Il libro della settimana:
Gian Franco Lami (a cura di), Lo stato degli studi voegeliniani. A
cinquant’anni dalla pubblicazione di Ordine e storia, Franco Angeli 2011, pp.
278, Euro 27,00 .
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Sfogliamo le pagine di questo volume con una certa emozione… Intanto, il suo
titolo, molto accademico, Lo stato degli studi voegeliniani. A cinquant’anni
dalla pubblicazione di Ordine e storia (Franco Angeli 2011, pp. 278, euro
27,00), non deve ingannare. Perché il pensiero di Eric Voegelin rispecchia una
ricerca capace di andare oltre gli schemi imposti dal conformismo culturale
universitario. Parliamo di una grigia cortina in finto velluto, tuttora
caratterizzata da quel divieto di fare domande scomode a un potere
intellettuale di derivazione positivista e marxista, a suo tempo rilevato e
criticato da Voegelin.
Probabilmente, siamo davanti al filosofo politico più intrigante del XX secolo.
Voegelin nasce a Colonia (1901), studia Legge e Scienze Politiche a Vienna,
dove inizia la sua attività di docente. Esule dal 1938 negli Stati Uniti, per
sfuggire alle persecuzioni nazionalsocialiste. Vi torna nel 1958, per insegnare
a Monaco e rifondarvi la
Facoltà di Scienze Politiche. Muore negli Stati Uniti nel
1985, dove era ritornato a risiedere dal 1969. I suoi Collected Works, constano
di ben trentaquattro volumi ( Louisiana State University Press). E spaziano
dalla filosofia della storia alla filosofia politica. Gregor Sebba, studioso
che lo conobbe a fondo, lo ricorda così nei suoi anni viennesi: « Voegelin
aveva fama per la diabolica erudizione e per la capacità di decollare in
verticale su qualunque argomento e sparire in pochi minuti in una ionosfera
teoretica, lasciandosi dietro solo una scia di vaghe tracce: un giovane magro,
occhi acuti, dietro gli occhiali capelli biondi e un naso alla Pascal dalla
curva metafisica».
Dicevamo all’inizio, emozione. Infatti, il volume è curato da Gian Franco Lami,
prematuramente scomparso nel gennaio di quest’anno. Docente universitario,
fondatore e animatore della Scuola Romana di Filosofia Politica, Lami ha
dedicato a Voegelin un’importante monografia, uscita nel 1993 (Introduzione a
Eric Voegelin, Giuffrè Editore), impegnandosi, tra l’altro, anche a diffonderne
il pensiero, con scritti e traduzioni, negli ambienti culturali e scientifici
italiani.
Lo stato degli studi voegeliniani, raccoglie gli atti di un convegno
organizzato nell’ottobre 2007, tra Roma e Alatri, dalla Facoltà di Scienze
Politiche della Sapienza: un consesso fortemente voluto da Lami e da lui curato
fin nei minimi dettagli. Perciò il volume che abbiamo tra le mani rappresenta
il prezioso ed estremo lascito di un eccellente studioso e organizzatore di
grandi eventi scientifici. Ma anche di un amico… Il che spiega la nostra
emozione nello sfogliarne le pagine.
Il testo raccoglie, oltre a un notevole saggio di Lami, i contributi di
studiosi voegeliniani, come dire, sparsi per il mondo. Solo per fare qualche
nome: Paul Caringella, Clemens Kauffmann, Jürgen Gebhardt, Andrei Marga,
nonché, tra gli altri, i nostri Giuliana Parotto, Francesco Saverio Festa,
Franco Eugeni e Marco Santarelli
Scrive Lami nella “Premessa”: « Vorrei concludere. Additando a vanto delle
Istituzioni coinvolte, e dei Partecipanti di aver contribuito a un evento
rilevante, non solo per il pensiero filosofico italiano. La testimonianza
recata a questo congresso da tanti e autorevoli esperti di Voegelin, della sua
filosofia della storia, della sua filosofia dello spirito e della coscienza
“aperta” è la miglior prova della valide sollecitazioni che l’autore di Order
and History riesce ancora a fornire (…). La sua curiosità intellettuale e la
serietà delle sue analisi indicano un sentiero di ricerca ancora non esaurito,
che si fa esemplare, non solo per chi simpatizza con le tematiche di
un’antropologia filosofica del tipo “classico”, ma per chiunque ami
confrontarsi con le ragioni del nostro essere nel Mondo. Bisogna riconoscere a
Eric Voegelin la capacità di aver colto con grande efficacia alcuni dei tanti
nodi, che collegano la nostra medesima generazione ai significati portanti
dell’esistenza umana. E talune delle domande, lanciate dalle sponde dei suoi
lavori ai suoi molteplici interlocutori, aspettano ancora una risposta ».
Difficile dire meglio.
Il pensiero filosofico di Voegelin è animato dalla ricerca della sintonia, tra
un ordine interno all’uomo, spirituale, e un ordine esterno, istituzionale. Si
tratta di un nesso, spesso sottile, che si concreta nei vari sistemi storici. I
quali, però, in ultima istanza, non rinviano mai alle istituzioni reali (o comunque
non solo), ma a una “fame” di trascendenza metastorica, che spinge l’uomo ad
alzare gli occhi verso il Cielo.
Il che però non sempre accade. Infatti, secondo Voegelin, il principale limite
dei moderni resta quello di tenere gli occhi costantemente rivolti verso il
basso, nella speranza di costruire il Paradiso sulla Terra… Di qui, però,
guerre, rivoluzioni, deificazione dei capi politici. Ma anche, come avviene
oggi, la celebrazione, oltre ogni misura, di istituzioni economiche come il
mercato. Nei cui misteriosi editti molti scorgono speranzosi la salvezza
terrena… Poveri illusi.
Come uscirne però? Voegelin ritiene che solo dallo studio dell’ordine nella
storia possa emergere una metastoria dell’ordine, come susseguirsi delle
diverse strutturazioni storiche e sociali di un equilibrio, non sempre
perfetto, tra mondo interiore, esteriore e delle idee eterne.
Conoscenza come virtù? Certo. Ma anche, se non soprattutto, come profonda
volontà interiore, perché il filosofo deve trasformasi in attore storico. Ovviamente,
non nel senso marxiano-positivista del cambiare il mondo direttamente, ma in
quello di un intenso lavorío su stessi. Per poi puntare, discretamente, sulla
forza della propria esemplarità spirituale.
Insomma, una bella lezione, ma anche una sfida ideale ed esistenziale. Chi
saprà raccoglierla?
Carlo Gambescia
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