L’impressione è che non ci sia più nulla da fare. La destra dilaga. Erompe nei cervelli. La neolingua, per dirla con Orwell, è un fiume in piena.
Esageriamo? Si rifletta.
Come non essere pessimisti quando negli Stati Uniti il giorno dell’introduzione dei famigerati dazi viene celebrato da Trump come “Giorno della liberazione”? Quando invece è cosa acclarata, almeno da alcuni secoli, che il protezionismo ingabbia e impoverisce i popoli? E nessuno contesta? O comunque non fino a punto di denunciare Trump come una specie di Grande Fratello orwelliano? (*) .
Come non essere pessimisti quando la sacrosanta condanna per appropriazione indebita di Marine Le Pen viene dipinta come un complotto? (*). E rischia di tramutarsi in una specie di medaglia da appuntarsi sul petto? Perché nessuno ha il coraggio di dire che è pienamente meritata? O peggio ancora si beatifica Marine Le Pen, quasi una nuova Giovanna D’Arco, secondo il dettato di una neolingua morale dal sapore orwelliano?
E potremmo continuare a lungo. Perché, come in 1984, nel corrotto neo-mondo della destra «La guerra è pace», «La libertà è schiavitù», «L’ignoranza è forza»…
Quando l’indistinzione tra verità e menzogna, come insegna la Arendt, e prima di lei George Orwell, diventa la regola, opporsi ai mentitori sistematici diventa difficile se non impossibile.
Dal punto di vista metapolitico della transizione da un regime politico all’altro ci troviamo nel preciso momento in cui la neolingua della destra si va consolidando, grazie a una propaganda che fa presa su un elettorato, impoverito mentalmente dai social e dal declino della cultura del libro. Parliamo di individui che a fatica riescono a concentrarsi per più di un minuto su un concetto o un’idea.
Se ci si passa la battuta, forse poco in sintonia con la gravità della situazione, viviamo nel tempo del cretino dalla risposta veloce.
Del resto come spiegare che una destra, dal torbido passato politico, come in Italia, Francia, Germania, mente sapendo di mentire? Si gioca sul risentimento, sull’odio politico, sul colpo su colpo, sul tanto peggio tanto meglio. Non si assisteva a uno spettacolo del genere dagli anni Venti e Trenta del Novecento: gli anni della guerra civile europea per dirla con Nolte.
Ieri, proprio qui a Roma, un incendio ha distrutto 17 veicoli Tesla presso una concessionaria. Elon Musk ha subito dipinto l’incidente come un atto di terrorismo. Il fatto, a dire il vero, si inserisce in un contesto più largo di atti vandalici e incendi contro Tesla in Europa e negli Stati Uniti.
Però, ecco il punto, si glissa sul pubblico sostegno di Musk ai movimenti politici razzisti, all’ uso di un linguaggio violento, addirittura al saluto fascista, che però, come si legge, non sarebbe tale, perché il mignolino della mano di Musk era rivolto verso il basso… Ridicolo, eppure…
Cioè qual è la questione? Che questa destra, che si dice perseguitata quando invece ad esempio è al potere negli Stati Uniti e in Italia, riesce a tirare fuori il peggio dagli avversari, alimentando, la destra per prima, una spirale di odio che distrugge il discorso pubblico liberale. Detta alla buona: hanno cominciato “loro”. E chi semina vento raccoglie tempesta.
Il problema però è che la tempesta porta voti. Come contrastare questa destra, che per dirla alla buona, lancia il sasso per nascondere subito la mano? In Italia ne sappiamo qualcosa, perché Giorgia Meloni conosce questa tecnica a memoria. Si atteggia a vittima, poi però gli avversari politici sono spiati dai servizi segreti (***).
Non è facile, forse addirittura impossibile, replicare al subdolo vittimismo politico, perché, l’argomento liberal-democratico, ad esempio la libertà di pensiero, viene usato contro la liberal-democrazia. Cioè lo si impiega per demolirla. Perché, come prova quando sta accadendo negli Stati Uniti, la liberal-democrazia è sotto attacco. La si vuole smantellare. Il fiume in piena di una neoverità politica tentata dal fascismo sta travolgendo ogni cosa.
Ecco perché la condanna di Marine Le Pen, nemica della democrazia, viene dipinta dalla neolingua come un attentato alla democrazia. E purtroppo, come dicevamo, un elettore che non riesce a concentrarsi per più di un minuto vi crede.
Una tragedia politica. Anzi metapolitica.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://edition.cnn.com/2025/03/31/business/liberation-day-announcement-trump/index.html .
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