Le riforme liberali del presidente Milei stanno incontrando fortissimi ostacoli in Argentina (*), società che ha inventato il peronismo, succedaneo del fascismo. Quasi inevitabile insomma.
Del resto, al punto in cui siamo, disintossicarsi dallo stato è difficilissimo. Forse impossibile.
Per le società non occidentali, che neppure conoscono il liberalismo,
il ruolo del potere politico, e della sua principale incarnazione lo
stato, è qualcosa di naturale. Ovviamente con correzioni associative (
familistiche o castali) di tipo geopolitico e storico che rimandano
al recepimento o meno dell’individualismo moderno. In Cina, Giappone,
India l’individuo ancora oggi non è al centro della scena politica,
sociale, economica. Naturalmente stendiamo un velo pietoso sul mondo islamico.
In Occidente il pericolo è un altro: lo statalismo. Si potrebbe
parlare di un vero e proprio nemico interno, che ha contagiato anche il
liberalismo. Esiste infatti, ed è egemonico in campo politico, il
cosiddetto liberal-socialismo, con il trattino che unisce ideologie un tempo opposte.
Anche se, a dire il vero, saremmo davanti a una forma di socialismo-liberale che scorge nello stato, a differenza del liberalismo, il supremo regolatore degli interessi individuali. Una resa incondizionata del liberalismo al socialismo. Ne abbiamo scritto in un nostro libro, al quale rinviamo il lettore (**), definendolo liberalismo macro-archico, per diversificare da altre forme di liberalismo (an-archico, micro-archico, archico).
Per inciso, il liberal-socialismo o il socialismo-liberale di oggi è cosa assai lontana dall'arioso socialismo liberale (senza trattino) di Carlo Rosselli, assassinato dai fascisti con il fratello Alberto, che designava nello stato non una specie di suprematista politico ma un gruppo politico tra gli altri. Cosa non facile da realizzare, come mostra la sorte del ghildismo britannico divorato dallo statalismo laburista del secondo dopoguerra.
I regimi attuali di welfare, che si distinguono per la crescente regolazione di ogni tipo di diritto anche il più bizzarro, sono di tipo liberal-socialista (scegliamo quest'ultima definizione, pur con le riserve di cui sopra sull'intrusività socialista). Si pensi a Sánchez in Spagna, Macron in Francia, Scholz In Germania e forse Starmer in Gran Bretagna. Per carità, sempre meglio delle destre populiste o neofasciste, comunque altrettanto stataliste. Come del resto scrivevamo ieri (***).
Però il governo liberal-socialista con la scusa di tutelare l’individuo favorisce una crescente legificazione, su tutti e tutto (ultimamente l’assillo principale è quello ecologico), erodendo la libertà individuale in nome dell’ individualismo assistito. Per capirsi, si pensi al più classico dei principi liberal-socialisti, recepito anche dalla nostra Costituzione (art. 42): si riconosce il diritto di proprietà ma lo si sottopone all’interesse generale. Con una mano si dà, con l’altra si toglie.
Il veleno è nell’interesse pubblico, qualcosa di indefinito che riflette linee ideologiche, di volta in volta differenti, e che viene implementato da costose e inefficienti burocrazie, che sono tali proprio perché burocrazie, e non perché gestite male.
La sintesi del nostro discorso è la seguente: a ogni nuovo diritto corrisponde una nuova burocrazia. Si vuole morire? Perfetto, si creano commissioni che decideranno, eccetera. Si vuole cambiare sesso? Perfetto, si creano commissioni, eccetera. E così via.
Ecco il modo di ragionare del liberal-socialismo. E, ripetiamo, si tratta di individualismo protetto, si fa per dire, dalle burocrazie statali.
La burocrazia, dal momento che è una struttura gerarchica, verticale, che risponde a regole rigide e fisse, ha tempi di realizzazione degli obiettivi lunghi rispetto ad esempio alla brevità realizzativa del sistema delle imprese che si muove all’interno di strutture orizzontali come quelle di mercato.
Anche un’ impresa, può al suo interno rispondere a criteri gerarchici, ma all’esterno deve rispondere a un’economia di mercato che si muove su criteri mobili e non rigidi come i prezzi ad esempio, quindi orizzontali. E i prezzi dipendono dalla produttività e la produttività dalla libera concorrenza. Si tratta di un circolo virtuoso, estraneo alle burocrazie pubbliche che si comportano come gelose monopoliste di un mercato che controllano in modo ferreo. Ovviamente anche il mercato può sfociare in forme monopolistiche e oligopolistiche. Ecco il mercato “può” sfociare. Per contro lo stato “è” monopolista dalla nascita, per così dire.
La burocrazia è irriformabile proprio perché nasce e vive in regime di monopolio. Il che significa che quanto più si riduce il monopolio dello stato e della burocrazia, tanto più ci si avvicina a una società concorrenziale e liberale.
Per contro lo stato dovrebbe fare più di un passo indietro e tornare alle sue funzioni basiche, difesa e polizia interna. Lasciando che le persone regolino da sole i propri interessi. Per morire o cambiare sesso, basta un notaio. Si dirà che qualcuno potrebbe approfittarne. Vero. Purtroppo, non esistono società perfette: prive di truffatori, ladri e violenti. Si tratta di un rischio che ogni società liberale, se vuole essere tale, non può non correre.
Lo stato “dovrebbe”. Abbiamo usato il condizionale. Perché, e qui
nasce un problema che è lo stesso in cui si è incagliato Milei. Anni e
anni di welfare, vero cedimento liberale alle idee socialiste, frutto
velenoso di un inutile mea culpa . Solo per dirne una al riguardo:
se nel Settecento la Gran Bretagna fosse stata impregnata di idee
liberal-socialiste mai avremmo avuto la Rivoluzione industriale. Perciò zero scuse. Andrebbe invece fatto un monumento all' "industrializzatore".
Dicevamo di anni e anni e di welfare. Purtroppo la welfarizzazione liberal-socialista ha provocato una specie di mutamento antropologico: la gente comune, oggi come oggi, alla libertà preferisce la sicurezza. Pertanto, anche la Signora Thatcher, se tornasse in vita, avrebbe i suoi problemi. Inoltre, cosa non secondaria, le burocrazie pubbliche, nel frattempo si sono fatte ancora più forti. Perché le burocrazie welfariste, delle Asl, dei ministeri, della scuola, ma anche dei comuni, delle regioni,eccetera, dovrebbe rinunciare ai propri privilegi? Insomma, non basterebbe, se ci si passa la battuta, il lanciafiamme.
Va detto che qualsiasi timido tentativo di riforma del welfare state, per evitare la crisi fiscale dello stato, anche da parte di liberal-socialisti in qualche misura consapevoli come Macron, ha condotto a feroci reazione populiste. Pertanto, allo stato attuale, il welfare occidentale, se per un verso continua a incrementare le spesa pubblica, rischia lo strangolamento da debito pubblico; se per l’altro prova a ridurlo, rischia reazioni populiste, con pesanti e pericolose derive politiche fascio-comuniste (per usare un termine giornalistico). Insomma un vicolo cieco.
Ieri scrivevamo della casa che brucia. Purtroppo la welfarizzazione sociale si è spinta troppo avanti. Leggevamo di Kamala Harris, candidato decente e comunque preferibile a Trump, che parla di controllo dei prezzi. Una misura liberal-socialista…
Cadono le braccia. Si accetta in pratica la dinamica
autodistruttiva di cui parlavamo ieri: più la società liberale cede alla
critiche dei suoi nemici (populisti, fascisti, comunisti), più si
affida al welfare state, rischiando di tramutarsi in una società
totalitaria, perché il dolciastro individualismo assistito, non ha nulla in comune
con l’individualismo eroico dei marinai, dei mercanti, degli artigiani di genio, degli scienziati, degli
imprenditori, che ha fatto grande l’Occidente. E più i suoi nemici giocano al rialzo. E così via. Fino a esaurimento di scorte e diritti.
Sì, la casa brucia. E sarà molto difficile, forse impossibile, spegnere l’incendio.
Carlo Gambescia
(*) Si legga qui: https://www.lanacion.com.ar/politica/la-amenaza-de-la-ampliacion-del-antimileismo-nid22082024/ .
(**) Carlo Gambescia, Liberalismo triste. Un percorso: da Burke a Berlin, Edizioni Il Foglio, 2012.
(***) Qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2024/08/la-casa-brucia-sul-totalitarismo.html .
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