Prove tecniche di apo-calisse...
di Carlo Pompei
Ci siamo: l’appuntamento con la fine profetizzata dalla oramai famosa tavola circolare scolpita dagli “sciamani” Maya è giunto. A rinforzare la tesi c’è la notizia di un ulteriore ritrovamento che confermerebbe la data dell’apocalisse (http://astronews.myblog.it/archive/2011/11/27/apocalisse-2012-scoperta-una-seconda-tavoletta-maya.html ). In realtà la scoperta è datata 2011, ma soltanto in questi giorni, dopo le indagini del caso (?!?) ne è stata data informazione.
Il Vaticano, con varie dichiarazioni a nome dei portavoce
più autorevoli (a detta della Santa Sede), si è affrettato a smentire le voci e
a spiegare che apo-calisse non significa fine, ma nuovo inizio (più
precisamente disvelamento). Togliere un velo su ciò che è nascosto, quindi. Ci
chiediamo al proposito se il pittore Francisco Goya intendesse anche lui dirci
qualcosa dipingendo la celeberrima “Maya desnuda”…
Ma leggiamo una nota pubblicata da “Il Messaggero” il
12/12/12: “Più ironica la posizione del vescovo cileno, monsignor Bernardo
Bastres Florence, che di fronte al panico che corre sul web di chi crede di
essere sull’orlo di una tragedia planetaria coincidente con la fine del
calendario Maya, si è fatto portavoce di una richiesta singolare lanciando un
appello: chi ha paura e teme la fine del mondo consegni i beni alla Chiesa
cattolica. Il prelato ha spiegato all’agenzia Fides che «se molti credono che
il mondo finirà il 21 dicembre, noi, come Chiesa, non abbiamo alcun problema se
la gente ci vuole intestare i propri beni e lasciare le proprietà»”.
L’unica cosa certa, quindi, è che l’IMU sarà abolita o che,
comunque, non interesserà mai le proprietà immobiliari della Chiesa.
Altri attribuiscono significati alla lettera Y contenuta nel
nome Maya, proviamo ad interpretarli.
In matematica la
Y rappresenta la seconda incognita dopo quella più
rassicurante rappresentata dalla X. Più rassicurante perché una croce
raffigura un punto di arrivo, al massimo un crocevia dove le due direzioni
tendono ad essere confermate. Inoltre è il simbolo della crocifissione
cristiana e veniva utilizzato per tracciare la pianta della costruzione delle
chiese antiche. La Y ,
invece, indica una confluenza o una separazione o allontanamento (di nuovo apo,
dal greco), a seconda del senso di lettura. È interessante a
proposito di crocifissione analizzare un altro dipinto del Goya. Nella sua
interpretazione del Cristo sulla croce ( a sinistra nella foto) , il
pittore spagnolo lo dipinge non sospeso, ma appoggiato su di un ceppo: il corpo
e le braccia, quasi rilassate, disegnano una Y e sembrano chiedere qualcosa al
cielo. Pochi altri lo hanno dipinto in tale posizione, Diego Velasquez ad
esempio ( a destra nella foto), ma il suo Cristo è morto, non guarda in alto
come quello del Goya.
Siamo veramente di fronte ad un bivio rappresentato
graficamente dalla Y di Maya (ma anche di Goya)?
Purtroppo non lo sapremo fintanto che i fatti non
avverranno: non è possibile fare una comparazione attendibile delle due tavole
dei Maya come avvenne per la decifrazione contestuale della stele di Rosetta.
Siamo nella stessa situazione - . se ci si passa la battuta - dello studente
che, interrogato a proposito dell’utilità di quest’ultima, disse: “Finché non
trovano anche la mortadella non si può fare niente…”.
Almeno speriamo che non torni Prodi: quella sì che sarebbe
la fine…
Carlo Pompei
Carlo Pompei, classe 1966, “Romano de Roma”. Appena nato,
non sapendo ancora né leggere, né scrivere, cominciò improvvisamente a
disegnare. Oggi, si divide tra grafica, impaginazione, scrittura,
illustrazione, informatica, insegnamento ed… ebanisteria “entry level”.
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