Oggi lasciamo la parola a Saro Freni. La recensione è un
esempio di equilibrio e stile, nonostante la giovane età dell'estensore e il
tema, tutto sommato, ideologicamente controverso. Complimenti e benvenuto.
Buona lettura a tutti. (C.G.)
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Il
libro della settimana: Vincenzo Vitale, Volti dell'ateismo.
Mancuso, Augias, Odifreddi. Alla ricerca della ragione perduta, Sugarco Edizioni,
2011, pp. 174, Euro 16.
http://www.sugarcoedizioni.it/ |
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Se venir citati in un libro è segno di
notorietà, essere attaccati già nel titolo vuol dire aver raggiunto il
successo. Corrado Augias, Vito Mancuso e Piergiorgio Odifreddi fanno parte del
ristretto club a cui è stato riservato questo privilegio, e dovrebbero esserne
grati a Vincenzo Vitale, ex magistrato e fervente cattolico, il quale ha deciso
di scrivere un godibile pamphlet contro di loro, i loro fortunati best-sellers,
le loro idee. Il testo si intitola Volti
dell'ateismo. Mancuso, Augias, Odifreddi. Alla ricerca della ragione perduta (Sugarco
Edizioni) e vuole essere una appassionata, e a volte pignola, confutazione
delle tesi sostenute dai tre big dell'anticattolicesimo militante.
Molto noti al grande pubblico, ben gratificati dal mercato editoriale, sono i
tre alfieri di un anticattolicesimo pop, magari un po' superficiale, ma con
molti seguaci e non pochi emuli.Si dirà: sbagliano, sono approssimativi, fanno della filologia da bar. Ma
vendono un sacco di copie e danno il tono al dibattito culturale sui più
importanti organi di stampa. Vitale non se ne dà pace e controbatte, punto per
punto, alle loro prese di posizione. Lo fa in bella prosa e con l'ausilio di
un'invidiabile erudizione. Ma, mediaticamente, è un topolino contro dei
giganti. Le sue bestie nere vanno in tv, un giorno sì e l'altro pure, scrivono
per quel colosso dell'informazione che è la Repubblica , pubblicano
per case editrici ricche e influenti. Si può obiettare che la Chiesa Cattolica
non è, mondanamente parlando, un vaso di coccio. I suoi critici, anzi, ne
lamentano la molesta e petulante invadenza. Vitale non è d'accordo. Per lui, la Chiesa sta sottovalutando
il problema: non ribatte efficacemente alle accuse, offre un'immagine
rinunciataria e denuncia un inconfessabile complesso d'inferiorità verso i suoi
avversari. Anche gli alti papaveri della gerarchia, racconta Vitale, non fanno
caso al fenomeno, ostentano noncuranza e, se interrogati in proposito,
scrollano le spalle.
Il fenomeno in questione, nell'opinione dell'autore, si può riassumere così. La
religione è sotto attacco. Questo attacco è condotto con l'aiuto dei mass media
e alimenta una corposa corrente d'opinione anticlericale. I campioni di questo
anticlericalismo, però, non sono i geniali nemici di un tempo - Voltaire, Marx,
Nietzsche - ma dei modesti orecchianti, buoni al massimo per imbastire un talk
show su temi religiosi in seconda serata. Tuttavia, nonostante la loro
inconsistenza culturale, i loro libri vanno via come il pane, in una nazione di
ben pochi lettori, e il loro parere è tenuto in gran conto da giornali e
periodici. Odifreddi è la punta di diamante del trio. Il suo Perché non
possiamo essere cristiani ha scalato le classifiche come, di questi tempi,
fanno solo i polizieschi e i libri di cucina rapida. Le sue ricostruzioni storico-esegetiche
vengono citate in tv o sotto l'ombrellone da quelli che la sanno lunga, per far
vedere che a loro i preti non la danno a bere. Augias, sui giornali e sul
piccolo schermo, è di casa. Conduce una trasmissione all'ora di pranzo e cura
la rubrica delle lettere su Repubblica. L'eloquio forbito e il bel timbro
vocale gli conferiscono solennità, ma quando scrive libri sul cristianesimo,
predilige il ruolo di spalla, lasciando la parola ai suoi autorevoli
interlocutori, accademici ed esperti del ramo. Vito Mancuso è l'ultimo arrivato
sotto i riflettori. Si presenta come teologo cattolico, ma - a giudizio di
Vitale - non è né l'uno né l'altro. Se i primi due, che cattolici nemmeno si
proclamano, combattono la religione dall'esterno, lui cerca di smontarla
dall'interno. Ne svaluta i dogmi, ne relativizza il senso, ne svuota la logica.
Il libro di Vitale dedica un capitolo ad ognuno dei tre professionisti
dell'anticlericalismo. Addebita a tutti e tre faciloneria e pressappochismo. Ma
soprattutto li accusa di riciclare vecchi argomenti già ampiamente confutati.
Con l'aria di svelare chissà quali segreti - dice, in sostanza, Vitale -
riportano all'onor del mondo logore tesi della pubblicistica antireligiosa che
già avevano fatto il loro tempo nei circoli positivisti dell'ottocento. La
buona riuscita di questi libri dipenderebbe, dunque, dall'ignoranza di un
pubblico poco avvertito e dalla timida risposta della Chiesa, che sembra
adeguarsi, almeno in parte, al triste andazzo, tanto da invitare Odifreddi e compagnia
a parlare di fronte ai fedeli. Prodotti scadenti ma pompati dai media
verrebbero spacciati per capolavori, favoriti da un clima ostile alla religione
e da una sapiente strategia anticlericale orchestrata dai mezzi di
comunicazione. Nella migliore delle ipotesi, si tratterebbe del frutto
inevitabile ma guasto della tanto vituperata industria culturale, capace di
vendere le più colossali patacche ai gonzi.
Questo atteggiamento percorre, seppur impercettibilmente, il libro di Vitale e
rischia di cadere in un mix di snobismo e vittimismo. A parere di chi scrive, è
bene che vengano pubblicati i libri di Odifreddi. Ed è bene che vengano
confutati da Vitale, o da chiunque altro si voglia cimentare in questo lavoro.
Ne deriverà una crescita complessiva del dibattito. Del resto, se i testi della
premiata ditta Odifreddi, Augias, Mancuso trovano riscontro presso i lettori, è
perché molta gente ha curiosità di sapere e non trova risposta altrove. Vitale,
da questo punto di vista, non nega le colpe della cultura cattolica. Del resto,
se la fede di un credente non regge ad una conferenza o ad un intervento
televisivo di un professore di matematica con l'hobby della divulgazione, vuol
dire che le sue convinzioni in materia religiosa erano ben poca cosa. Il
confronto di posizioni, anche radicalmente opposte, è sempre meglio della
religiosità svogliata dei cosiddetti cattolici sociologici, tali per pigrizia o
per consuetudine familiare.
E', poi, difficile credere ad una coerente strategia anticlericale, a una trama
oscura che trova spazio nei giornali e nelle riviste, nelle case editrici e
nelle tv.
Ha senz'altro ragione Vitale a non sopravvalutare i lettori. In tanti comprano
libri per moda, non tutti li leggono, ben pochi li capiscono. Ma è lo stesso
pubblico, per così dire, a cui si rivolge la Chiesa : l'ignoranza o l'ingenuità sono egualmente
ripartite tra credenti e non credenti, lettori di Mancuso e lettori di Vitale. A quest'ultimo auguriamo di vendere molte copie: se lo merita. Speriamo anche
che un Odifreddi, un Augias, un mangiapreti qualsiasi, scriva un libro in
risposta a Volti dell'ateismo. In tal caso, Vitale non se ne abbia a male. A
parlar bene di un libro ci si mette poco: la stroncatura, invece, bisogna
guadagnarsela.
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Saro Freni
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