Salvini, audace e fortunato
Come Mussolini
La fortuna aiuta gli audaci. Il punto però resta lo scopo dell’audacia. A quale fine sia rivolta, se buono o cattivo.
Ad
esempio, nel Novecento, Mussolini fu un uomo audace e fortunato. Prese il
potere con un colpo di stato,
mobilitando i suoi armati contro il governo liberale, sfruttando le contraddizioni e divisioni degli avversari politici. In particolare
seppe abilmente intercettare la voglia
di normalità degli italiani, usciti da una guerra mondiale. E gli italiani,
avvinti dalle parole, perdonarono il delitto Matteotti e digerirono le misure
eccezionali, che stravolgevano ogni principio di libertà.
Potremmo
citare anche altri casi. Lenin, Hitler, uomini altrettanto audaci e fortunati,
ma con un’idea di dittatura ben salda nella mente. Audacia… a fin di male.
Matteo
Salvini è della stessa specie, audace e
fortunato, probabilmente con differenze di grado, legate alle doti dell'’uomo e al diverso carattere dei tempi. Fermo però restando tutto il resto.
Salvini è audace,
perché dice cose e porta avanti progetti politici, economici e sociali
profondamente contrari all’ordine liberale, con una crudezza e una violenza verbale che rinviano ai
tempi della retorica fascista. Siamo perciò davanti a qualcosa di inaudito, di mai
sentito negli anni della Repubblica.
Salvini
è fortunato per due ragioni.
La prima, perché incontra la voglia di normalità degli
italiani, non usciti dalla guerra come allora, ma altrettanto egoisti e sordi, gelidamente disposti a tutto pur di difendere il proprio status.
La seconda, perché le opposizioni italiane ed
europee, sono deboli e divise. Il liberalismo
- e non è la prima volta - sembra aver paura di usare la spada contro i suoi
nemici. Resta indeciso, cincischia, aggrappandosi alle regole ben oltre ogni misura prudenziale.
E
da questa codardia, trae vantaggio Salvini, che una volta conquistato
il governo con astuzia e fortuna ( si pensi solo alla pochezza intellettuale
dei suoi alleati), usa il potere
costituito, come un moltiplicatore,
imponendo agli avversari un onere della prova che non può spettare a lui, potente Ministro dell’Interno e
Vice Presidente del Consiglio, “eletto dal popolo”. E che dunque, come nuovo unto del "popolo-signore", non può mentire
Perciò
è perfettamente inutile elencare le bugie
di Salvini, anche sul piano della semplice dialettica politica. Perché significa scendere sul suo terreno preferito di gioco, quello della
menzogna, del rigirare i fatti, della calunnia. Si pensi a bugie, facilmente
smascherabili, come quella che l’Olanda sarebbe obbligata a prendere gli
immigrati della Sea Watch, quando il diritto del mare e i trattati, in particolare Dublino, imporrebbero di prenderli all'Italia. Le bugiarde parole di Salvini diventano verità in forza del fatto che a pronunciarle solennemente è un politico di
primissimo piano, "al quale piace sempre quel che piace agli italiani" .
Il
potere, diventa così, ripetiamo, un
moltiplicatore del potere stesso, trasferendo sugli avversari, dipinti però come falsi e corrotti, l’onere della
prova. Parliamo di un potere che in
ultima istanza può essere contrastato, solo con una forza
maggiore, che però attualmente l’Ue non
ha, se non in versione economicista, limitata alle leggi di bilancio, sulle
quali, proprio per la materia stessa, resta sempre facile trovare accomodamenti, proporre dilazioni, ipotesi di accordo: tutte perdite di tempo, che però finiscono per favorire il gioco sporco di Salvini.
Per
ridurre all’osso la questione: opporre
come unico deterrente a un personaggio pericoloso per la liberal-democrazia come Salvini, l’idea "del mercato che vota tutti i giorni", significa usare un fucile a tappi. Vuol dire consegnarsi alla sua
propaganda sovranista che trae forza proprio dall’indicazione del nemico: il burocrate Eu, l’immigrato, l’intellettuale di
sinistra, il banchiere, l'economista, l'organizzatore umanitario, eccetera,
eccetera. Tutti dipinti come bugiardi, corrotti e nemici dell’Italia, della
quale Salvini si è autonominato difensore ufficiale e unico.
Che importa a Salvini dei mercati che votano tutti i giorni? Anzi per lui diviene gioco facile opporre, al voto falso dei mercati, quello vero degli italiani: al "ricatto" dell'economia i "diritti" dell'Italia. Salvo tacere, come suo costume, sui costi... E del resto gli italiani, per ora, non chiedono spiegazioni. Come potrebbero? Dal momento che siamo dinanzi a un nuovo uomo della provvidenza? Che, come da copione, mai rinuncia a quel tono minaccioso, che traspare da video e interviste, del “provate ora a dire il contrario”?
Che importa a Salvini dei mercati che votano tutti i giorni? Anzi per lui diviene gioco facile opporre, al voto falso dei mercati, quello vero degli italiani: al "ricatto" dell'economia i "diritti" dell'Italia. Salvo tacere, come suo costume, sui costi... E del resto gli italiani, per ora, non chiedono spiegazioni. Come potrebbero? Dal momento che siamo dinanzi a un nuovo uomo della provvidenza? Che, come da copione, mai rinuncia a quel tono minaccioso, che traspare da video e interviste, del “provate ora a dire il contrario”?
La
situazione è grave. E non ha precedenti
nella storia della Repubblica. Qui serve altro.
Carlo Gambescia