giovedì 16 febbraio 2012



Il libro della settimana: Dizionario del Liberalismo italiano, Tomo I, Rubbettino Editore 2011, pp. 1063, Euro 45,00. 

http://www.rubbettino.it/


Sul liberalismo "virtuale" di Silvio Berlusconi si è tanto ironizzato, inutile perciò infierire. Ma il suo successore, Mario Monti, è liberale? Mah… In qualche misura il Presidente del Consiglio ricorda Quintino Sella, altro professore, ma di cristallografia, prestato alla politica. Tuttavia l’ingegnere, oltre che rigorosissimo Ministro delle Finanze, fu ardente patriota e sincero fautore di "Roma Capitale del Regno"… Monti, a parte i poco patriottici inseguimenti della coppia (diabolica) Sarkò-Merkel, alla città di Roma ha negato le Olimpiadi. La Destra Storica al completo, Quintino Sella incluso, si sarà rivoltata nella tomba…
Battute (cattive) a parte, d’ora in avanti chiunque si senta poco preparato in argomento, potrà ricorrere al Dizionario del Liberalismo italiano. Opera di larghissimo respiro che si preannuncia in due volumi, di cui è subito disponibile il primo (Rubbettino Editore 2011, pp. 1063, euro 45,00). E che può vantare un Comitato promotore di tutto rispetto, composto da studiosi del calibro di Giampietro Berti, Dino Cofrancesco, Luigi Compagna, Raimondo Cubeddu, Elio D’Auria, Eugenio Di Rienzo. Francesco Forte, Tommaso Edoardo Frosini, Fabio Grassi Orsini, Giovanni Orsina, Roberto Pertici. Comitato, cui lasciamo immediatamente la parola, citando dall'Introduzione: «Per quanto riguarda i contenuti si è pensato di organizzare il primo volume in lemmi teorici e di ricostruzione storica, mentre un secondo volume sarà dedicato alle voci biografiche, corredato da apparati statistici e cronologie istituzionali (…). Si è ritenuto di adottare il 1815 (anche se non rigidamente) come termine iniziale (…) e di fissare il termine ad quem agli anni Novanta del secolo scorso (…). Nelle intenzioni dei coordinatori (…) l’obiettivo prefissato è stato quello di fare un “inventario critico” del liberalismo italiano, non certo per difenderne pedissequamente la tradizione o per sostenerne acriticamente l’originalità, quanto per documentarne appunto la “specificità” derivante da una particolare esperienza storica che ha avuto le sue luci e le sue ombre, ma la cui positività è fuori discussione. Più che puntare su di una definizione di liberalismo c’è da domandarsi quali siano stati i temi caratterizzanti il liberalismo italiano: quale in definitiva, è stato il ruolo del liberalismo nella storia d’Italia, nelle cultura, nel pensiero filosofico, in quello economico e giuridico, nell’organizzazione dello stato e nelle politica estera. Ed è a queste questioni che hanno l’ambizione di rispondere le voci del Dizionario. Si deve anche osservare che più che di liberalismo si dovrebbe parlare di “liberalismi” vista la varietà di posizioni e interpretazioni date al liberalismo in Italia» (pp. 6, 7, 10).
Citazione lunga, forse troppo, ma necessaria. E per due semplici ragioni. La prima, è che condividiamo in toto l'impostazione: guai parlare di liberalismo! Esistono, infatti, solo i liberalismi: politico, economico, sociale (e socialista), costituzionale, religioso e morale. E non si tratta della deteriore ricaduta italiana di un liberalismo altrove organico e compatto. Il problema è universale: il liberalismo, storicamente parlando, è plurimo o non è affatto. La seconda cosa, è che lo svolgimento del Dizionario riflette e conferma le scelte introduttive. Insomma, mantiene le promesse. L’ampiezza degli argomenti trattati e la complessità delle questioni proposte e delineate è sorprendente. Lascia senza fiato. Non siamo davanti alla solita opera ideologicamente compatta (come tanti altri dizionari degli "ismi politici"), dove dietro ogni voce si sente la mano del revisore "politico", attento all’ortodossia, bensì a una vera e propria “opera aperta”. Che riflette - ecco il punto - un pensiero politico "aperto". A titolo di prova, si leggano uno dopo l'altro i lemmi dedicati a Concorrenza (Alberto Mingardi), Liberismo ( Antonio Martino e Nicola Iannello), Diritto del Mercato (Natalino Irti), Umanesimo Liberale (Antonio Zanfarino, per scoprire come nell'antropologia liberale ci sia spazio per tutti: dai difensori del mercato a quelli delle leggi, dei gruppi sociali e della persona. Ma non finisce qui. Vanno ricordate, tra le tante (in totale 171 lemmi, bibliograficamente corredati, se non abbiamo contato male...), alcune voci, particolarmente ghiotte: America (Giorgio Rebuffa), Azionismo (Dino Cofrancesco) Bonapartismo (Eugenio Di Rienzo), Francia (Carlo Lottieri), Filosofia politica (Raimondo Cubeddu), Liberalnazionalismo (Eugenio Di Rienzo), Metodo liberale ( Maurizio Serio), Ordine politico liberale (Angelo Panebianco), Politica economica (Francesco Forte). Eccellente, e a tratti doverosamente impietosa nei giudizi, la sintesi storica dedicata al Partito Liberale, cui sono dedicate quattro voci ( a cura di Fabio Grassi Orsini, Gerardo Nicolosi, Giovanni Orsina, Franco Chiarenza).
Molto buone anche le voci istituzionali, fondamentali in un'opera del genere, come ad esempio Costituzionalismo ( a cura di Giorgio Rebuffa, Maria Sofia Corciulo, Francesco Benini) o inerenti a particolari istituzioni, come quella dedicata alla Magistratura (Niccolò Zanon).
Va notato, e questo è uno dei meriti dell’opera, che nella redazione di tutte le voci, e in particolare anche di quelle apparentemente periferiche, come ad esempio Avvocati (Antonella Meniconi), Beni Culturali (Roberto Balzani), Musicisti (Antonio Rostagno), Salotti ( Maria Luisa Betri), non si perde mai di vista il legame tra questione e tradizione liberale in tutte le sue varie articolazioni. Ciò significa che alla salutare assenza, come dicevamo, di un controllo ideologico, si è accompagnato un intelligente e meritorio lavoro di coordinamento redazionale.
Concludiamo, con un piccola critica. All’inizio accennavamo a Quintino Sella… Bene, anzi male, perché nel Dizionario manca una voce dedicata alla “Destra Storica”. È vero, che l’argomento è trattato in altre voci, come ad esempio Partito e sistemi di partito (Fabio Grassi Orsini); Politica economica (Francesco Forte), Bilancio Pubblico (Clemente Forte) e in altre ancora, ma incidentalmente. Come mai ? Forse perché... "Destra"? E quindi sinonimo di forza conservatrice e non liberale? In realtà, alla Destra Storica, come scriveva De Ruggiero, «ogni risoluta azione conservatrice era impedita dalle sue stesse origini rivoluzionarie, dalla sua politica religiosa, dal sentimento liberale dei suoi esponenti migliori, che vietava loro di opporsi ad ogni estensione della cittadinanza politica» (Storia del liberalismo europeo. Feltrinelli 1962, p. 329).
Insomma, ci piacerebbe capire le ragioni di un'esclusione. Tra l'altro, e dispiace ricordarlo, ma il primo volume de Il mondo Contemporaneo-Storia d’Italia, collezione arciprogressista curata dalla triade Levi, Levra, Tranfaglia, uscita fra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento - "anni di piombo" anche per la cultura liberale - ospitò un ottimo lemma in argomento, scritto da Narciso Nada, storico molto equilibrato. Cosa dire? Che lo spocchioso mondo azionista, a distanza di anni, continua a impartire lezioni anche di completezza? Comunque sia, il valore del Dizionario resta elevato e indiscutibile. Quanto alla "voce" Destra Storica, per ora ha perso solo l' "appuntamento" con il Tomo I. In fondo, per rimediare, resta sempre il Tomo II...

Carlo Gambescia

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