Polemiche
Nadia Urbinati e la democrazia costituzionale come oggetto del desiderio
Ieri Repubblica ha dedicato due pagine del
“Diario” al concetto di “popolo”. Tre articoli (Urbinati, Serra, Asor Rosa)
dove sostanzialmente si nega l’attualità, se non per scopi manipolativi,
(populistici) dell’idea di popolo.
In effetti, oggi resta sempre più difficile, a causa della globalizzazione, parlare di popolo, come insieme di persone che condividono il medesimo patrimonio, di tradizioni e cultura, parlano la stessa lingua e abitano uno stesso territorio. Insomma far coincidere, come nell’Ottocento, Stato e Nazione, con le iniziali maiuscole.
Diverso invece è il discorso sotto l’aspetto "manipolativo". Il concetto di popolo come ideologia unificante-mistificatoria sembra, infatti, resistere.La Urbinati ,
nel suo articolo suggestivamente intitolato "Popolo. L'oggetto del
desiderio della nuova demagogia" sottolinea il pericolo che la pur
efficace analogia religiosa “vox populi vox dei”, finisca per pendere, dal lato
del “vox dei” da un “partito o un potere dello stato o un uomo".
Ovviamente, qualsiasi riferimento a Berlusconi non è puramente casuale…
Ma come impedire questo?La
Urbinati ritiene sufficiente “che la democrazia abbia regole
e diritti non alterabili dalla maggioranza grazie ai quali i cittadini possono
liberamente partecipare al processo di definizione di quella ‘voce’ ".
Sulla "carta" ( magari, costituzionale) tutto ciò è molto bello e poetico. Tuttavia, crediamo, che la “democrazia costituzionale”, sposti solo il problema del consenso. Perché?
In effetti, oggi resta sempre più difficile, a causa della globalizzazione, parlare di popolo, come insieme di persone che condividono il medesimo patrimonio, di tradizioni e cultura, parlano la stessa lingua e abitano uno stesso territorio. Insomma far coincidere, come nell’Ottocento, Stato e Nazione, con le iniziali maiuscole.
Diverso invece è il discorso sotto l’aspetto "manipolativo". Il concetto di popolo come ideologia unificante-mistificatoria sembra, infatti, resistere.
Ma come impedire questo?
Sulla "carta" ( magari, costituzionale) tutto ciò è molto bello e poetico. Tuttavia, crediamo, che la “democrazia costituzionale”, sposti solo il problema del consenso. Perché?
Presto detto. Come ogni forma contrattualistica di
politica, anche la democrazia costituzionale, implica un pre-accordo di fondo sulle
regole (costituzionali), condiviso da maggioranza e minoranza. E di riflesso
per fondarsi e durare, impone alle parti quella fiducia che può nascere e
rafforzarsi solo attraverso pratiche improntate a un reciproco e duraturo
spirito di tolleranza.
Ora, il problema è questo: al momento di "mettere la firma sotto il contratto" che fare di coloro che "non ci stanno"? Per farla breve: si deve essere tolleranti anche con gli intolleranti? Il che significa che la democrazia costituzionale deve essere tollerante anche con gli intolleranti, non escludendoli? Oppure no?
Ma se si apre agli intolleranti non si introduce il rischio che prima o poi, magari attraverso, il puro e furbo rispetto formale delle regole (costituzionali), queste ultime possano essere cambiate a colpi di una minoranza, che può sempre divenire maggioranza, grazie alla democrazia delle libere elezioni? Per contro, se si chiude, non si rischia di chiudere anche all’ipotesi che gli intolleranti possano prima o poi “convertirsi”, proprio attraverso il benefico esempio di una tollerante democrazia costituzionale?
Ora, il problema è questo: al momento di "mettere la firma sotto il contratto" che fare di coloro che "non ci stanno"? Per farla breve: si deve essere tolleranti anche con gli intolleranti? Il che significa che la democrazia costituzionale deve essere tollerante anche con gli intolleranti, non escludendoli? Oppure no?
Ma se si apre agli intolleranti non si introduce il rischio che prima o poi, magari attraverso, il puro e furbo rispetto formale delle regole (costituzionali), queste ultime possano essere cambiate a colpi di una minoranza, che può sempre divenire maggioranza, grazie alla democrazia delle libere elezioni? Per contro, se si chiude, non si rischia di chiudere anche all’ipotesi che gli intolleranti possano prima o poi “convertirsi”, proprio attraverso il benefico esempio di una tollerante democrazia costituzionale?
La docente di Teoria politica alla Columbia University
non risponde.
In ultima istanza, come ogni teoria politica, anche quella della democrazia
costituzionale, difesa dalla Urbinati, implica un giudizio positivo o negativo
sulla natura umana. Sotto questo aspetto la Urbinati pecca di ottimismo. Cosicché, e dispiace
dirlo, l' "oggetto del desiderio" finisce per essere proprio la
democrazia costituzionale.
Carlo Gambescia
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