Abbiamo messo “il manifesto” in copertina anche per agevolare la solita battuta: “Ormai, in Italia, a parlare di pericolo fascista sono rimasti solo Carlo Gambescia e ‘il manifesto’…”.
Veniamo ai fatti.
In un video, girato in una sede di Fratelli d’Italia a Parma - locali utilizzati anche dal movimento giovanile Gioventù Nazionale - alcuni giovani intonano cori fascisti inneggianti al Duce.
Non è uno “scivolone” o un lapsus giovanile. Anche la data dell’ “evento”, diciamo così, è interessante: pare che i cori risalgano al 28 ottobre, ricorrenza della Marcia su Roma.
In quegli ambienti, tuttora, il golpe fascista, viene celebrato con sontuose cene.
Altra cosa fondamentale: Parma non una città qualunque, Nel 1922 fu teatro di una delle ultime grandi resistenze popolari al fascismo: tra l' 1 e il 6 agosto, la città si sollevò contro gli squadristi di Italo Balbo. Grazie all’organizzazione degli Arditi del Popolo guidati da Guido Picelli e al sostegno dei cittadini, le barricate popolari respinsero l’attacco fascista. La vittoria divenne un simbolo duraturo dell’antifascismo italiano (*).
Che dire? È un segnale. Un spia rossa, anzi “nera”, che accendendosi, torna a ricordarci quanto certe nostalgie trovino ancora terreno fertile in ambienti organizzati politicamente, soprattutto giovanili, e non è la prima volta (**), e non fra un gruppo di sconosciuti in rete. Il fatto è documentato e il caso ha già scatenato polemiche e verifiche (***).
Ma qui non siamo né su un palco di periferia né in un cortile: siamo dentro la sfera pubblica di un partito che governa o ambisce a governare. E qui il problema non è solo il coro - il problema è la reazione del partito ai cori. Il commissariamento della federazione di Parma annunciato da Gioventù Nazionale - ammenda formale che qualcuno definisce “rapida” - non basta. Perché, dopo la nota, la strategia retorica dominante è stata quella del rimbalzo: "La sinistra fa peggio", "non accettiamo lezioni", "anche voi…". È il classico benaltrismo politico che svia la discussione dall’unico punto rilevante: la chiarezza morale e politica.
Le dichiarazioni sono emblematiche. Eccole, testuali:
Fabio Roscani (Gioventù Nazionale):
“Gioventù nazionale ha provveduto immediatamente appena appreso il fatto, a commissariare la federazione provinciale di GN di Parma, comunicandolo con una nota nelle prime ore del mattino e ben prima della pubblicazione del video. Abbiamo dimostrato con chiarezza e nettezza come si agisce di fronte a questi episodi, ribadendo che non c’é spazio nel nostro movimento per comportamenti incompatibili con i valori della libertà e della democrazia. Allo stesso tempo non accettiamo lezioni dalla sinistra e aspettiamo ancora dai vertici nazionali del Partito democratico che fino ad oggi non hanno detto una parola di condanna, o preso le distanze, quando giovani esponenti del Pd si facevano fotografare con indosso magliette inneggianti alle Brigate Rosse”.
Giovanni Donzelli (FdI):
“Da noi, chi sbaglia paga. A sinistra non so. Gioventù nazionale aveva provveduto a commissariare la federazione provinciale di Parma autonomamente e ben prima che il video venisse pubblicato e circolasse sui media. Da noi non c’è spazio per la nostalgia dei totalitarismi. La sinistra come sempre cerca di montare una polemica priva di senso: i ragazzi di GN erano intervenuti subito, non c’era bisogno che del fatto si accorgessero gli autoproclamati ‘tutori della democrazia’… Aspettiamo fiduciosi”.
Leggendo questi passaggi si capisce la tattica: condanno — ma subito dopo ribalto la colpa. È la versione politica del «sì, però anche voi». Funziona da "diversivo": sposta il dibattito dall’atto compiuto alla contesa delle ipocrisie reciproche. Ma quando si governa una democrazia non si può rispondere con il conto alla pari delle colpe: bisogna avere standard, codici, punizioni limpide e — soprattutto — parole forti e senza ambiguità dalla leadership nazionale.
Di fronte a evocazioni di regimi che hanno spazzato via libertà e vite, non servono giochi retorici: serve presa di distanza netta e senza se e senza ma.
C’è poi un problema storico evidente: paragonare una maglietta con simboli delle Brigate Rosse o una protesta — anche violenta — con un coro che inneggia al fascismo è un’operazione che confonde peso e responsabilità.
Il fascismo non è un’opinione controversa; è una catastrofe storica che ha cancellato diritti e perseguitato persone. Non è sullo stesso piano di ogni forma di estremismo in termini di responsabilità storica e morale. Chi lo equipara fa un’operazione intellettualmente disonesta e pericolosa.
Infine: la maturità politica si misura nelle risposte. Commissariare una sezione è il minimo sindacale; il passo successivo è assumersi la responsabilità pubblica di denunciare con fermezza l’ideologia che quei cori richiamano, e agire perché non si ripeta: non rimpallare la colpa alla sinistra ogni volta che si viene colti in fallo.
Se Fratelli d'Italia continua a preferire il rimbalzo al giudizio, allora il problema non è il video ma la sua cultura di riferimento. E questo, caro lettore, non è un dettaglio da poco: è il banco di prova della democrazia liberale.
Carlo Gambescia
(*) Sulla difesa di Parma si veda la classica antologia curata dallo storico Paolo Alatri, L’antifascismo italiano, Editori Riuniti, Roma 1973, vol. I. pp. 119-125. Vi è riportato il resoconto di Guido Picelli, poi caduto in Spagna. A Parma, gli squadristi non godendo dell’appoggio diretto delle forze dell’ordine, ripiegarono in disordine, disobbedendo agli stessi ordini di Italo Balbo, che non era (o comunque non solo) il grande pilota trasvolatore dell’agiografia fascista e post-fascista, ma uno dei ras più violenti e pericolosi. Parma per i fascisti fu una sanguinosa figuraccia.
(**) Qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/search?q=+giovani+di++Fratelli+d%27Italia .
(***)Qui: https://www.dire.it/31-10-2025/1192087-inni-fascisti-dalla-sede-di-fdi-a-parma-commissariato-il-movimento-giovanile-locale/ . Link inclusivo delle dichiarazioni di Donzelli e Roscani che seguono più avanti.




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