martedì 8 ottobre 2024

Aventino sia. Ma serio

 


A dire il vero, già in giugno, alla luce della devastante inchiesta di Fanpage, classica goccia che fa traboccare il vaso, consigliammo alle opposizioni di ricorrere all’Aventino (*), cioè a non partecipare più ai lavori parlamentari una volta constatata la evidente natura neofascista di Fratelli d’Italia.

E stendiamo un velo pietoso, ma solo per ragioni di spazio e di analisi, sulla Lega di Salvini. Quanto alla passività di Forza Italia, de minimis non curat praetor.

Per farla breve: come si poteva e si può sedere in Parlamento accanto a un partito dalle simpatie naziste? Addirittura all’interno del movimento giovanile? Cioè di un’ organizzazione che rappresenta il futuro del partito?

Insomma serviva e serve una forte scossa. Il rischio fascista doveva e deve diventare un caso internazionale.

Quali sono i fatti? La sinistra, anche se non del tutto concorde, a fronte del tentativo del Governo di far eleggere alla Corte Costituzionale il consigliere giuridico di Giorgia Meloni, vuole ricorrere di nuovo alla “tecnica” dell’Aventino. Già adottata, se ricordiamo bene in occasione del voto parlamentare per i consiglieri Rai, con scarsi risultati.

Perché parliamo di “tecnica”? Per la semplice ragione che la sinistra è divisa, e, cosa ancora più grave, dell’Aventino non vuole fare questione di principio. Il solo modo – riteniamo – per favorire l’accensione dei riflettori mediatici e istituzionali internazionali sull’Italia. La sinistra teme l’accusa di anti-italianità che subito la destra solleverebbe.

Pertanto si pensa a una specie di Aventino a singhiozzo. La cosa non può funzionare. Perché il governo tirerebbe avanti per la sua strada, giocando sulle divisioni interne alla sinistra, come nel caso della Rai, che ha visto escluso proprio un candidato del Pd aventiniano a singhiozzo, in favore di altro candidato, sempre di sinistra, ma più “comprensivo”.

Un Aventino, se tale deve essere, va organizzato in modo intelligente ed efficace. Deve innanzitutto essere serio.

Un passo indietro. Nel 1924 finì male. Grazie alla complicità del Re, che tradì lo Statuto, i deputati aventiniani vennero dichiarati decaduti. I comunisti che erano rimasti in Aula, all’insegna del tanto peggio tanto meglio suggerito dall’onorevole Gramsci, invece furono subito arrestati. Sia detto per inciso, come si può notare, anche allora la sinistra era divisa.

Aventino. Parola, per alcuni quasi magica, per altri sconosciuta. In realtà, parliamo di deputati che nel 1924, in memoria dei plebei ritiratasi sul colle Aventino per punire con la secessione i patrizi, si rifiutarono, per protesta contro l’assassinio di Giacomo Matteotti, di continuare a sedere accanto ai complici (come poi sfacciatamente ammise lo stesso Mussolini) dell’omicidio di un geniale, coraggioso e fervido oppositore della nascente dittatura fascista.

Il momento era gravissimo. Grazie alle elezioni dell’aprile 1924, Mussolini controllava la Camera (il Senato non era elettivo), e quindi poteva fare il bello e il cattivo tempo. Il re non ebbe il coraggio, per ragioni di egoismo dinastico, di imporre a Mussolini, coinvolto nell’omicidio Matteotti, le dimissioni e di andare a nuove elezioni. Ne seguirono invece le “leggi fascistissime”, e tra il 1925 e il 1926, l’Italia sprofondò nella dittatura.

Qual è la lezione dell’Aventino 1924? In primo luogo che l’Aventino a singhiozzo non può funzionare, anche perché la sinistra è divisa come allora, forse addirittura di più. In secondo luogo, che per per il momento l’Italia non è ancora in balia della MVSN e di forze dell’ordine totalmente allineate al governo. Lo stesso esercito sembra offrire, almeno per ora, affidabilità democratica.

Ciò significa, che non è ancora troppo tardi. E che può funzionare un Aventino di principio, per capirsi non a luci intermittenti tipo albero di natale. Un nuovo Aventino, serio, che sia capace di coinvolgere il Presidente della Repubblica. Il quale, a differenza di Vittorio Emanuele III, sembra possedere la volontà di difendere la Costituzione da una pericolosa deriva neofascista.

Quindi dimissioni, nuovo voto, e ci si augura vittoria delle opposizioni.

La nuova battaglia dovrà essere di principio. L’elezione di un giudice costituzionale o di un consigliere Rai, anche se ha precise conseguenze politiche, non scuote abbastanza gli elettori. Mentre una battaglia aventiniana sul Ddl sicurezza e soprattutto sul Premierato, legge che rischia di tramutare l’Italia in una repubblica plebiscitaria, sarebbe sicuramente di maggiore impatto sull’opinione pubblica.

Si dirà che in questo modo si può favorire lo sperimentato vittimismo della destra. Giusto. Un rischio che va accettato.

Anche perché qual è la alternativa? Il neofascismo strisciante che sta occupando tutti i posti di potere disponibili? L’Italia rischia veramente di svegliarsi un bel mattino con un busto di gesso che impedisce ogni movimento del suo corpaccione.

Ovviamente, vista la superficialità degli italiani, va messo in conto un fatto: che la destra aumenti i suoi voti dipingendosi come vittima di un “complotto del sistema”.

Può accadere anche questo. Però se proprio l’Italia deve perdere la sua libertà, la perda dopo essersi battuta fino all’ultimo voto.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2024/06/inchiesta-fanpage-sveglia-occorre-un.html .

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