenienze del momento.
Perché abbiamo taciuto? Per la semplice ragione che le democrazie parlamentari per essere tali, devono assicurare anzitutto la circolazione delle élite politiche di governo. Insomma devono facilitare la dinamica virtuosa che consente alla minoranza di trasformarsi alle successive elezioni in maggioranza, e così via. Il voto è importante ma l'alternanza, o meglio la possibilità dell'alternanza, lo è ancora di più.
Pertanto sotto questo
profilo, il maggioritario (come
governabilità a tempo definito) , biparticità o coalizionismo (come alternanza al potere)
e intrasistemicità (come rispetto tacito e/o pattizio dei valori sistemici) rappresenta la soluzione meno imperfetta. Anche perché - ripetiamo - in natura politica e sociale non esistono sistemi elettorali perfetti. Ma solo uomini e donne che per convinzione, interesse, tradizione, conformismo sono disposti ad accordarsi su alcune regole di fondo, che, da alcuni secoli - per venire a noi - rinviano all'esperimento storico liberale della democrazia parlamentare.
Ovviamente, sul piano tecnico possono darsi soluzioni
intermedie, che però, come mostra l’esperienza italiana dei maggioritari
temperati, non funzionano senza valori, interessi, eccetera, condivisi.
Concludendo, da non pochi Salvini è visto come un redentore, per altri invece rappresenta un pericolo. Chi scrive lo ritiene un personaggio rovinoso per l'Italia e per la liberaldemocrazia perché portatore di valori antisistemici. Certo, la stessa tesi può essere estesa al populismo della Lega e del Movimento Cinque Stelle, ma anche all' itinerario involutivo intrapreso dal Pd zingarettiano e dai "sovranisti" di Fratelli d'Italia,
Pertanto, il maggioritarismo, per ora, rischia di favorire processi eversivi. Del resto anche il proporzionalismo, facilitando la paralisi e il disgusto verso la democrazia parlamentare, rischia di spostare solo di qualche anno l'assicella dell' orizzonte tempestoso dell'eversione politica.
Purtroppo, tutto ciò significa una cosa sola: che l'Italia è in un vicolo cieco.
Pertanto, il maggioritarismo, per ora, rischia di favorire processi eversivi. Del resto anche il proporzionalismo, facilitando la paralisi e il disgusto verso la democrazia parlamentare, rischia di spostare solo di qualche anno l'assicella dell' orizzonte tempestoso dell'eversione politica.
Purtroppo, tutto ciò significa una cosa sola: che l'Italia è in un vicolo cieco.
Carlo Gambescia
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