La prima pagina de “Il Tempo” di oggi ha un valore emblematico. Riguardo a che cosa ? All ’atteggiamento dell’estrema destra al potere verso Israele e più in generale rispetto all’ebraismo.
Quei caratteri ebraici hanno sapore strumentale. Quel titolo trasuda viscidume.
Per quale ragione? Si usa Israele, sul piano della politica interna per dare addosso alla sinistra – tutta, dal Pd al M5s – accusandola di connivenza con i terroristi: “I complici del 7 ottobre, eccetera”.
La tesi, e non solo de “Il Tempo”, è questa: “ Pd uguale Hezbollah e Hamas”.
E qui vorremmo sottolineare un altro problema molto grave, collegato a questo. Quello della criminalizzazione politica della sinistra da parte di una destra, che così facendo punta alla rivalutazione, in senso positivo ovviamente, dell’esperienza fascista. Si dirà, che anche la sinistra criminalizza, accusando la destra di essere fascista, eccetera. Il problema è che la destra, in particolare quella meloniana, non ha mai fatto i conti con il fascismo. Con tutte le conseguenze del caso. Come ora vedremo.
Siamo davanti a una strategia politica, in particolare di Fratelli d’Italia, (apprezzata anche dagli alleati), con profondi addentellati nell’odio neofascista e fascista verso il socialismo e il comunismo. Odio che risale alle motivazioni antibolsceviche – incombeva la Rivoluzione russa – che armavano la mano alle azioni squadristiche contro le sedi dei partiti e sindacati di sinistra.
Un odio profondo, irrazionale, insensato, cieco, assurdo dal punto della convivenza politica liberale, rimasto tale.
Se si tratta di un fenomeno istintuale, qualcosa che è nel Dna dei fascisti dopo Mussolini, perché parlare di strategia? Perché, l’odio atavico, chiamiamolo così, ben si presta alla riabilitazione del fascismo.
In questi giorni per le edizioni Solferino di Urbano Cairo è uscito un libro di Italo Bocchino, missino, poi aennino, ex colonnello di Fini, oggi meloniano. Cosa si dice in questo libro? Che gli italiani sono stati sempre di destra, perché nei momenti decisivi 1948, 1994, 2022 hanno sempre votato contro la sinistra. Non si parla esplicitamente del 1922, ma si lascia intuire che anche allora gli italiani preferirono la destra. Il titolo del libro è esemplare: Perché l’Italia è di destra. Contro le bugie della sinistra.
“Contro le bugie della sinistra”. La chiave è proprio qui. Si riduce una tradizione politica, che si può condividere o meno, ma con una sua dignità, a un ammasso di falsità, inganni, imposture. Cioè si sposa il grado zero della politica: quello dell’insulto sistematico. Della delegittimazione dell’avversario politico, tramutato in nemico da cancellare.
Si noti poi un’altra cosa, i mass media organici a questa destra, per prima cosa – si tratti dei treni bloccati o dei migranti in fondo al mare – accusano sistematicamente la sinistra di mentire. Cioè, non si risponde mai nel merito (perché questo?), si usa l’ “argumentum ad hominem” (questo non è vero perché lo dice la sinistra). Per capirsi: come quando in tribunale, gli avvocati tentano di svalutare l’attendibilità di un teste, asserendo che si tratta di un pregiudicato e che quindi non può dire la verità, eccetera, eccetera.
Questo atteggiamento implica un’ altra cosa , di una semplicità che lascia stupefatti: una menzogna nella menzogna. Alla quale però gli elettori credono: che se la sinistra mente , la destra dice la verità.
Strategia che ha un precedente illustre a destra. Chiunque abbia letto la biografia defeliciana di Mussolini, ricorderà benissimo che il futuro duce, soprattutto nella fase della conquista del potere, lanciò le stesse accuse contro gli avversari politici, accompagnandole ovviamente con quel che in spagnolo si dice “jarabe de palo”, cioè manganellate salutari.
E la sinistra che fa? Prova a radicalizzarsi, cioè fa il gioco della destra. Civetta con gli estremisti. Per capirsi: va benissimo accusare Giorgia Meloni di non aver mai fatto i conti con il fascismo, va meno bene, anzi del tutto male – e pensiamo soprattutto al Pd – strizzare l’occhio alle piazze antisemite.
Qui, purtroppo, si nota come ancora sia vivo quel rifiuto della tradizione liberale e occidentale che risale ai tempi di Togliatti.
Per farla breve: la sinistra (ovviamente con alcune eccezioni) non è liberale. E di conseguenza dalla parte di Israele. Sussiste, probabilmente, l'infelice identificazione marxiana tra borghesia ed ebraismo.
Su questa pesante eredità ( a sinistra), gioca la destra che, altro elemento strategico, si presenta come vittima di una sinistra che oltre che bugiarda è violenta, perché non prende le distanze dalle manifestazioni di piazza.
Sul punto si veda la minacciosa intervista al “Messaggero” del Ministro dell’interno, Piantedosi, il quale, parla di una strategia della destabilizzazione, tutta italiana, che va oltre la crisi mediorientale, chiamando in causa, esplicitamente o meno, la sinistra.
E qui, gli estremi si toccano, perché in realtà, a fianco di Israele, in modo convinto, non si sono schierate né la sinistra né la destra. Se è vero, che la prima tace, e in qualche misura destabilizza il quadro politico liberale e filoccidentale, la destra parla fin troppo, ma per stabilizzare, in chiave reazionaria, il suo nuovo sistema di potere.
Destra e sinistra “usano” Israele. Ecco la triste realtà delle cose.
Carlo Gambescia
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