Un ottimo articolo di Tito Boeri
Immigrazione:
il “capolavoro” del governo giallo-verde
Da
anni seguiamo con attenzione le
indagini, le ricerche, i commenti
economici e sociali che appaiono sulle pagine della https://www.lavoce.info/ .
Assoluta
professionalità, rigore metodologico, ricchezza informativa. Si tratta di
qualità messe tutti i giorni a
disposizione di chiunque non abbia paraocchi e desideri informarsi
correttamente.
Sotto
questo aspetto segnaliamo la lunga analisi di Tito Boeri, uscita ieri, che
riguarda la questione dell’immigrazione
e - soprattutto - il distorto uso sociale che ne fa l’attuale
governo giallo-verde: in particolare la
componente leghista, con il placet del partner pentastellato (*)
Neppure
un dato, tra quelli quotidianamente sbandierati da
Salvini, viene confermato dall' analisi del professor Boeri. Parliamo di uno studioso di fama
internazionale, defenestrato dall’Inps perché giustamente contrario all’introduzione del Reddito di Cittadinanza. E subito sostituito manu militari con un oscuro studioso, già collaboratore di Luigi Di Maio. Per
inciso, Boeri, non era ben visto neppure
da Renzi, proprio per le analisi
circostanziate e documentate, frutto di un giusto desiderio professorale di porsi al di sopra delle parti.
Pertanto invitiamo i lettori a non farsi sfuggire la sua acuminata analisi.
Naturalmente, l’impostazione teorica dell’articolo riflette un approccio - semplificando - moderatamente keynesiano. Insomma, nessuno è perfetto: si dà per scontato l’effetto moltiplicatore dell’immigrazione sul piano dell’occupazione, del reddito e della copertura della spesa pensionistica.
Il che, pur nella sua problematicità, resta sempre preferibile, come approccio, alla semplicistica negazione dell’apporto dell’immigrazione all’economia italiana. Un rifiuto, politicamente grave, perché si risolve, come provano le statistiche fornite da Boeri, nelle politiche della paura di matrice salviniana. Evocazioni che si nutrono dell' incapacità leghista di gestire la situazione. Un'inettudine che però si trasforma in risorsa politica vincente, perché va a rafforzare la linea politica del tanto peggio tanto meglio: del più paura, più voti. Ecco il punto non più economico ma sociologico individuato da Boeri.
Lasciamo però la parola all’ex presidente dell’Inps. Non prima di aver ricordato che Boeri, parlando amaramente di “capolavoro della classi dominanti” e di "imprenditori della paura" si è subito attirato le critiche pavloviane della “Verità”, quotidiano fascistoide diretto da Belpietro. Che furbamente, nel montaggio della prima pagina, secondo gli schemi classici del giornalismo modello "L'Action Française", ovviamente riveduti e corretti alla luce dei progressi tecnologici e dissimulativi, affianca in alto le foto di Boeri e Lerner, altro nemico assoluto del giornalismo complottista di estrema destra. Con al centro, sotto, quella di John Elkann. Quando si dice il caso...
Scrive Boeri:
Pertanto invitiamo i lettori a non farsi sfuggire la sua acuminata analisi.
Naturalmente, l’impostazione teorica dell’articolo riflette un approccio - semplificando - moderatamente keynesiano. Insomma, nessuno è perfetto: si dà per scontato l’effetto moltiplicatore dell’immigrazione sul piano dell’occupazione, del reddito e della copertura della spesa pensionistica.
Il che, pur nella sua problematicità, resta sempre preferibile, come approccio, alla semplicistica negazione dell’apporto dell’immigrazione all’economia italiana. Un rifiuto, politicamente grave, perché si risolve, come provano le statistiche fornite da Boeri, nelle politiche della paura di matrice salviniana. Evocazioni che si nutrono dell' incapacità leghista di gestire la situazione. Un'inettudine che però si trasforma in risorsa politica vincente, perché va a rafforzare la linea politica del tanto peggio tanto meglio: del più paura, più voti. Ecco il punto non più economico ma sociologico individuato da Boeri.
Lasciamo però la parola all’ex presidente dell’Inps. Non prima di aver ricordato che Boeri, parlando amaramente di “capolavoro della classi dominanti” e di "imprenditori della paura" si è subito attirato le critiche pavloviane della “Verità”, quotidiano fascistoide diretto da Belpietro. Che furbamente, nel montaggio della prima pagina, secondo gli schemi classici del giornalismo modello "L'Action Française", ovviamente riveduti e corretti alla luce dei progressi tecnologici e dissimulativi, affianca in alto le foto di Boeri e Lerner, altro nemico assoluto del giornalismo complottista di estrema destra. Con al centro, sotto, quella di John Elkann. Quando si dice il caso...
Scrive Boeri:
«Si alimenta la paura nei confronti degli immigrati per capitalizzare elettoralmente su di essa e per far passare in secondo piano i problemi di fondo del paese: la disoccupazione, la povertà, la bassa crescita. Ma com’è possibile, si dirà, che milioni di italiani si facciano ingannare dalla propaganda? Come si spiega la distanza così forte fra percezioni diffuse e realtà?
Il capolavoro della nuova classe dominante del nostro paese è proprio nell’aver messo in moto un circolo vizioso. In nome del primato degli italiani, si impedisce l’immigrazione regolare con decreti flussi risibili, si cacciano dai centri di accoglienza gli immigrati che dichiarano redditi da lavoro anche di solo 3 mila euro all’anno, si nega la protezione umanitaria a chi è da noi e ne avrebbe diritto in base ai trattati internazionali. Risultato: aumenta la presenza di immigrati irregolari nel nostro paese. Dei 45 mila rifugiati cui non è stata concessa la protezione internazionale dal giugno scorso, solo 5 mila sono stati rimpatriati (tra l’altro, perché i dati sui rimpatri sono spariti dal sito del ministero degli Interni?). Abbiamo così generato 40 mila immigrati illegali in più che vivono in Italia. Non sono gli sbarchi, ormai ridotti all’osso, ad alimentare l’immigrazione irregolare, ma questo modo di gestire, o meglio di rendere ingestibile, l’immigrazione. E l’immigrazione irregolare, comunque venga alimentata, rende più appetibile elettoralmente il messaggio di chi ha dichiarato guerra agli immigrati.»
Se gli uomini al credere preferissero il capire, la storia potrebbe chiudersi qui. Per deliberare, basterebbe conoscere. Ma purtroppo le cose non vanno così.
Carlo Gambescia