Si può imporre
la solidarietà per legge?
«Il Sistema sanitario nazionale va "rinnovato
con una soluzione attenta degli interventi", ma certamente
"chi ha maggiore possibilità di contribuzione" dovrebbe pagare di
più, tenendo conto della "sua effettiva capacità di reddito"». Così
Giorgio Napolitano (http://www.ansa.it/web/notizie/collection/rubriche_politica/12/11/Napolitano-ricchi-paghino-piu-_7935100.html
). Come commentare? Che si tratta di una presa di
posizione che mette a nudo le contraddizioni di una certa cultura
falsamente sociale, da alcuni definita in modo dispregiativo
"catto-comunista". E che permea la Costituzione italiana ( http://www.governo.it/governo/costituzione/principi.html ).
Per quale ragione contraddittoria? Perché si tratta di una
cultura che prima difende i diritti inviolabli dell'uomo (art.1, tra i
quali c'è il diritto alla salute), poi però vuole
finanziarli sulla base della capacità contributiva dei singoli
e di un sistema tributario basato addirittura su criteri
di progressività (art. 53) .
Ora, se un diritto è inviolabile, e
quindi prescinde, in termini di godimento (pieno e
reale), dalla capacità contributiva dei singolo, perché
alcuni cittadini devono essere considerati meno uguali degli altri e
tassati senza pietà?
Si dirà: il diritto alla salute è costoso e perciò richiede
ingenti finanziamenti che vanno addossati ai più ricchi. E perché un
ricco, a rigor di logica (e anche di giustizia uguale per tutti)
dovrebbe pagare più di un altro per fruire di ciò che gli
spetta per legge in quanto portatore individuale, come tutti gli altri cittadini,
di diritti inviolabili? Per solidarietà? Ma la solidarietà deve essere
spontanea, altrimenti si trasforma in una servitù imposta da una
legge dietro cui si scorge il
minaccioso monopolio della forza detenuto
dallo stato moderno.
Si ritorna insomma, a un antico quesito. Quale? La
solidarietà può essere imposta per legge? Sì, almeno secondo l'articolo 2
della Costituzione italiana...
Carlo Gambescia
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